“Senza musica la vita sarebbe un errore”. Lo sosteneva Friedrich Nietzshe, il filosofo tedesco che, con il suo pensiero, ha influenzato il mondo intellettuale del ventesimo secolo.
La musica è arte, è emozione profonda, suscita passioni, rievoca i ricordi, crea un confronto coinvolgente tra esseri umani, trascende le semplici parole, provoca sensazioni potenti a livello inconscio.
Senza la musica si vivrebbe in maniera atarassica, spenta.
Questo concetto (e tanto altro) è racchiuso saldamente nei componenti della Space Music Band, gruppo musicale nato a Rionero in Vulture, formato da Enzo Di Roma (voce); Roberto Pallottino (chitarra e voce), Michele Luppolo (Tastiere); Rino Catalano (Basso); Enzo Pianoforte (batteria).
Da un po’ di tempo, si stanno facendo apprezzare e conoscere da un pubblico sempre più vasto.
Roberto Pallottino (chitarra e voce), portavoce del gruppo, ha rilasciato un’interessante intervista ai microfoni di Basnews.
Come nasce il vostro gruppo musicale e in che modo si è evoluto, ad oggi?
Il nostro è un progetto su cui abbiamo lavorato per anni, negli ultimi quattro anni io ed Enzo Pianoforte abbiamo fatto in modo che si concretizzasse nel miglior modo possibile. Successivamente, sono subentrati Michele Luppolo, Enzo Di Roma e Rino Catalano: il gruppo è cresciuto gradualmente, si è reso finalmente stabile e ha ricevuto, nel tempo, molti consensi positivi. Ci tengo ad evidenziare che siamo cinque amici molto affiatati, quando suoniamo ci divertiamo tantissimo. La musica, per noi, è una vera e propria linfa vitale: senza di essa perderemmo la nostra essenza, ci snatureremmo.
Come definite la vostra musica?
Ci focalizziamo su generi musicali diversi, cerchiamo sempre di accontentare il pubblico e le richieste più disparate: pop, rock, blues e tant’altro.
Amiamo molto la musica italiana. Un nome di un grande artista che mi piace citare, in maniera spontanea, è Pino Daniele.
Quali sono state le esperienze che vi hanno maggiormente formato?
Le esperienze, negli anni, sono state tantissime. Alcuni di noi si sono occupati, per svariato tempo, di piano bar con le basi. Altri hanno suonato, in precedenza, con svariati gruppi musicali. Io suono da quarantacinque anni, l’ho sempre fatto con passione e grande emozione. Qualche anno fa ho suonato, come molti sanno, al cospetto di Mogol, grandissimo paroliere e autore. Mi sono confrontato con lui ad ampio spettro, è stato per me un grande onore, non riesco a descrivere le sensazioni con le parole, sono incredibili.
Io e gli altri componenti della Space Music Band, abbiamo fatto in modo che le nostre ricche esperienze potessero creare un bel gruppo con un obiettivo comune: un progetto vincente. E, posso affermare con entusiasmo, che il nostro sogno si è realizzato. Non cerchiamo il successo, ma l’emozione trasmissibile al pubblico, quella vera.
La tappa live che ricordate con più nostalgia, quella che vi ha emozionato di più?
Ricordiamo con piacere tutte le nostre tappe live, nessuna esclusa; ma in particolare reputiamo eccezionali le esibizioni con i musicisti rioneresi Raffaele Rigillo, Annamaria Rigillo e Alberto Spadola.
Qual è la filosofia che muove i vostri testi?
Cerchiamo sempre di esprimere ampiamente la filosofia dell’esistenza. Guardiamo “oltre”. Amiamo i brani che espongono il totale disprezzo verso la guerra, tema purtroppo attuale. Un esempio sono “Generale” di De Gregori, “Dove si va” dei Nomadi e tante altre.
In prevalenza, incentriamo la nostra musica sull’interiorità, l’anima. Un altro tema importante è quello della solitudine, dell’incomunicabilità dell’essere umano a livello mondiale. A tal proposito mi viene in mente un brano che suoniamo con intensità emozionale: The Sound of Silence di Simon & Garfunkel.
Carmen Piccirillo