Proprio oggi il ministro degli esteri russo Lavrov ha detto ufficialmente che gli Usa e gli altri Paesi della Nato sono direttamente coinvolti nella guerra in Ucraina, cosa che era stata accennata in passato, ma non in maniera così chiara. E questa – al di là delle implicazioni belliche che possono essere molte e molto diverse tra di loro – è in ogni caso una gran brutta notizia per l’Europa che non potrà più sperare che ogni cosa torni come prima, anche in caso di pace. Una simile dichiarazione ha infatti un retroterra che è in definitiva la rinascita produttiva, ideativa e industriale della Russia. Quando iniziò l’operazione militare in Ucraina ci fu chi era sicuro che la popolazione russa si sarebbe ribellata per la mancanza di McDonald e di altre orrende imitazioni americane della vita reale, dalla pizza al caffè. Era ovviamente una cretinata in tutto e peer tutto degna della qualità dell’informazione ( si fa per dire) occidentale. Ma siccome alla fine anche al più stupido dei narratori pareva davvero poco ci si aggiunse che i russi avrebbero dovuto far a meno di turi i prodotti occidentali, dalle auto agli aerei, e questo sarebbe stato davvero troppo, soprattutto se collegato alle strida delle innumerevoli ong occidentali che si sono installate in Russia e degli oligarchi che sfruttavano le ricchezze del Paese per fare soldi a palate in occidente. Naturalmente questi narratori non avevano capito proprio nulla e cioè che l’aver costretto i russi a scendere in campo militarmente avrebbe completamente cambiato le carte in tavola e trasformato in un vantaggio strategico quello che pareva un colpo mortale.
Le sanzioni inflitte illegalmente dall’occidente della “regole” poiché solo l’Onu potrebbe comminarle, hanno prodotto un miracolo al posto della tempesta: solo alcune deviazioni ben scelte dall’ortodossia economica occidentale hanno reso il rublo la valuta più forte del mondo, hanno permesso alla Russia di guadagnare maggiori entrate dall’esportazione esportando meno petrolio, gas e carbone, e hanno permesso di portare l’inflazione quasi a zero. Ma in tutta l’economia del Paese si sono avuti cambiamenti enormi: con il blocco dell’espatrio dei dividendi le società straniere hanno venduto le loro attività russe, subendo un’enorme perdita e privandosi dell’accesso al mercato russo. Ad esempio, all’inizio del 2022, le case automobilistiche occidentali possedevano un’ampia quota del mercato russo. Molte delle auto vendute erano state assemblate in Russia in stabilimenti di proprietà straniera e i profitti derivanti da queste vendite erano ovviamente portati altrove. Ora, meno di un anno dopo, le case automobilistiche europee e americane sono praticamente scomparse dalla Russia, sostituite da un’industria automobilistica domestica rapidamente rinata e che comincia a sfornare nuovi modelli, le marche cinesi si sono immediatamente conquistate un’ampia quota di mercato, mentre la Corea del Sud ha continuato a commerciare con la Russia e ha mantenuto i suoi livelli di vendita. Questo significa che anche se domani la guerra finisse e le sanzioni venissero tolte ormai quel mercato è perso e anzi potrebbe anche darsi che le auto russe possano guadagnarsi una loro quota sul mercato europeo.
La stessa cosa accade per l’industria aeronautica, un campo dove l’industria russa è molto avanzata, ma veniva limitata dalla possibilità di noleggiare aerei Boeing o Airbus: dopo l’inizio delle operazioni militari i politici occidentali hanno chiesto la rescissione di questi contratti di locazione e la restituzione dell’aereo ai proprietari, trascurando di tener conto del fatto che ciò sarebbe stato rovinoso dal punto di vista finanziario (intasando il mercato degli aerei usati per gli anni a venire e distruggendo la domanda per i nuovi aeromobili) e che di certo comunque non potevano andarsi a riprendersi materialmente gli aerei. In risposta, le compagnie aeree russe hanno nazionalizzato il registro degli aeromobili, hanno smesso di volare verso destinazioni ostili dove i loro aerei potrebbero essere sequestrati e hanno iniziato a pagare il leasing in rubli su conti speciali presso la banca centrale russa. e poi è arrivata la notizia che Aeroflot sta pianificando l’acquisto entro il 2030 di 300 aerei di linea nuovi e tutti di costruzione russa (МС-21, SSJ-100 e Tu-214). c’è stata inoltre un’immediata e forte reazione per sostituire le componenti generalmente acquistate in occidente – come i compositi per l’ala in fibra di carbonio dell’MC-21 e i motori a reazione, l’avionica e via dicendo, per cui non si è affatto verificato il blocco del traffico aereo che gli occidentali si aspettavano a breve. E anche questo è un mercato ormai già perso. Per giunta qualche idiota dalle parti di Bruxelles dove una tale genia abbonda e soffoca ogni forma di vita intelligente ha pensato bene di chiudere il proprio spazio aereo, provocando un’identica misura da parte russa: la differenza sta nel fatto che l’Europa è piccola e facile da aggirare mentre la Russia è enorme e per traversarla tutta ci vuole un’intera giornata di volo. Le compagnie aeree europee hanno improvvisamente scoperto di non poter competere sulle rotte verso il Giappone, la Cina o la Corea.
Si supponeva che le sanzioni avessero rapidamente distrutto l’economia russa e causato così tanti sconvolgimenti e sofferenze sociali che la gente si sarebbe radunata sulla Piazza Rossa e avrebbe rovesciato il temibile dittatore Putin (o almeno così pensavano gli esperti di politica estera occidentale). Invece è successo che la vera vittima di tutto questo è l’Europa dove ben presto si comincerà a vedere gente in piazza a chiedere di farla finita con le sanzioni e con l’impossibile sostengo all’Ucraina che si nutre peraltro di 100 morti al giorno. Solo che sarà troppo tardi: a questo punto la Russia sta sfruttando le sanzioni come un’opportunità per ricostruire la sua industria nazionale e riorientare il suo commercio lontano dalle nazioni ostili e verso Paesi amici e sta anche cercando di tenersi lontano dalle valute tossiche, ovvero dollaro ed euro. La convinzione di poter fare ciò che si vuole e di poter tornare allo stadio precedente caso mai qualcosa non vada come si era previsto, sta per essere smascherata come l’ultimo e pervicace residuo di un passato che non potrà tornare.
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