La tragedia lascia il posto alla farsa. E badate Zelensky che accetta di ritirarsi a patto che l’Ucraina entri nella Nato, non è certo l’episodio più clamoroso e più assurdo della vita europea. Proprio ieri dalle urne tedesche è uscito vincitore il leader della Cdu, Friedrich Merz, che quasi certamente sarà il nuovo cancelliere: è un uomo della finanza, ex avvocato di Blackrock e della Commerzbank, milionario, adoratore del Mercato, fautore di più capitalismo, come ha scritto in un libro, globalista e dunque ovviamente guerrafondaio senza mezzi termini. Il conflitto contro la Russia è proprio la sua battaglia, ovvero quella del grande capitale contro uno dei bastioni che si oppongono al suo disegno neo medievale gettato n campo da 5 anni a questa parte. Così proprio mentre si comincia a parlare di tavoli di pace, la Germania, pur spaccata politicamente e anche territorialmente come si vede nell’immagine a fianco dove la marea azzurra dell’Afd si trova tutta a Est, nel territorio della ex Ddr, elegge uno che vuole mandare i missili in Ucraina per colpire direttamente la Russia, come ha più volte affermato.
Ma potremmo anche parlare del bellicismo del Pd, divenuto chiaro e cristallino proprio nei giorni in cui si comincia a parlare di accordi: è buono e giusto sacrificare scuole, sanità, pensioni per mandare armi a Kiev, anche se queste sono ormai inutili. Ma così si incentiva l’industria bellica e che è tra le grandi donatrici del sistema politico nella sua interezza. Si potrebbe anche rilevare che qui ci troviamo di fronte a un’entità partitica, il Pd appunto, la quale si appoggia a un’organizzazione economico – finanziaria che detiene un notevole potere attraverso le cooperative (divenute ormai in tutto e per tutto aziende padronali) e il gruppo Hera che gestisce energia e acqua in maniera speculativa. E che forse scorge nella prosecuzione del conflitto un interesse di questo tipo. Siamo lontani le mille miglia da ciò che era il partito fondato da Gramsci, siamo al suo esatto contrario.
Del resto troppi sono gli equivoci della società italiana e troppi sono disposti a chiudere gli occhi in nome di appartenenze fittizie, per cui ora ci troviamo con una Meloni che in nome della solidarietà europea deve scegliere la guerra, mentre il suo referente sarebbe Trump: Amleto è sceso al mercato rionale. Tutto questo però da Flensburg a Pantelleria, dal Manzanarre al Reno è solo frutto di una cecità assoluta: questo milieu politico di burattini che si sono fatti trascinare in una guerra deleteria per loro stessi, hanno finalmente scoperto di essere tali e ora ostentano il loro imbelle bellicismo, lasciatemi passare il gioco di parole, per passare come umani allungando un naso già troppo lungo. Sperano di salvare quanto meno l’immagine di sé e la finzione di un ruolo per l’Europa al prezzo di qualche squillo di tromba guerresca e di tagli al welfare: tanto alla fine, se i grandi arrivassero a mettersi d’accordo, la Russia ritornerebbe a vendere loro gas e petrolio e riaprirebbe il proprio mercato.
Inutile dire che stanno commettendo un errore clamoroso, non hanno capito che con la presidenza Trump gli stati Uniti hanno smesso di opporsi a un nuovo ordine mondale, non avendo più la forza di farlo e ora cercano di guidarlo. Detto in altre parole l’amministrazione di Washington non si aggrappa più al fatiscente ordine unipolare post guerra fredda, ma al contrario, sta rimodellando la propria politica estera per tentare di conseguire il primato dell’America in un mondo multipolare. Invece le élite europee sono rimaste dentro il vecchio schema di cui fa parte anche l’ideologismo globalista che alla fine è un ballon d’essai destinato a propiziare un nuovo trasferimento di risorse dai poveri ai ricchi. Di qui la totale e orwelliana confusione tra pace e guerra che sta dipingendo il continente con una una pesante mano di grottesco. In aggiunta a questo c’è da dire che la strenua resistenza alla pace, anche di fronte alla sconfitta, rende la Ue e i Paesi che la compongono molto sospetti alla Russia: chi ingenuamente pensa che Mosca non veda l’ora di tornare a fare affari con l”Europa come se nulla fosse, si sbaglia di grosso e dunque l’ottimismo con cui si parla del gas russo di nuovo nei condotti, almeno di quelli rimasti, di riapertura di rapporti commerciali e di ritorno nella Federazione di aziende che se ne erano andate è solo una pia illusione. Che diventa sempre più tale mentre il sinedrio di imbecilli del milieu politico continentale gioca il suo due di coppe per la guerra.
In questa nuova dimensione l’Europa è un problema anche per gli Usa proprio perché vuole continuare la guerra preparata da Obama – Biden, che Washington non vuole più fare essendo contraria alla nuova strategia. E possibile che si arrivi anche a una spartizione di influenze nel continente tra Russia e America: in questo quadro anche l’alleanza atlantica diventa un oggetto da toccare con le pinze e che certamente dovrà cambiare i propri connotati. Eppure ho sentito gente che diceva “via la Nato”, amareggiarsi per la possibilità che questa alleanza venga ridimensionata. Insomma adesso diventa più chiaro qual è il senso del non senso.
fonte: