Qualu+nque cretinata pur di distrarre da una guerra che, al momento, vede soccombere l’Ucraina e i suoi numerosi alleati. Va bene pure la struggente storia del e la cui salute preoccupa gli scienziati. Una bufala risalente al maggio 2019 quando una balenottera bianca, dall’aria simpatica, trovata davanti le coste norvegesi, campeggiò su tutti gli schermi TV e media mainstream mostrando sulla imbracatura una dicitura riportante anche un numero di telefono che, secondo anonimi “esperti” interpellati dai media mainstream, corrispondeva ad una struttura militare russa.
«Ma (vi pare mai possibile) – non si stancava di ripetere ai media occidentali che chiedevano chiarimenti il colonnello russo Viktor Baranets dell’Ufficio stampa dell’ammiragliato russo – che se avessimo usato questo animale per spiare (o come arma) avremmo fatto trovare un numero di cellulare e il messaggio “per favore, chiamate questo numero”»? Ovviamente tranne La Stampa nessun altro media main stream si prese la briga di riprendere una considerazione così ovvia e la spiegazione fornita da Baranets. E, cioè, che quella piccola imbracatura, montata dai ricercatori dell’università di San Pietroburgo, era destinata ad ospitare un GPS per monitorare via radio lo spostamento dei cetacei.
Tre anni dopo, nel maggio 2021, la bufala del “Beluga spia di Putin”, rilanciata dal Corriere della sera, viene ripresa da tutti i media mainstream. Anche stavolta, una bardatura sul cetaceo «compatibile con i sostegni per una telecamera-spia» che reca la scritta «Equipaggiamento team San Pietroburgo», seguita da un numero di telefono di San Pietroburgo al quale chiamare se si trova il corpo del cetaceo, diventa la prova dello zampino di Putin. Questa volta l’Ufficio stampa dell’ammiragliato russo, verosimilmente piccato, avendo già dato inutilmente, tre anni prima, dettagliate informazioni, si rifiutava di commentare la storia del beluga. Questo dava la stura a non pochi media a parlare dell’“imbarazzante silenzio del Cremlino”. Questa settimana, Repubblica (e non solo) rilancia, per l’ennesima volta, la bufala del beluga, diventata ormai stantia. E lo fa subdolamente, parlando del sottopeso che evidenzierebbe Hvaldimir (così è stato battezzato il beluga, indovinate il perché) dal quale i biologi norvegesi avevano «rimosso l’imbracatura da “Kgb” per dotarlo di altri sistemi in grado di monitorare solo gli spostamenti.» Sì, ma perché risulta deperito il povero Hvaldimir? «Per l’organizzazione OneWhale il cetaceo (..) mostra chiari segnali che indicano una preoccupante perdita di peso: forse si sta spostando alla disperata ricerca di cibo, dopo aver passato, probabilmente, anni in cattività forse in qualche struttura russa del Mare di Barents.» E così tra gruppi social a sostegno dell’ex spia Hvaldimir e piazze piene che fanno impallidire quelle a favore dell’orsa JJ4, la saga di Hvaldimir continua. Forse un giorno lo troveranno avvelenato e diranno che è stato Putin.
Francesco Santoianni
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