Tra i profondi cultori ma anche tra i tanti semplici appassionati della storia risalente al periodo medioevale normanno-svevo e nello specifico alle innumerevoli e maestose bellezze storico-architettoniche come le imponenti fortezze risalenti a quel periodo, quando si parla di quella zona Nord della Basilicata meglio nota anche come zona del Vulture Melfese-Alto Bradano, il pensiero di ogni fervido estimatore di questo importante periodo storico va senza dubbio ai famosi castelli d’epoca normanna di Melfi e Lagopesole risalenti rispettivamente al XI° e al XII°secolo ed a quello più recente d’epoca aragonese di Venosa risalente XV°secolo.
In merito a tutto questo ci preme evidenziare e rammendare ai tanti cultori e appassionati di questo avvincente ambito storico che, al proprio vasto bagaglio personale di conoscenza e competenza culturale in questa specifica argomentazione, sfugge sicuramente qualcosa di molto importante da cui si evince come il loro elevato livello di saggezza e competenza in materia non sia però del tutto pienamente completo.
Con questa affermazione non vogliamo assolutamente ergerci a tuttologi o luminari del sapere storico e né tantomeno intendiamo minimamente scadere in quel becero auto-personalismo sinonimo di quella ripugnante presunzione che fortunatamente non ci appartengono minimamente ma, al tempo stesso, non possiamo nemmeno sottrarci dal rammemorare doverosamente ai tantissimi appassionati delle suggestive fortezze risalenti a quello specifico periodo storico che, ancor prima dei noti castelli di Melfi, Lagopesole e Venosa, ci sta’ una fortezza storica molto più antica dei sopracitati castelli tanto da affondare le proprie radici storiche in termini di edificazione addirittura all’epoca prenormanna così come è confermato anche dalle numerose ricerche storiche effettuate.
Stiamo parlando del poco conosciuto ma antichissimo “Castello di Monticchio” la cui edificazione risale all’epoca prenormanna e per l’esattezza agli inizi del X° secolo e che è situato su una collina a circa 700 metri d’altitudine s.l.m. in località San Vito nella frazione di Monticchio Sgarroni ricadente nel territorio comunale di Rionero in Vulture.
Il Castello di Monticchio o Castrum Monticuli, come veniva chiamato nell’antichita’ fin dalla sua realizzazione avvenuta nel X° secolo in epoca prenormanna, è suggestivamente arroccato sulla sommita’ di una arguta collina che domina il caratteristico paesaggio sottostante e, come confermano anche le numerose ricerche storiche effettuate e i vari scavi non ancora portati del tutto al completamento, si evince in modo chiaro ed inequivocabile come questo poco conosciuto castello sia tra i più antichi della zona vista la sua edificazione risalente al periodo precedente alla venuta dei normanni in questo territorio quando, appunto, il Castello di Monticchio venne realizzato attraverso una serie di fortificazioni erette per difendere il Vulture in quella specifica epoca storica.
Proprio attraverso le numerose opere di scavo non ancora del tutto portate a termine si evince come questa fortificazione sia stata realizzata attraverso tre differenti fasi di costruzione che vanno dal X° al XIII° secolo.
Della struttura originale dell’antico Castrum Monticuli, fortemente deteriorata e ridotta a vari ruderi sui quali sono visibili i segni del tempo e dei vari terremoti avvenuti nel corso dei secoli come quello devastante del 1456, rimane ad oggi un’alta torre a base pseudoquadrata con tre ambienti abitativi sotto i quali sono presenti una serie di archi di sostegno di una cisterna mentre al di sopra della struttura muraria emergente si conserva un arco acuto ghierato risalente al XII° secolo e successivamente tamponato e poi rafforzato da una muratura di sostegno esterna risalente all’età angioina.
Proprio dalla presenza di questa fortificazione, eretta in epoca prenormanna per difendere il territorio in questione, emerge un altro aspetto storico di notevole rilevanza che, anche tra le stesse popolazioni della zona del Vulture, davvero in pochi conoscono e che andremo a spiegare nei minimi dettagli precisando il tutto in maniera accurata.
Infatti, parlando generalmente di Monticchio, il pensiero di ognuno va a quella attuale Monticchio Laghi che oggi rappresenta una delle mete turistiche più importanti della Basilicata grazie al fascino incantevole suscitato dai due splendidi laghi di origine vulcanica, dalle maestose opere storico – architettoniche presenti nell’attigua area inter-lacustre su tutte la Badia di San Michele Arcangelo risalente al VIII°secolo e gli scavi archeologici di quello che era un tempo l’antico Monastero di Sant’Ippolito risalente al X° secolo, con il tutto che viene suggestivamente avvolto in un affascinante e mozzafiato paesaggio di natura incontaminata ricco di boschi con innumerevoli particolarità floristiche e peculiarità faunistiche attraversate da sentieri fascinosi e dalla presenza di svariate fonti d’acqua sorgiva che assieme a tante altre meraviglie fanno di questa realtà, chiamata Parco Regionale del Vulture, un vero e proprio “paradiso” storico-ambientale unico nel suo genere e di grande importanza e rilevanza su scala nazionale.
Una lunga ed antica storia, quella di Monticchio, dimostrata in modo inequivocabile dalla presenza fin dal IX° secolo, presso l’Abbazia di San Michele Arcangelo e il Monastero di Sant’Ippolito di insediamenti di vari ordini monastici come i Basiliani venuti da oriente che si stabilirono in questa zona intorno al IX° secolo per sfuggire alle persecuzioni iconoclaste emanate tempo prima dall’imperatore bizantino Leone III° Isaurico, i Benedettini insediatisi tra i secoli X° e XI° e di frati agostiniani e cappuccini che si stanziarono nel XV° secolo.
Il primo antico e storico nucleo abitativo di Monticchio, risalente al periodo tra la fine del X° secolo e la metà del XV° secolo, nulla aveva a che vedere con quella località che ai giorni d’oggi è nota come Monticchio Laghi visto che, come documentato dalle varie ricerche storiche compiute, l’antico insediamento urbano di Monticchio nell’antichita’ sorgeva proprio su quella arguta collina attorno alla struttura del Castrum Monticuli ed era un piccolo villaggio che in quell’epoca prese difatti il nome di “Casale con le mura merlate” o “Casal Cornuto” proprio in riferimento al castello posto nella sua adiacente sommita’.
Calamità naturali di pesante entità come vari terremoti e frequenti smottamenti avvenuti nel corso dei secoli costrinsero gli abitanti dell’antico villaggio esistente nell’adiacente prossimità del Castrum Monticuli ad abbandonare in modo definitivo questo luogo dopo il già citato e disastroso terremoto del 5 dicembre 1456 che ebbe effetti devastanti sull’intera area del Vulture.
Su questo antichissimo castello tante sono le vicende storiche che si narrano e che in un certo senso lo videro protagonista nel passato.
Nel 1072 Abelardo, figlio primogenito del conte normanno Umfredo d’Altavilla, dopo aver battuto presso Troia le bande facenti capo a Roberto il Guiscardo, si spinse sull’Ofanto per occupare il Castello di Monticchio, nonché tutto il Vulture e la Valle di Vitalba nei pressi dell’odierna Atella ma successivamente lo stesso Roberto il Guiscardo riconquisto’ il Castello di Monticchio.
Inoltre si narra che nel 1279 Enrico VII°, figlio primogenito dell’imperatore Federico II° di Svevia, trovandosi nel suo castello incontro’ alcuni uomini della sua terra che, una volta estratta la spada, lo ferirono in modo abbastanza grave alla coscia giustificando poi questo loro gesto come conseguenza ad una vicenda inerente ai diritti e i servigi che erano soliti destinare a lui come gabelle della Corona e che lui se li teneva indebitamente.
Questa vicenda non fini lì proprio perché, questi signori, attesero il giovedì di Pasqua e suonarono le campane ad armi per poi inseguirlo a colpi di pietra al grido di “mora, mora” tanto da spingere Carlo I° ad aprire una approfondita inchiesta sulle motivazioni di questi accadimenti ma, dell’esito finale di questa inchiesta, non si seppe mai nulla.
La prova certa dell’antichita’ del Castello di Monticchio o Castrum Monticuli è ulteriormente confermata da una ricerca storica molto approfondita effettuata intorno al 1898 dal grande meridionalista, politico e storico rionerese Giustino Fortunato (1848-1932) che dall’esito della sua inchiesta storica condotta affermava, con mera certezza e convinzione, come a metà del X° secolo e per la precisione nel 957 questa struttura fu data in donazione dal Principe di Conza Tandolfo ai benedettini stanziati nella Badia di Monticchio e che, per tutto il successivo periodo Medioevale, fu sempre oggetto di conquista dei vari feudatari della zona.
Una storia lunga e interessante quella del Castello di Monticchio ma che purtroppo è poco conosciuta proprio perché probabilmente non ha mai avuto la stessa considerazione che i più “recenti” e già precedentemente citati castelli di Melfi, Lagopesole e Venosa hanno invece sempre avuto.
