In Italia assistiamo alla diffusione improvvisa quanto improvvida di una nuova droga politica, ovvero il kamalismo che i pusher – media cominciano a diffondere nella speranza che venga fumata e sniffata all’ora del tiggì. Sono i tipici fenomeni delle lontane provincie, quelle che sui mappamondi vengono offuscate dalle cacchette di mosca che si depositano inesorabili sui chi è incapace di prendere in mano il proprio destino. Ma questo ridicolo folklore locale nasconde il caos che si sta sviluppando negli Usa dove il “golpe Biden” non è andato giù a nessuno e dove si possono toccare con mano le contraddizioni che si sviluppano all’interno dello stesso elettorato che dovrebbe votare la svanita vice dello svanito presidente. Il quale ieri ha dato ufficialmente sua benedizione alla Harris dicendo che è capace, mentre lui stesso è considerato incapace. Si tratta di un problema logico che meriterebbe un posto in Alice nel Paese delle meraviglie.
Per esempio il gruppo il gruppo di sinistra radicale Black Lives Matter ha chiesto al Democratic National Committee di organizzare primarie informali e virtuali in tutto il Paese prima della convention di agosto, perché l’insediamento della vicepresidente Kamala Harris come presunta candidata democratica, senza alcun processo di voto pubblico, minaccia “l’integrità della nostra democrazia e le voci degli elettori neri. L’attuale panorama politico non ha precedenti, con il presidente Biden che si è fatto da parte in un modo mai visto prima”- ha scritto BLM in una dichiarazione, spiegando come “le élite del Partito Democratico e i donatori miliardari stanno tentando di manipolare gli elettori neri ungendo Kamala Harris e un vicepresidente sconosciuto come nuova lista democratica senza il voto delle primarie da parte del pubblico”.
Diciamo che Kamala non comincia bene la sua corsa, soprattutto perché è il nuage della pelle più che il cervello ad essere uno dei suoi argomenti più efficaci. Tuttavia la posizione del Blm si lega ad un’altra vicenda, quella dei contributi elettorali. E’ stato accertato che i grandi finanziatori del partito democratico non versano in prima persona i soldi, ma si servono di centinaia e a volte di migliaia di cittadini ignari che figurano come donatori di piccole somme. E fino a qui la cosa rimane nella “normalità” della corruzione del sistema, però questa volta c’è qualcosa in più: per la campagna elettorale che fino a una settimana fa doveva vedere come protagonista Biden sono stati raccolti 91 milioni e passa di dollari che si teme possano passare direttamente a Kamala. Così gli uomini di Trump hanno presentato alla Commissione elettorale federale una denuncia di violazione delle leggi elettorali. Il fatto è che non esiste una dichiarazione di candidatura della Harris ad alcuna carica, mentre si sta tentando di falsificare i documenti in maniera da concedere i quasi cento milioni al nuovo e improvviso sfidante di Trump. Sebbene si tratti di un atto di guerriglia politica, esso batte sempre sul fatto che nessuno abbia scelto la Harris e che lo abbia fatto solo Biden, sacrificato proprio per il suo stato mentale non più nascondibile.
A tutto ciò si aggiungono le sempre più agitate manifestazioni pro Palestina, una delle quali c’è stata dopo il discorso del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Ci si aspetterebbe che i manifestanti dovessero essere a favore dei democratici se questi non fossero chiaramente schierati in maggioranza col massacro, esattamente come i repubblicani. Non c’è dubbio che in America regni ormai il il caos, che i riferimenti politici ed etici siano saltati. mentre comincia a svelarsi la filigrana di potere che mette in scena una democrazia inesistente. E che ricorre anche all’assassinio per risolvere i problemi. Ma questo già lo sapevamo: da circa 8o anni è così ed è sempre più difficile nascondere l’ipocrisia di chi si scandalizza quando questi metodi vengono usati all’interno e non nel resto del mondo. Alla fine tutto si paga.
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