L’umorismo: una prerogativa vincente per il benessere psicofisico, per affrontare situazioni drammatiche, per esorcizzare ciò che non va, ciò che non ci aggrada.

Tutti siamo in grado di trovare il ridicolo in una situazione per renderla comica, per sdrammatizzarla, per trovare in essa la resilienza per affrontarla. Eppure, alcuni reprimono questo aspetto della propria personalità, definendolo antipatico nella vita di tutti i giorni. Questo accade perché ci è stato insegnato ad essere “seri”, a crescere e a smetterla di essere giocosi, curiosi come i bambini.

Nulla di più sbagliato, la comicità e l’umorismo sono strumenti di evasione e provocano la capacità di guardare ciò che ci circonda da una prospettiva rivoluzionaria.

Ce lo ha confermato Uccio De Santis, popolare, simpaticissimo e amato attore, comico e cabarettista italiano, famoso, tra i suoi tanti successi, per i film Non me lo dire (regia di Vito Cea; 2009)e Mi rifaccio il trullo (regia di Vito Cea; 2016). Lo abbiamo incontrato per un’intervista.

Uccio, raccontaci un po’ di te: come nasce la tua passione per la comicità?

La mia passione per la comicità nasce sin da bambino ed è straordinario che, passo dopo passo, sia riuscito a farla diventare la mia professione. Svolgo il mio lavoro con entusiasmo e, ad oggi, ancora sono incredulo, è un sogno realizzato. Mi diverto tantissimo e proseguo nel mio percorso senza sosta. Da bambino ho iniziato a fare piccoli spettacoli in parrocchia, scout, villaggi turistici. Successivamente sono approdato nel mondo della TV partendo dal noto programma di barzellette “La sai l’ultima?”.

Parliamo di una tua creatura, un format apprezzatissimo: “Mudù”. Come è nata l’idea?

L’idea del “Mudù” è nata proprio in concomitanza con “La sai l’ultima?”, che mi diede la conferma del fatto che riuscivo a far ridere. Un’altra conferma per me fu la vincita del premio “Gino Bramieri” come miglior barzellettiere. Tutto ciò fu un forte input per rendere le mie barzellette dei veri e propri cortometraggi e l’idea risultò geniale e funzionale.

Hai una straordinaria capacità di improvvisare ma soprattutto ami il contatto umano coinvolgendo il pubblico. Cosa significa per te?

Sono molto abituato a coinvolgere il pubblico perché la mia carriera è nata nei villaggi turistici: sono convinto che la gente ami il contatto umano e che non prediliga solamente essere un pubblico “passivo”. Tutto ciò mi diverte tantissimo. Per quanto riguarda l’improvvisazione, penso che nessuna battuta “costruita” possa superare la bellezza della spontaneità, della “verità”. Me ne rendo conto quando osservo le persone ridere a crepapelle e questa è la soddisfazione più grande. I miei spettacoli non sono mai simili tra loro ma ognuno è unico e irripetibile.

Viviamo un periodo storico complesso. Quanto è importante, secondo te, ridere in questa fase caratterizzata da ansia e preoccupazione?

Io amo immensamente far ridere le persone e lo faccio con naturalezza, senza prefissare dentro di me l’imposizione di creare un feedback necessariamente positivo. A volte creo risate nel silenzio, con un’espressione giusta al momento giusto, nulla di “costruito” o di forzato. Questo mi fa stare bene e sono felicissimo soprattutto quando noto che nonostante le difficoltà della vita, riesco a “strappare” una risata e il mio obiettivo viene raggiunto. Continuerò instancabilmente a farlo, il mio pubblico mi dimostra grande affetto da sempre. Questi riscontri mi regalano tante emozioni inspiegabili con le parole.

Come ti descriveresti nella vita privata con tre aggettivi?

Taciturno, osservatore, simpatico.

Progetti attuali e progetti per il futuro?

Attualmente sono in tournée a teatro: sono stato a Milano, Torino, La Spezia, Frosinone, Pescara. Sarò in molte piazze italiane; sto producendo il nuovo “Mudù” e ho nuovi progetti per quanto riguarda il cinema. Inoltre sarò su Rai 2 al programma Made in Sud con due componenti del mio gruppo: Antonella Genga e Umberto Sardella e non possiamo che essere entusiasti e carichi di adrenalina.

Carmen Piccirillo

Di BasNews

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