In merito a questo ci preme evidenziare e ricordare come, nel corso degli anni e dei decenni addietro, mai nessuno si è minimamente prodigato o semplicemente attivato per l’attuazione di progetti specifici mirati alla valorizzazione e al recupero di questa antichissima struttura la cui storia e poi finita inevitabilmente nel dimenticatoio e nel più totale anonimato.
La totale indifferenza mostrata da “chi di dovere” verso l’antico Castrum Monticuli è stata ulteriormente confermata e dimostrata negli ultimi tempi dalla vicenda riguardante il progetto inerente agli investimenti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, meglio noto anche con l’acronimo di PNRR, promosso dal Ministero della Cultura che ha emanato attraverso un bando di avviso pubblico un progetto che nello specifico prevede il recupero ed una maggiore attrattivita’ dei borghi periferici ed abbandonati chiedendo alle Regioni di presentare progetti meritevoli su cui investire e, proprio in merito a questo, la Regione Basilicata ha individuato in Monticchio il luogo da rilanciare attraverso un investimento di 20 milioni di euro previsto dal PNRR.
Un grande investimento quello su Monticchio che probabilmente darà un concreto e definitivo rilancio a questa splendida località turistico-storico-ambientale che, per via della sua particolarità, rappresenta un autentica “perla” per l’intera Basilicata sotto gli svariati e già sopramenzionati aspetti.
Tra gli obiettivi in programma per ciò che concerne l’investimento di 20 milioni di euro su Monticchio e rientrante nel PNRR si parla di tanti interventi di recupero e rilancio previsti che vanno dalla mobilità ai sentieri del borgo attraverso un’infrastruttura tra l’Ofanto e il Vulture, dalla stazione dell’antica ferrovia del 1894 alla ciclovia, fino al recupero della vecchia funivia e alla piattaforma del Lago Grande per assistere agli spettacoli oltre ad altri interventi che riguarderanno l’ambito archeologico con il famoso Parco di Sant’Ippolito, l’ambito storico con la Badia di San Michele Arcangelo, l’ambito dell’ambiente con i boschi del Parco del Vulture e le varie particolarità faunistiche e floristiche, l’ambito geologico con il vulcano e le acque minerali, l’ambito della robotica e dell’automazione industriale grazie alla vicina area di San Nicola di Melfi, l’ambito dell’architettura e degli eventi attraverso un “Festival della rigenerazione” con un format di dibattito incentrato sulla qualità dell’abitare e del lavoro collaborativo e remoto in contesti di pregio, sull’attrattivita’ per nuovi residenti come lavoratori, start up in incubazione e nomadi digitali o ospiti temporanei oltre ad un grande rilancio a livello occupazionale con la creazione potenziale di oltre un centinaio di posti di lavoro attivabili tra tecnici, microimprenditori e operatori del turismo, dell’ospitalità e dei servizi.
Insomma all’interno di questo vasto programma di interventi previsti su Monticchio si parla praticamente un po’ di tutto tranne che, ovviamente, dell’antico Castello di Monticchio che anche questa volta è stato lasciato nel dimenticatoio perdendo una buona occasione, forse l’ultima, per il suo recupero e rilancio.
Una situazione veramente strana ed inspiegabile quella che riguarda l’antico Castrum Monticuli che purtroppo continua sempre più ad essere dimenticato nonostante, come confermato anche dalla sua costruzione datata al X° secolo in epoca prenormanna, rappresenti uno dei monumenti storici più antichi dell’intera area Nord Basilicata.
Proprio per questo non riusciamo a comprendere minimamente il perché di tutta questa cruda e per certi versi cinica indifferenza verso questo monumento dalla lunga storia da parte di “chi di dovere” o detto in maniera più esplicita e diretta da parte dei vari enti istituzionali preposti in questo specifico ambito sia a livello locale e zonale ma anche regionale e statale che mai nulla hanno fatto per cercare di recuperare e salvaguardare questa struttura.
Insomma una struttura ingenerosamente abbandonata, dimenticata e soprattutto poco conosciuta ma che merita sicuramente maggiore attenzione ed interesse attraverso piani specifici di valorizzazione e restauro concretamente mirati su di essa.
In merito a questo vogliamo, o almeno ci sforziamo, ad essere ottimisti e soprattutto speranzosi affinché questo articolo possa arrivare all’attenzione dei cosidetti “poteri forti decisionali” scuotendo di molto le loro coscienze allo scopo che questo “castello dimenticato” chiamato Castello di Monticchio o Castrum Monticuli possa avere la giusta attenzione e considerazione che merita.
Francesco Preziuso