Nessuno ne ha parlato nei due giorni in cui l’Europa esangue ha prodotto i suoi fantasmi elettorali perché almeno sarebbe stata una notizia in grado di spazzare via il fastidioso chiacchiericcio pseudo politico, anzi sarebbe stato uno schiaffo all’Ue e alle sue tristi pulsioni belliche: la Russia è diventata ufficialmente, ovvero secondo la Banca mondiale la quarta economia del mondo, lasciandosi alle spalle il Giappone. L’anno scorso aveva superato la Germania, ma della cosa non si è troppo parlato, la notizia è rimasta negli angoli in penombra, anzi può darsi che pure l’abituale lettore di giornali e il fedele ascoltatore di Tg, insomma gli inconsapevoli devoti del neoliberismo che ascoltano i loro muezzin, probabilmente  nemmeno comprendere i dogmi della religione che professano, non ne sappiano ancora nulla. Adesso è la volta del Sol Levante la cui quarta posizione sembrava inscalfibile. E anche di questo  il cittadino comune non ne saprà nulla e si rivolterà nel mistero di un’economia considerata alla stregua di quella olandese che tiene testa alla Nato e la ridicolizza, mentre i milieu politici vogliono continuare il conflitto.

L’occasione di questa ascesa è stata senza dubbio la guerra in Ucraina che ha liberato energie ancora imbrigliate nelle reti eltsiniane della Russia post sovietica: il conflitto è stata l’occasione per fare finalmente i conti con la quinta colonna occidentale e i suoi oligarchi che cercavano di mangiarsi il Paese dall’interno come il verme nella mela, ma di certo si tratta di una crescita impossibile all’interno del paradigma ideologico neoliberista grazie al quale l’Europa è stata praticamente sbattuta fuori dai giochi. come si può vedere nella tabella pubblicata in testa al post. Nei primi quattro posti ci sono Cina, India e Russia, ovvero tre membri del mondo alternativo, quello Brics e della via della seta. Resistono soltanto gli Usa che tuttavia godono della posizione di primazia del dollaro senza la quale sarebbero probabilmente già scesi di un posto.  Se poi si volesse calcolare il Pil incentrato sul potere di acquisto (vedi nota)  senza i servizi badando solo alla produzione agricola e industriale tutti i Paesi occidentali sprofonderebbero.

Come se questo non bastasse la Russia, ha una quota di economia sommersa vicina al 40%, una delle più alte al mondo, per cui la vera potenza economica nascosta  potrebbe essere addirittura molto più elevata e molto più vicina a quella dell’India. Senza contare che la Russia è pure il paese più sanzionato al mondo attraverso ostacoli, embarghi e veri e propri sabotaggi industriali come gli attacchi Nordstream, quindi ha ancora enormi potenzialità da sviluppare: se si eliminano questi handicap artificiali ci sarebbe un nuovo salto in classifica. Il confitto latente ormai da oltre un decennio e che investe strutture e valori ha inoltre consentito al Paese di mantenere un buon sistema scolastico, universitario e un sistema di eccellenti centri di specialità che sforna ottimi professionisti al contrario dell’Occidente che da questo punto di vista è in visibile affanno e sconta i molti guai derivanti dall’impostazione privatistica dell’istruzione

Nota Ci sono molti sacerdoti e chierichetti del neoliberismo che dubitano del significato dell’indice PPP a parità di potere di acquisto  rispetto al Pil nominale, credendo alla menzogna inculcata in Occidente secondo cui quest’ultimo è solo quello “reale” mentre il PPP è una riformulazione “creativa” ma in definitiva spuria. Tuttavia questo non potrebbe essere più lontano dalla realtà, almeno per quanto riguarda i Paesi in surplus commerciale come la Russia: per questi il PPP è il vero indicatore economico. Questo perché il Pil nominale è prezzato in dollari  statunitensi e quindi è rilevante solo se si utilizzano quei dollari principalmente per acquistare cose, operazione tipica dei Paesi che importano molte delle loro merci, la maggior parte delle quali sono acquistate nella “valuta di riserva” globale, ovvero il biglietto verde. Ma la Russia è in fortissimo surplus commerciale, il che significa che esporta molto più di quanto importa. È autosufficiente e non ha bisogno di fissare i prezzi in dollari, ma piuttosto nella propria valuta. Così il Pil “nominale” espresso in dollari diventa irrilevante e per giunta le cose che la Russia importa, ora le regola in altre valute native, come lo Yuan con la Cina.

fonte:

Di BasNews

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