La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea del 06.10.2021 ha condannato l’Italia per le inadempienze nell’attuazione della Direttiva Europea 91/271/ CEE e recepita dal D.Lgs 152/06. La decisione dei giudici comunitari è il risultato di un deferimento della Commissione europea, che nel 2014 aveva aperto una procedura di infrazione contro il nostro Paese. La Corte ha riconosciuto legittime le contestazioni su fogne e depuratori su circa 600 aree e il mancato rispetto delle percentuali minime di riduzione del carico complessivo di fosforo e azoto. Non mancano ben diciotto siti in Basilicata, tutti fuori legge. Il controllo a livello europeo ed i provvedimenti che ne conseguono – penalità comprese con obbligo di esborso di decine di milioni di euro – dimostrano che l’Italia è ancora lontana da un pieno rispetto delle procedure per garantire la sicurezza di certi siti, la tutela dell’ambiente e soprattutto la tutela della salute.
In riferimento alla presenza di 18 agglomerati della nostra regione ho presentato un’interrogazione per conoscere se nei siti per i quali si è arrivati alla condanna dell’Italia si trovano materiali pericolosi per le persone. In caso affermativo, sarebbe utile sapere se sono previsti interventi di smaltimento dei materiali inquinanti e conoscere quale tipo di bonifica degli impianti interessati si intende effettuare e su chi graveranno le spese per queste attività.
La tutela dell’ambiente non è un esercizio retorico, ma passa attraverso controlli seri e mirati. Lo dimostrano anche il recente rinvenimento nella zona industriale di Atella di migliaia di ecoballe illegalmente depositate in uno stabilimento abbandonato. Occorre tenere alta la guardia ed evitare che gli scempi ambientali deturpino la Basilicata.
Gianni Leggieri
Consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle