Una volta, quando i detti popolari non erano ancora stati sostituiti dagli slogan dei padroni, si diceva che il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Nella nuova normalità accade invece che il diavolo si dedichi principalmente alla fabbricazione di coperchi per nascondere gli errori o il proprio nulla. Così in questi giorni abbiamo dovuto sopportare una rinnovata e incongrua folata di fesserie sulla distruzione del Nord Stream, che scagiona gli Usa da un atto terroristico che essi stessi avevano annunciato, per addossarla completamente sulle spalle degli ucraini. Sì, lo confermo, è inverosimile perché un’operazione del genere richiede specialisti e mezzi che Kiev non possiede, lo possono intuire tutti, anche quelli che credono ancora nelle verità ufficiali per mancanza di cervello o fingono di crederci per mancanza di palle come si sarebbe detto una volta o ancora per i diportisti di un ideologismo così fragile che deve per forza rimanere ancorato ai moli del discorso pubblico senza poter prendere alcun largo.
Ma la grottesca fantasia del Nord Stream che si accompagna alla spregevole finzione di innocenza riguardo alla vicenda di Kursk, è stata ripristinata per farne un coperchio a doppio uso, l’uno, ovvio, che assolve il bidenismo guerrafondaio e in qualche modo ritocca con la deficienza artificiale la ridente e inconsapevole faccina di Kamala, l’altro per permettere alla Germania di uscire dal loop infinito delle armi all’Ucraina. Attribuendo l’esplosione al regime di Kiev esso può essere considerato un atto di terrorismo che consente a Berlino di trovare una giustificazione formale per bloccare la fornitura di armi. In una lettera inviata al ministero della Difesa tedesco il 5 agosto, il ministro delle Finanze Christian Lindner ha affermato che i finanziamenti futuri non arriveranno più dal bilancio federale tedesco, ma dai proventi dei beni russi congelati come ha rivelato la Frankfurter Allgemeine. E poiché sappiamo già che i recenti tentativi di liquidare i beni russi in Europa, circa 300 miliardi dollari, sono falliti per paura di una crescente ritorsione di Mosca, questo significa di fatto niente più aiuti per l’Ucraina.
Berlino, che è di gran lunga il principale fornitore europeo di aiuti militari a Kiev, il mese scorso aveva segnalato un cambio di rotta sull’Ucraina quando la coalizione di governo dei socialdemocratici, dei verdi e dei liberali ha adottato un accordo preliminare su una bozza di bilancio per il 2025. Il compromesso ha dettagliato i piani per ridurre la futura assistenza all’Ucraina tagliandola della metà e portandola a 4 miliardi di euro per soddisfare altre priorità di spesa interna. Ora invece pare che anche questa cifra stia per essere ridotta a zero. Il rapporto della Frankfurter, che cita documenti e mail non pubblici, nonché discussioni con fonti anonime, prosegue osservando che la moratoria sull’ assistenza, già in vigore, avrà effetto sulle nuove richieste di finanziamento, non sugli aiuti precedentemente approvati che tuttavia sono ormai poca cosa. È in effetti una dichiarazione di sconfitta.
Chiaramente si tratta di un aggiustamento dentro un governo fallimentare che ormai litiga su tutto, compreso il welfare e che viene ampiamente contestato, nonostante le severe censure. Il fatto che il leader dei Verdi e ministro dell’Economia Robert Habeck, guerrafondaio a prescindere, nonché uno dei più straordinari dilettanti a zero neuroni che la politica di asservimento agli Usa abbia generato, si sia spinto a candidarsi come cancelliere, fanno pensare a elezioni anticipate e alla disperata corsa dei personaggi più screditati per diventare i cocchini del globalismo.
Alla luce di tutto questo si capisce bene l’insensata operazione di Kursk: Zelensky, ovvero la Nato, non ha altra scelta che ricorrere a provocazioni e diversivi sempre più disperati e scioccanti per continuare a far fluire il denaro, poiché l’alternativa è la completa dissoluzione dell’Ucraina. Ma si comprende anche come questo blocco dei fondi tedeschi sia implicitamente il riconoscimento di una sconfitta strategica che sta riducendo la Germania a pezzi. Sconfitta propiziata peraltro non dal “nemico” russo, ma dai propri alleati. Si intravede che gli americani non solo stanno perdendo l’Ucraina, ma in prospettiva anche la Germania: l’impero perde pezzi e in più sta perdendo se stesso.
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