Tel Aviv non ha molto tempo a disposizione per uscire dal tunnel della guerra ad Hamas o meglio ai palestinesi: più si va avanti con gli scontri e con bombardamenti e più sarà difficile per Israele salvarsi da se stessa. In che senso? La situazione è stata descritta abbastanza bene dal professor Jeffrey Sachs, consigliere del Segretario generale dell’ONU: “I crimini di guerra di Israele a Gaza, che secondo il Centro per i diritti costituzionali rasentano il genocidio, minacciano di distruggere i legami civili, politici, economici e culturali di Israele con il resto del mondo. In Israele crescono le richieste affinché il primo ministro Benjamin Netanyahu si dimetta immediatamente. Un nuovo governo israeliano dovrebbe cogliere l’opportunità di trasformare la carneficina in una pace duratura attraverso la diplomazia”.
Evidentemente di tratterà di ebrei antisemiti secondo le stupidaggini di chi vorrebbe far credere che le critiche al un governo sionista di estrema destra siano perciò stesso antisemitismo; questa insensata robaccia squalifica chi la spaccia, ma a parte questo, Netanyahu sembra essere caduto nella trappola della guerra al terrore, esattamente come ci sono cascati gli stati Uniti dopo l’11 settembre che pure probabilmente è stato un prodotto della politica americana stessa attuata attraverso Al Qaeda che era una creazione americana : l’obiettivo di Hamas (finanziato per molti anni da Netnyahu) nell’attacco terroristico del 7 ottobre. era quello di precipitare Israele in una guerra lunga e sanguinosa e indurlo a commettere crimini di guerra per incorrere nelle tre dell’opinione mondiale. Le azioni di Israele stanno mettendo a dura prova gli amici di Israele che oggi devono persino trovare miserabile giustificazioni per un tentato genocidio. La tattica di Israele di zittire qualsiasi critica alle sue stesse azioni liquidarla come antisemitismo non la salverà, anche perché Tel Aviv si aggrappa a Washington come se questa non fosse molto indebolita sulla scena planetaria e non si trovasse in difficoltà a salvare Israele da se stessa.
Dice ancora Sachs: “Basta vedere come gli Stati Uniti stanno “salvando” l’Ucraina. che è stata distrutta dal sua volontà di aderire alla Nato e dal suo rifiuto della diplomazia istrutta dal suo perseguimento dell’adesione alla NATO e dal suo rifiuto della diplomazia, entrambi incoraggiati dall’inefficace promessa americana di fornire all’Ucraina sostegno militare per tutto il tempo necessario”. Netanyahu e il suo gabinetto stanno dicendo agli israeliani che non c’è altro modo per raggiungere la sicurezza e la pace se non invadendo Gaza, cacciandone la popolazione rimasta dopo le stragi e sconfiggendo Hamas. L’acquiescenza dei governi americano ed europei all’invasione di Gaza da parte di Israele invia al popolo israeliano il messaggio che i suoi leader stanno dicendo la verità e sono nel giusto: ossia che Hamas può essere sconfitto militarmente con facilità, che il numero di morti civili a Gaza può essere limitato attraverso operazioni militari mirate e che Israele sta facendo l’unica cosa che può fare per la propria sicurezza. Tuttavia, queste opinioni del tutto errate sono oggi sostenute dagli stessi milieu politici occidentali che prima del 7 ottobre dicevano esattamente il contrario. La leadership israeliana sta solo cercando di nascondere i propri errori,
Israele si trova su un vulcano di disordini perché ha a lungo negato al popolo palestinese i diritti umani, economici e politici fondamentali. La Striscia di Gaza è stata descritta come una prigione a cielo aperto persino dagli “amici” Human Rights Watch. Secondo gruppi per i diritti umani come Amnesty International, l’occupazione israeliana della Palestina equivale ad apartheid. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite hanno giustamente e a stragrande maggioranza approvato una risoluzione dopo l’altra che chiedeva una soluzione a due Stati, l’ultima il 26 ottobre, solo pochi giorni fa. Si tratta di un tema che era scivolato bel dimenticatoio da anni e invece adesso è tornato alla ribalta con forza. Se Israele bevesse il veleno di Netanyahu secondo cui “questo è tempo di guerra”, si isolerebbe dal resto del mondo e pagherebbe un prezzo devastante. Gli obiettivi raggiungibili di Israele sono la pace e la sicurezza durature attraverso la diplomazia e i veri amici dovrebbe dissuadere Tel Aviv dal commettere crimini contro l’umanità, per non parlare di fornire loro le risorse finanziarie e le armi per farlo.
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