Il Ministero dell’intelligence israeliana ha stilato un piano per deportare i palestinesi di Gaza nel Sinai. Lo rivela, e lo rende pubblico la rivista israeliana Mekovit
Riportiamo un articolo di grande interesse pubblicato da The Cradle il 29 ottobre. La rivista culturale israeliana Mekovit il 28 ottobre ha pubblicato un documento trapelato dal Ministero dell’Intelligence di Tel Aviv che raccomandava l’occupazione di Gaza per deportare tutti i suoi 2,3 milioni di abitanti nella penisola egiziana del Sinai.
Il documento, pubblicato il 13 ottobre, dettaglia un piano per trasferire tutti i residenti della Striscia di Gaza nel Nord Sinai come l’opzione preferita tra tre alternative per quanto riguarda il futuro dei palestinesi a Gaza alla fine dell’attuale guerra tra Israele e Hamas […].
Il documento raccomanda che Israele evacui la popolazione di Gaza nel Sinai durante la guerra, stabilisca tendopoli e nuovi insediamenti nel nord del Sinai per accogliere la popolazione deportata, e poi crei una zona di sicurezza recintata che si estenda per diversi chilometri all’interno dell’Egitto. Ai palestinesi deportati non sarà permesso di ritornare in nessun territorio vicino al confine israeliano.
L’esistenza del documento non indica necessariamente che le sue raccomandazioni siano state attuate dall’establishment della sicurezza israeliano.
Il Ministero dell’Intelligence, guidato da Gila Gamliel del partito Likud, non controlla nessuna delle agenzie di intelligence israeliane, ma prepara in modo indipendente studi e documenti che vengono inviati al governo e agli organi di sicurezza perché siano esaminati.
Deportare i palestinesi
Tuttavia, le recenti dichiarazioni di alcuni funzionari governativi israeliani e le azioni dell’IDF [Israel defence force ndr] a Gaza suggeriscono che il piano sia effettivamente in fase di attuazione. Dal 7 ottobre, i funzionari israeliani hanno ripetutamente lanciato avvertimenti ai palestinesi affinché si trasferiscano nel sud di Gaza prima dell’imminente invasione di terra
Israele ha imposto un assedio totale a Gaza, tagliando cibo, acqua, carburante ed elettricità. L’assedio, combinato con gli intensi bombardamenti israeliani che hanno ucciso oltre 8.000 palestinesi, in maggioranza donne e bambini, minaccia di rendere Gaza inabitabile.
Un funzionario del Ministero dell’Intelligence ha confermato che il documento di dieci pagine è autentico ma “non avrebbe dovuto esser reso pubblico”, come osserva la rivista Mekovit .
Secondo un attivista di destra, il documento del Ministero dei servizi segreti è stato fatto trapelare da un membro del Likud. La rivelazione del documento è stata un tentativo di verificare se ‘l’opinione pubblica israeliana è pronta ad accettare l’idea di un trasferimento [dei palestinesi] da Gaza [riteniamo che, all’opposto, la rivelazione serva a impedire la deportazione ndr.].
Il documento raccomanda inequivocabilmente ed esplicitamente il trasferimento dei civili da Gaza come risultato auspicabile della guerra.
Il piano di trasferimento è diviso in diverse fasi: nella prima fase, la popolazione di Gaza sarà costretta a spostarsi nel sud di Gaza, mentre gli attacchi aerei israeliani si concentreranno su obiettivi ubicati nel nord di Gaza.
Anche Allah lo vuole…
Nella seconda fase inizierà l’ingresso via terra dell’esercito israeliano a Gaza, che porterà all’occupazione dell’intera Striscia, da nord a sud, e alla “pulizia dei bunker sotterranei dai combattenti di Hamas”.
Quando la Striscia di Gaza sarà occupata, i cittadini di Gaza saranno trasferiti in territorio egiziano e gli sarà impedito di far ritorno per sempre.
“È importante lasciare utilizzabili le vie di transito verso sud, per consentire l’evacuazione della popolazione civile verso Rafah”, si legge nel documento.
Il documento raccomanda di avviare una campagna dedicata a “motivare” gli abitanti di Gaza “ad accettare il piano” per spingerli a rinunciare alla loro terra.
Gli abitanti di Gaza dovranno essere convinti che “Allah ha fatto in modo che voi perdiate questa terra a causa della leadership di Hamas – non c’è altra scelta se non quella di trasferirvi in un altro posto con l’aiuto dei vostri fratelli musulmani”, si legge nel documento.
Inoltre, il piano prevede che il governo debba lanciare una campagna di pubbliche relazioni che promuova tale programma di trasferimento presso gli stati occidentali, in modo da non fomentare l’ostilità verso Israele o danneggiare la sua reputazione.
Deportazione come misura umanitaria
Per ricevere il sostegno internazionale, la deportazione della popolazione da Gaza deve essere presentata come una misura umanitaria necessaria. Tale deportazione potrà essere giustificata perché causerà “meno vittime tra la popolazione civile rispetto al numero che si registrerebbe se rimanessero” dove si trovano, si afferma nel documento.
Il documento spiega, inoltre, che gli Stati Uniti dovrebbero far pressione sull’Egitto affinché accolga i residenti di Gaza e deve incoraggiare i Paesi europei, in particolare Grecia, Spagna e Canada [quest’ultimo, ovviamente, non è un Paese europeo ndr], ad aiutare nell’accoglienza e a sistemare i rifugiati evacuati da Gaza.
Infine, il documento spiega che se la popolazione di Gaza restasse, si conterebbero “molti morti arabi” nel corso dell’occupazione di Gaza da parte dell’esercito israeliano e questo danneggerebbe l’immagine internazionale di Israele in misura maggiore della deportazione della popolazione. Per tutte queste ragioni, la raccomandazione del Ministero dell’Intelligence è di promuovere il trasferimento permanente di tutti i palestinesi di Gaza nel Sinai.
Così non appare un caso che l’ex ambasciatore israeliano negli Stati Uniti Danny Ayalon abbia dichiarato che i residenti di Gaza debbano essere trasferiti nel Sinai. E non è il solo. Per fortuna non tutti in Israele concordano con tale programma, come denota il fatto che il piano sia stato fatto trapelare dalla rivista Mekovit .
L’anticipazione di Bibi e il gas di Gaza
L’idea suddetta, peraltro, non è nuova. Riportiamo il titolo di un articolo del Timesofisrael del 30 novembre 2017: “Netanyahu ha proposto di insediare i palestinesi nel Sinai, afferma Mubarak”. L’ex presidente egiziano, spiega l’articolo, ha rifiutato la richiesta. Non c’era stata ancora l’aggressione di Hamas del 7 ottobre…
Alle dichiarazioni di Ayalon ha accennato anche il comico egiziano Bassem Youssef in un’intervista di rara intelligenza (qui il link), che ci permettiamo di consigliare ai lettori.
Ci permettiamo di aggiungere un altro particolare. Di recente è stato rinvenuto un ricchissimo giacimento di gas naturale al largo della Striscia di Gaza, 30 Km dalla costa, che si stima di “più di un trilione di piedi cubi di gas naturale”. Agli inizi di giugno, il governo israeliano ha dato l’approvazione preliminare al progetto Gaza Marine per il suo sfruttamento.
Non c’entra nulla con il dramma che si sta consumando nella Striscia, ma è un elemento del quale ci sembra opportuno dar conto, aggiungendo che la presenza dei missili di Hamas renderebbe lo sfruttamento troppo oneroso, a causa dei presidi difensivi necessari, oltre che a rischio.
Fonte: