Negli ultimi due giorni si è parlato quasi solo del duello elettorale americano durante il quale il capo della seconda potenza militare del pianeta e della seconda economia mondiale, è apparso a tutti in preda a una forma di demenza senile. Ed è subito scattato l’allarme rosso. Ma anche questo è un trucco dei creatori di realtà: le precarie condizioni mentali di Biden erano evidenti anche al momento della sua elezione e anche se le cose nel frattempo sono peggiorate, già all’inizio del mandato appariva confuso, smemorato e disorientato. È stato fatto un gigantesco sforzo mediatico per nascondere queste condizioni e affermare con sfacciata sicumera che qualsiasi accenno alla demenza senile del presidente era “propaganda russa” e/o una “teoria del complotto”. Infatti proprio la situazione personale del vecchio Joe, era l’elemento chiave per portarlo alla Casa Bianca: chi altri se non lui avrebbe potuto essere manovrato a volontà? Benché Trump non fosse poi così diverso dal suo rivale e di fatto è all’origine del conflitto in Ucraina – tanto per dirne una – era però troppo inaffidabile per i gusti dell’élite globalista che stava giocando la sua partita Covid – guerra – clima e aveva bisogno di un eccezionale spazio di manovra e libertà di menzogna.
Tutti o almeno chi conta, salvo qualche marginale eccezione, hanno accettato la evidente bugia secondo cui Biden era in ottime condizioni mentali, nonostante fosse politicamente ottuso di suo, ma col passare del tempo e il drammatico accumularsi delle gaffe, è stato impossibile continuare in questa farsa e restare credibili. Così, voilà, ora tutti ostentano sorpresa e shock: tirano fuori la verità che avevano nascosto sotto il tappeto e i grandi centri dell’informazione cercano di apparire oggettivi e persino coscienziosi nel dire ciò che hanno sempre negato. Sembra davvero una favola di Esopo nella quale siamo disgraziatamente coinvolti.
Si tratta di una insopportabile commedia che tuttavia non può essere replicata non foss’altro perché nel 2020 la vicenda del Covid aveva fatto gonfiare oltre ogni immaginazione il voto postale che è molto facile da manipolare, almeno secondo le deboli regole che esistevano in molti stati, soprattutto in quelli chiave. Ed è forse in ragione di questa consapevolezza che non hanno deciso di sostituire il presidente quando erano ancora in tempo: dopotutto chi aveva votato per Biden potrebbe essere tentato di rifarlo pur di non dover confessare a se stesso l’errore e l’ingenuità con cui ha seguito la corrente. Ammesso che poi votare Trump non sia a sua volta un abbaglio. Ma certo chi non ne può più di essere preso in giro dalla lanterna magica dei media dominati dalla finanza, vedrà in Donald una sorta di uscita di emergenza. Infatti non è detto che l’ammissione finale di un Biden incapace di sostenere la sua carica sia stata una mossa vincente, quantomeno per salvare la credibilità e continuare a mentire, potrebbe anzi avere l’effetto contrario: non ci si rimbecillisce in due giorni e ciò potrebbe essere un ulteriore colpo per chi guida il discorso pubblico.
Se poi non si troverà un sostituto, visto che comunque sleepy Joe non ha alcuna intenzione di ritirare la propria candidatura, le cose potrebbero precipitare in modo inaspettato. I media ammettendo finalmente la condizione del presidente rischiano di innescare un effetto valanga. Alla fine la verità è che gli Stati Uniti non stanno affrontando un incidente di percorso, ma una crisi sistemica che non è possibile affrontare solo con mezzi terapeutici, un eufemismo per il voto. I problemi che si sono accumulati lungo un secolo e più vengono al pettine senza sosta e si possono vedere i passeggeri di questa nave da crociera in avaria incerti se correre alle scialuppe di salvataggio o dare fondo a ciò che rimane nella ricca cambusa.