Tutto si tiene anche se il massimo sforzo della cultura contemporanea consiste nel separare gli eventi affinché sia molto difficile mettere le tessere al posto giusto e dare un senso alle vicende che si susseguono senza un apparente logica interna o peggio ancora credendo che questo moto perpetuo e insensato di notizie sia la realtà. Così ad esempio è difficile comprendere qualcosa nella vicenda dell’areo cargo abbattuto apparentemente dal regime di Kiev mentre trasportava prigionieri ucraini per uno scambio con quelli russi se non i tiene conto di alcune cose essenziali che spostano l’avvenimento verso una specie di guerra civile ucraina in pieno svolgimento anche se ovviamente l’informazione occidentale ne dà solo vaghe notizie, facendo balenare la notizia che Zelensky ha licenziato il capo dell’esercito Zaluzhny il quale tuttavia ha rifiutato di andarsene, ma senza esplorare il significato di tutto questo.
La prima cosa da tenere in conto è che gli investigatori russi hanno stabilito come il cargo Il – 76 sia stato distrutto da due missili MIM-104A di fabbricazione statunitense lanciati da un sistema di difesa aerea Patriot posta nella regione di Kharkov, non lontano dal villaggio di Liptsy, a circa 10 km dal confine russo. Hanno basato la loro conclusione su 116 frammenti dei missili trovati sul luogo dell’incidente con iscrizioni in inglese. La cosa è molto rilevante perché è noto che questi missili facenti parte del sistema Patriot Pac 3 non sono gestiti dagli ucraini, ma direttamente e interamente da personale statunitense a cui è affidato anche il processo decisionale sul loro utilizzo.
Si capisce perciò perché la portavoce del ministero degli Esteri di Mosca, Maria Zakharova abbia detto che il presidente Joe Biden e la sua amministrazione hanno reso gli americani “complici di una sanguinosa tragedia”. Ma questo è solo il primo passaggio che non chiarisce perché Washington abbia voluto gratuitamente uccidere i prigionieri ucraini. Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro e andare al dicembre scorso quando il capo dell’esercito di Kiev Zaluzhny aveva avuto discussioni segrete con il suo omologo russo, il generale Valery Gerasimov, sulle numerose e complicate questioni che avrebbero dovuto essere risolte se la guerra fosse finita. Un problema immediato è stato quella di ripristinare gli scambi di prigionieri, che inizialmente erano stati attuati con l’aiuto della Turchia, su base limitata all’inizio della guerra, ma che erano presto diminuiti. Quindi possiamo pensare che l’attuale conflitto tra Zelensky e Zaluzhny sia sfociato in questo massacro di prigionieri e che sia stato un modo per i sempre più inqualificabili americani di far sapere che preferiscono il macabro comico che vuole continuare la guerra a qualsiasi costo sacrificando ogni ucraino e il capo dell’esercito che invece vuole terminare questa guerra ormai già persa. Colpire l’aereo è stato come colpire il corso inaugurato da Zaluzhny e fargli intendere cosa si pensa “laddove si puote”.
Se così fosse – e a questo punto non si vede altro motivo per questa scellerata azione – ci saranno molti sviluppi interessanti visto che il comandante in capo dell’esercito non è facilmente licenziabile, men che meno da un pagliaccio drogato come Zelensky e che anche questo assist americano è andato totalmente fuori centro. Viene anche in mente che qui ci sia anche uno scontro dentro la stessa intelligence a stelle strisce che continua a uccidere, ma è sempre più confusa sul da farsi, dopo aver clamorosamente sbagliato qualsiasi previsione riguardo alla guerra in Ucraina. Comunque sarebbe davvero sorprendente vedere alla fine l’esercito ucraino stare fondamentalmente dalla parte dei russi ben sapendo che qualsiasi resistenza non è negli interessi dell’Ucraina, ma semplicemente dell’amministrazione americana che deve arrivare alle presidenziali cercando di fare credere che la guerra non sia persa.
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