Un noto analista di cose militari ha fatto notare che l’espressione usata da Tel Aviv per la sua operazione nel Sud del Libano, “invasione limitata”, non solo è di per sé assurda, ma che è la stessa usata dagli americani in vista dell’coinvolgimento diretto in Vietnam. E sappiamo come è andata a finire. Probabilmente il governo sionista si è convinto di aver indebolito le capacità di comando e controllo di Hezbollah e di essere in grado di muoversi rapidamente in terreni difficili e di affrontare poca opposizione. Dunque non siamo solo di fronte a un’espressione analoga che ritorna dopo oltre mezzo secolo, ma anche allo stesso errore commesso nel sottovalutare l’avversario e pensare che inviare qualche decina di migliaia di masticacicche in appoggio alla carne da cannone fornita da Diem, avrebbe facilmente risolto la situazione.
In realtà già da questi primi momenti di conflitto che dovrebbe portare all’occupazione di un’area collinare di circa 800 km quadrati, le speranze di Israele in una resistenza debole di Hezbollah sono già state frustrate. Co,lpi di artiglieria hanno colpito in pieno una forza di fanteria israeliana nella località di Al-Sadah; una salva di razzi Fadi 2 è stata lanciata contro la base militare di Noura; altri razzi sono stati lanciato contro gli insediamenti di Safad, Gesher Haziv, Sa’ar, Kabri e Kfar Giladi; infine altri razzi sono stati lanciati contro le concentrazione di soldati a Beit Sida, Yiftah, Al-Zaourah. Un altra serie di razzi ha colpito una base di missili balistici a nord di Haifa, mentre i movimenti dei soldati israeliani nei frutteti di fronte alle città di Adaisseh e Kfar Kila sono stati presi di mira, pare con molta efficacia.
Questo è ciò che accadrà nei prossimi giorni e nelle prossime settimane con un costante logoramento delle forze di Tel Aviv e senza un nulla di fatto, se non ancora una volta una strage di civili. Nel frattempo il regime di Kiev e il suo duce miliardario si vanno afflosciando: la palese sconfitta – quella che per la ridicola e penosa Ue, sarebbe una fake news – lascia spazio alla ricerca di un capro espiatorio. Proprio ieri è accaduto un fatto significativo, mai verificatori prima dall’inizio della guerra: Radio Liberty, emittente di propaganda della Cia per l’Europa orientale, si è incaricata di smentire l’ennesima balla ucraina sulla distruzione di un deposito di munizioni russo di Kotluban, nella regione di Volgograd. Per contestare questa fantasia sono state anche diffuse delle foto satellitari dalle quali emerge che il deposito è intatto. Il fatto che ci si sia scomodati a fornire le prove della panzana di Kiev dimostra che qualcosa sta cambiando e che probabilmente stiamo assistendo a uno scollamento tra Pentagono e direzione politica, ammesso che tale direzione vi sia. Del resto siamo in un periodo di interregno: l’imperatore è stato detronizzato, ma senza avere un vero erede, solo una figlia adottiva delle cui scarse capacità è lecito dubitare. Il Washington Post, senza volere, ha esposto molto bene la situazione: il Paese è governato tramite un consenso di istituzioni “che sostengono la democrazia come una sorta di ‘segretariato permanente”.
Insomma l’oligarchia al comando che oggi si trova in una situazione che ha provocato, ma non immaginato: lo scontro con un Paese realmente sovrano e deciso a conservare tale sovranità che sta raccogliendo attorno a sé chiunque voglia sfuggire al Leviatano finanziario. Questa sconfitta dell’impero che è ormai nel Caos si rifletterà inevitabilmente su Israele: il Medio Oriente sarà l’ultimo Vietnam dell’Occidente.
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