Trump non è certo un politico raffinato, men che meno è un uomo dotato di garbo, ma proprio per questo ha l’effetto di un sasso lanciato in acque stagnanti: le onde provocate dall’urto sembrano in un primo momento concentriche e regolari, ma ben presto il loro moto si complica a seguito di un’infinita serie di fattori e diventa complesso, imprevedibile e fonte di sorprese. Così accade che Donald il Rosso, certo più vichingo dei danesi, sia subito andato alla conquista della Groenlandia senza temere alcuna reazione di qualche rilievo da parte di chi subiva questa rapina a mano armata. Lo scopo, fin troppo palese di inglobare le risorse dell’isola più grande del pianeta e metterle sulla bilancia dell’enorme debito pubblico americano come un pagherò di dimensioni gigantesche, sembrava una cosa senza particolari conseguenze. La piccola Danimarca di certo non aveva né la forza, né il peso per reagire tanto più che è stata subito abbandonata dalla Ue e dai suoi burattini comandati telematicamente da Washington.
Invece a sorpresa una reazione c’è stata e potenzialmente gravida di conseguenze: Copenaghen ha deciso di mettersi assieme alla russa Gazprom per apportare modifiche ambientali ai tubi sottomarini del Nord Stream danneggiati dopo l’attacco del 26 settembre 2022. L’agenzia energetica danese ha concesso a Nord Stream 2 AG, appartenente a Gazprom, il permesso di impegnarsi nei lavori di conservazione del gasdotto nel Mar Baltico. L’agenzia ha descritto che permangono gravi rischi per la sicurezza dopo che il gasdotto è stato riempito di acqua di mare e resti di gas naturale. Questo è solo un pretesto, visto che per due anni e mezzo nessuno si è sognato di segnalare questo danno ambientale e men che meno di darsi da fare per ripararlo, tanto più che l’azienda russa del gas e dell’energia viene vista come l’aiutante del diavolo nella teologia imperialista. Del resto una nutrita serie di imbecilli prezzolati dicevano che era stata la Russia ad auto danneggiarsi organizzando l’attentato o, per un compenso più modesto, che erano stati gli ucraini in barca a vela a distruggere il gasdotto. I Paesi scandinavi sono stati in prima fila nel costruire e avallare tali assurde narrazioni sull’attentato quando invece era stato lo stesso Biden a dire di fronte a uno Scholz inebetito (anche ammesso che normalmente abbia qualche istante di lucidità) quale sarebbe stato il destino del Nord Stream 2.
La Danimarca in particolare non solo ha partecipato entusiasticamente a questa canea di ridicole menzogne, ma anche prima della guerra ucraina era stata la spina del fianco del Nord Stream e – sempre ubbidendo agli Usa, fortemente contrari a quest’opera – aveva fatto di tutto per ritardarne la realizzazione che in alcuni punti entrava nella zona di interesse marittimo del Paese. Ora si cambia pagina: leggendo le specifiche dei lavori si tratta di installare “tappi” personalizzati su ognuna delle estremità aperte del tubo, per impedire ulteriori fuoriuscite di gas e di introdurre nelle condutture acqua di mare ossigenata. Sono le operazioni preliminari che comunque si dovrebbero fare per riparare il gasdotto e dunque il messaggio della Danimarca agli Usa appare chiaro, tanto più che nei giorni precedenti a questa decisione così improvvisa, il governo di Copenaghen aveva avuto l’offerta di truppe francesi per difendere la Groenlandia che in realtà vuole essere indipendente da tutti. Una mossa ovviamente solo diplomatica, un modo di far comprendere a Trump che aveva davvero esagerato.
Ma al di là della questione specifica, la Danimarca inaugura, probabilmente senza nemmeno volerlo, una inedita prospettiva, ancora molto sottopelle, che dovrebbe far riflettere bene l’amministrazione Usa nel caso ne fosse capace: la Russia, impersonata in questo caso da Gazprom, non è in realtà il vero nemico, anzi in qualche caso potrebbe diventare un reale amico di fronte alle pretese padronali.
fonte: