La notizia di oggi potrebbe apparire poco appassionante nel grande trambusto che viviamo eppure è una testimonianza del futuro che incombe mentre il passato combatte le sue eterne guerre, conteggia i suoi massacri e lancia le sue false pandemie in nome di ideali fasulli che vengono calpestati proprio nel momento in cui ipocritamente li si afferma. La buona novella che gli arcirivali Iran e Arabia Saudita hanno concordato ieri di ristabilire le relazioni diplomatiche dopo sette anni di grandi tensioni e di riaprire le reciproche ambasciate entro i prossimi due mesi. Già così si tratterebbe di una vicenda in grado di dare una svolta a tutto il Medio Oriente che significativamente oggi pretende di abbandonare il vecchio nome coloniale per chiamarsi Asia occidentale. In particolare l’accordo potrebbe anche frenare i continui sforzi di Israele per normalizzare le relazioni con i suoi vicini arabi. occidentale e non a caso l’ex primo ministro israeliano .Naftali Bennett, che ha osservato come “la ripresa delle relazioni tra Iran e Arabia Saudita sia uno sviluppo pericoloso per Israele e rappresenta una vittoria politica per l’Iran”. Ma questo sarebbe niente se non si tenesse conto delle circostanze che hanno portato a questa pacificazione ovvero il fatto che il nuovo accordo tra le due potenze regionali è stato siglato a Pechino ed è il risultato della mediazione cinese: l’asse del mondo si va proprio spostando e decretando il passaggio della fabbrica del mondo a ordinatrice del mondo. .
Finora erano gli Usa il perno dell’atmosfera di conflitto fra i due Paesi e in qualche modo anche i suscitatori della loro reciproca ostilità, ingrandita anchge da questioni religiose fra i due Paesi: l”Arabia Saudita ha stretti rapporti economici e militari con gli Stati Uniti, mentre l’Iran è stato pesantemente sanzionato da Washington per il suo programma nucleare. Le successive amministrazioni statunitensi hanno minacciato Teheran di conseguenze diplomatiche o militari in caso di sviluppo di armi nucleari, con il segretario alla Difesa Lloyd Austin che ha avvertito giovedì che gli Stati Uniti “non permetteranno all’Iran di acquisire un’arma nucleare”. E lo credo visto che gli iraniani sono in grado di arricchire l’uranio, cosa che gli states non possono più fare in proprio. Ma a parte questa notazione Riyadh e Teheran sostengono le parti opposte dentro il caos americano, nelle guerre in Yemen e Siria, mentre l’Iran sostiene il movimento Hezbollah in Libano, l’Arabia Saudita, insieme a Stati Uniti e Israele, considera Hezbollah un gruppo terroristico. Appena tre mesi fa a dicembre Teheran ha accusato Riyahd insieme a Stati Uniti e Israele – di incitamento alle rivolte antigovernative in realtà sostenute ” militarmente” da gruppi entrati clandestinamente nel territorio iraniano. In altri tempi una possibile mediazione sarebbe stata concepibile solo se fatta dall’occidente, ovvero dall’”ordine internazionale basato su regole” ma adesso chi si fida più di gente che firma trattati e impegni e poi se li rimangia a piacere, che fa le regole e le disfa a piacimento?
Il ruolo di Pechino nell’intermediazione dell’accordo è ovviamente una grande vittoria diplomatica per la Cina che è ormai a pieno titolo un elemento di moderazione sulla scena internazionale, laddove gli Usa e i loro valletti non sono più minimamente credibili. Il fatto che il piano di pace cinese per l’Ucraina sia stato rifiutato dall’occidente complessivo non toglie nulla a quest nuovo protagonismo cinese, anzi lo accentua mostrando a tutto il mondo come l’occidente sia strutturalmente incapace di ricercare la pace e si dedichi a un ossessivo militarismo. Comunque sia ogni giorno un nuovo mattone viene aggiunto al mondo multipolare e quello che viene chiamato, con chiare venature razziste il sud del mondo pur comprendendo Paesi come la Russia che circondano la più gran parte del mare artico, non vede l’ora di liberarsi dalle catene del colonialismo palese o nascosto, imposte in sostanza dall’anglosfera e la guerra in Ucraina ha fatto esplodere la consapevolezza di una volontà di dominio che non conosce confini. Michael Gfoeller e David H. Rundell hanno recentemente pubblicato un articolo in cui dicono che “Quasi il 90% del mondo non ci segue in Ucraina”. Probabilmente ci sarebbe molto da riflettere per l’Europa che ormai non è più in grado di farlo
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