La Russia è con Putin e Putin è la Russia. Questo, ridotto all’osso, è l’esito straordinario delle elezioni presidenziali, il vero incontrovertibile risultato politico.
Non sto a sciorinare i dati, oramai a tutti noti, sulla affluenza al voto e sul plebiscito a Putin.
Mi preme invece fare alcune considerazioni politiche poiché il risultato dell’ elezioni ha una grande rilevanza politica, non solo per la Russia, ma globale, condizionerà per i prossimi mesi e forse anni.
Tre mi sembrano gli effetti immediati e importanti del voto.
Il primo. Putin oltre a vincere la guerra in Ucraina contro la Nato e tutto l”Occidente collettivo, adesso stravince pure sul piano politico. L’obiettivo era di mettere in ginocchio la Russia magari sostituendo l’inquilino del Cremlino con qualche amico dell’Occidente come era avvenuto negli anni ‘9O con Eltsin. Mi pare che oggi questo obiettivo non sia possibile con una Russia economicamente forte che non accusa lo sforzo bellico e le sanzioni e con una leadership nella quale tutto il popolo si riconosce.
Ad un iniziale ondata di bile sul risultato del voto le Cancellerie occidentali stanno ora facendo, pare, un bagno di realismo. Come sempre la linea è data dalla Casa Bianca: sostiene, Putin non ci piace ma è il Presidente della Russia. E subito i G7 hanno rinunciato alla posizione folle di stilare un comunicato in cui non si riconosce il voto in Russia.
Può sembrare paradossale ma la schiacciante vittoria di Putin avvicina e non allontana un negoziato di pace. Sono gli Stati Uniti che intendono trascinare la guerra fino alle loro presidenziali, sempre che l’Ucraina non collassi prima.
Secondo effetto importante del voto. Rafforza l’asse strategico tra Russia e Cina. In tutti i campi. Politico e diplomatico, militare, economico e finanziario, di una visione comune del mondo. I russi dicono sì alla scelta di guardare non più all’Europa ma a Oriente, al processo di integrazione asiatico. Non era questa scelta del tutto scontata. Dunque, emerge dal voto pure la forte determinazione di dare ulteriore slancio e vigore alle relazioni con la Cina come condizione essenziale per l’integrazione asiatica nel quadro di uno sviluppo e allargamento dei Brics. Non a caso la dirigenza cinese è entusiasta del voto in Russia da cui è uscito un plebiscito a Putin.
Terzo effetto. Il voto pone fine alla possibilità di un rilancio in Russia di una forza politica filo occidentale. Ciò che resta della élite di Eltsin e del potere degli oligarchi escono dalle urne a pezzi.
Il candidato di “Gente nuova” Davankov non supera il 4% dei voti. Sostenuto dai tanti piccoli Navalny, dall’Occidente e dalla vecchia nomenclatura eltisiana, è totalmente privo di un consenso di massa. Il popolo ha preferito Putin e un 10% agli altri due candidati, considerati dallo stesso Putin dei patrioti.
Ho letto in queste ore tante stupidaggini sulla politica russa anche da chi fa certi commenti non perché è in malafede ma per ignoranza, in quanto non è informato.
Il partito liberaldemocratico, che in realtà è un partito nazionalista, critica Putin per un atteggiamento prudente e morbido nella conduzione della operazione speciale in Ucraina. Da definirsi pertanto tutt’altro che un partito filo occidentale!
Ragionamento simile ma più articolato per Kharitonov, il candidato indipendente dei comunisti, i quali hanno criticato Putin per non essersi mosso tempestivamente nel Donbass.
Il PdFCR ha sempre svolto una azione critica, soprattutto sulla politica economica e sociale, a Putin e ai suoi governi. Anche se nell’ultimo periodo ha molto attenuato questa critica poiché Putin ha rilanciato con vigore il ruolo dello Stato, anche in economia, e realizzato importanti riforme sociali che vanno nella direzione chiesta dai comunisti.
Nel CC del partito si è discusso se presentare una candidatura. Zuganov, il Segretario del partito, aveva anche ipotizzato la possibilità di sostenere Putin. Si è giunti alla candidatura di un indipendente per due ragioni fondamentali. La prima per vivacizzare la campagna elettorale, la seconda per presidiare uno spazio di sinistra appunto con una candidatura non strettamente di partito.
Due candidature, dunque, quella comunista e quella nazionalista, non in contrapposizione a Putin, considerato il Presidente di cui ha bisogno la Russia, ma per verificare il clima di consenso alle due principali forze di opposizione. Da questo punto di vista i comunisti hanno raggiunto il loro obiettivo confermandosi la maggiore forza di opposizione a Putin in un contesto di collaborazione.
Della conferenza stampa improvvisata che Putin ha tenuto per commentare il voto mi ha colpito un passaggio che nessuno ha ripreso. “Nei prossimi due o tre mesi con calma vedremo la formazione del nuovo governo”. Questa sua volontà di non procedere istituzionalmente in tempi rapidi per la formazione del governo mi pare molto interessante. Sottintende che alcuni Ministri saranno confermati, come quello degli esteri e della difesa, ma che la squadra di governo dovrà essere formata tenendo conto del risultato elettorale e che la sua elezione a Presidente, avvenuta con un plebiscito, non riflette la vera consistenza delle due opposizioni patriottiche, quella nazionalista dei liberaldemocratici e quella comunista e che Putin guardi soprattutto a quest’ ultimi mi sembra evidente.
In conclusione, con la schiacciante vittoria di Putin si è fatto un ulteriore passo avanti nella battaglia in corso per un nuovo ordine mondiale multipolare. Per chi convintamente la sostiene non può che essere rallegrato di questo risultato. Io lo sono!
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