Come si distingue una serie di errori da uno stato di confusione generale che mostra una incolmabile distanza dalla realtà? E’ semplice: sbagli e abbagli si possono correggere, lo smarrimento invece rende impossibile qualsiasi reazione concreta agli eventi, lasciando rabbia e impotenza segnate sulle facce di una stessa moneta come obolo per il declino. E si vede benissimo che l’Occidente o meglio i poteri che tirano le fila del gioco, si trovano in un profondo stato confusionale: tra un po’ saranno due anni che infuria la guerra in Ucraina eppure la maggior parte degli analisti o sedicenti tali non sembra aver afferrato che la Nato non sta combattendo contro pastori di capre e fantini di cammelli che a tuttavia a pensarci bene hanno dato parecchi calci in culo alle onnipotenti truppe nostrane e che quindi la situazione di stallo che essi prefigurano, ma che in realtà invocano, è una litania priva di senso. La Russia avanza, magari con lentezza, ma avanza su tutti i 900 chilometri del fronte fronte e dove non lo fa si limita a fare a pezzi le truppe ucraine e i mercenari che tentato azioni offensive.
Questo è fin troppo ovvio: la Russia supera l’Ucraina e tutti i paesi della NATO in termini di carri armati, proiettili di artiglieria, droni e sta costruendo il suo esercito permanente ingrandendolo di 42.000 uomini al mese mentre l’UcroNato non riesce nemmeno a elaborare un piano praticabile per arruolare nuova carne da cannone. Il colonnello Jacque Baud, ufficiale svizzero ex capo della dottrina delle operazioni di pace delle Nazioni Unite, è l’autore autore di un nuovo libro che finalmente lascia indietro le stupide cautele e si intitola L’arte russa della guerra: come l’Occidente ha portato l’Ucraina alla sconfitta , Egli riassume brevemente il problema : “La stragrande maggioranza dei nostri cosiddetti esperti militari rivela un’incapacità profonda di comprendere l’approccio russo alla guerra. È il risultato della demonizzazione dell’avversario che impedisce di comprendere il suo modo di pensare”. Oserei aggiungere che ormai è proprio il pensare che costituisce un problema per l’Occidente, ma insomma alla fine tutto questo impedisce di sviluppare strategie, diversificare le tattiche, pensare a un’evoluzione efficace degli armamenti per far fronte alla guerra. Come corollario di questa situazione abbiamo il fatto che le frustrazioni vengono tradotte da media senza scrupoli in una narrazione che alimenta l’odio e aumenta la vulnerabilità occidentale. Ma nasconde anche il fatto che se anche i 60 miliardi di Biden finissero per arrivare nelle insaziabili fauci di Kiev essi non possono comprare soldati addestrati né una difesa aerea efficace per fermare l’assalto russo di missili ipersonici, né sufficienti proiettili di artiglieria, né droni nel numero necessario, né mezzi blindati, né veicoli e nemmeno divise. La Russia infatti sta distruggendo tutti i luoghi dove queste armi e queste attrezzature vengono ammassate o riparate o costruite per cui dire che la mancanza di soldi è un tradimento dell’Ucraina rassomiglia più a un berciare di ubriachi che a un qualche plausibile ragionamento.
C’è un motivo più profondo per comprendere l’impossibilità di vedere chiaro nelle vicende di questo come di altri conflitti ed è l’impossibilità di confessare che le economie finanziarizzate e delle bolle speculative non funzionano, soprattutto quando non possono rivolgersi ad altri per i manufatti e le materie prime ovvero per le azioni economiche reali che sono tutte o quasi in mano agli avversari. In realtà la sconfitta in Ucraina è molto più che militare è la sconfitta del globalismo reazionario nel quale stiamo vivendo, ed ecco perché si cerca in ogni modo di nascondere la realtà degli eventi e il loro significato: ammettere una sconfitta totale del regime di Kiev significa automaticamente ammettere la catastrofe di un sistema che proprio da questa guerra sperava di potersi affermare su tutto il pianeta.