Pensiamo per un attimo a una tv (pubblica e privata) senza la “casta sinistra”. Senza più Fazio, i direttori di Repubblica, de La Stampa o del Corriere della sera (che poi, appartengono al medesimo partitone editoriale); senza più Damilano, l’Annunziata, Floris, Formigli, la Gruber, Agorà, certi comici che comici non sono, ma “militanti dell’ironia”. Sarebbe il nulla.
Per vari motivi: primo, perché dall’altra parte non ci sono geni (al massimo poche eccellenze professionali, questo va ammesso), semmai molti opportunisti di seconda schiera che ogniqualvolta si afferma la destra alle urne, approfittano dell’occasione per buttarsi sul carrozzone dei vincitori, nel nome di un dovuto e legittimo riequilibrio di rapporti di forza; secondo, perché i soloni del pensiero unico laicista, liberal, radical, si identificano da sempre con la verità, l’etica, la morale, la Costituzione, la democrazia, la cultura, l’ambiente, i diritti. E quindi, con l’informazione.
Infatti, non se ne può più di predicatori, commentatori, saccenti, permalosi, autocentrati, autoreferenziali, che non riescono a fare a meno dell’amplificatore quotidiano, del pulpito conquistato per diritto divino e di partito, dai quali narrano la politica, la vita, l’economia, la guerra, i vaccini, la green economy, le stesse elezioni, nel lavoro certosino di intossicare le coscienze e imporre un modello ideologico palesemente schierato (“modello Sanremo”).
Non c’è trasmissione, non c’è panel, non c’è articolo, dove non emerga un’impostazione rovesciata della realtà, della vita, della famiglia; domande pregiudiziali, analisi faziose, guarda caso in convergenza totale (nemmeno imposta, ma spontanea) con i comunicati stampa e le direttive del Pd, o al massimo dei grillini.
Impostazione da decenni percepita addirittura come l’unica possibile e credibile, a cui la destra politica e mediatica tenta di rispondere con una comunicazione troppo spesso perdente, becera, livorosa, da volantino, certamente non scientifica come fa la casta sinistra.
Invece, tutto sarebbe più semplice. Delle due l’una: o iniziamo ad accettare che il servizio pubblico (la Rai o ciò che resta di questa azienda) deve seguire le regole dello spoil system, rassegnandoci ad avvicendamenti fisiologici dirigenziali e giornalistici, silenziando una sinistra che grida ciclicamente e istericamente all’epurazione fascista, oppure radicalizziamo i canali in modo tale che ci siano programmi completamente “contrapposti”: Rai1 solo a destra, Rai-2 solo terzopolista, Rai-3 a sinistra.
Ha fatto scalpore in questi giorni l’uscita (economicamente vantaggiosa) di Fabio Fazio che in coerenza col suo personaggio buonista, finto-accomodante, ha dato una lezione ai “fazisti”. Ha detto che non è un uomo per tutte le stagioni e che non parlerà mai male dei vertici dell’azienda, evitando di ergersi a vittima o a martire. Tradotto, lancia ugualmente il messaggio, solo che lo lascia capire agli altri. Esattamente come il Dna della sua trasmissione “Che tempo che fa”: lasciava il compito dei sermoni (che lui condivideva) ai suoi ospiti. Come da postura facciale e sorrisetti a ogni battuta della Littizzetto.
Resta da vedere chi metteranno ora al posto dei capi sinistri Rai delle testate giornalistiche e non solo: si parla di Chiocci, Rao, professionisti di area. Al momento sembra difficile lo spostamento degli ottimi (ed eccessivamente “liberi”) Giletti, Porro o Del Debbio: troppo liquide dentro la Rai le posizioni dirigenziali (esposte a ogni vento che passa), e troppo volatili i compensi economici.
Difficile pure il ritorno apicale degli intellettuali Veneziani e Buttafuoco, da tempo distanti dalla politica correntizia e bandiere di quell’anticonformismo che mal accetta logiche di schieramento. Forse ci ritroveremo molte ospitate formalmente più obiettive, gestite dai furbi gattopardi Rai, pronti a ricambiare format alle prossime elezioni se dovesse prevalere la sinistra.
Certo, se tutto questo polverone dovesse ridursi all’ingresso, o al ritorno della Tecce, di Poletti, della Di Girolamo, al rafforzamento di posizioni pregresse (tipo Insegno o Diaco), compensati dalla Costamagna (per strategie speculari destra-grillini), stiamo messi male.
Con tutto rispetto per tali nomi che hanno il diritto di affermarsi e fare carriera.
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