Pier Paolo Caserta
Tra pochi giorni inizieranno gli europei di calcio, dai quali la Federazione russa è stata esclusa. Quella in corso in Ucraina è una guerra della Nato a guida Usa contro la Federazione russa. Inoltre l’espansione della Nato ad est, insieme all’unilateralismo e all’imperialismo degli Stati Uniti, sono cause strutturali di un conflitto del quale l’occidente porta responsabilità di peso maggiore della Russia, essendo quest’ultima aggressore sul piano della causa occasionale ma aggredita sul piano delle cause strutturali, come mostra chiaramente un esame non parziale della geopolitica degli ultimi 35 anni, a partire dalla fine della Guerra fredda. Ne consegue a rigore che, se davvero si vuole condannnare la guerra, si sarebbe dovuta impedire la partecipazione anche, e anzi a maggior ragione, a tutte le rappresentative dei Paesi appartenenti alla Nato, la quale costituisce un’organizzazione militare a carattere palesemente OFFENSIVO. Gli europei di calcio che stanno per cominciare sono, insomma, una sorta di braccio ludico-sportivo del G7 alle porte, e pertanto non ne guarderò un solo fotogramma. È un gioco che non mi piace. Il gioco della guerra. Il gioco della presunzione di superiorità e del razzismo dell’occidente, e dell’imperialismo, che si nascondono dietro all’ombrello della democrazia. Il gioco della subalternità dell’Europa lasciatasi ridurre a colonia, nella quale oggi si vota (e preferisco scegliere chi, non senza limiti e qualche ambiguità, almeno difende la Pace). Il gioco del manicheismo e della polarizzazione, della costruzione del nemico come Male da distruggere, il gioco della russofobia. Il gioco di provocare e di fare la guerra, giusficandola con un apparato propagandistico di menzogne e facendone pagare il prezzo alle classe lavoratrici e popolari. È un gioco al quale non prendo parte, e al quale, in tutti i modi che mi sono possibili, mi contrappongo.
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