Gira la favoletta che Di Maio sia l’autore dell’exploit del M5S alle politiche del 2018, non Beppe Grillo che fece in prima persona la campagna elettorale e che è il fondatore del Movimento.
Sono i colpi di sole uniti ad una memoria corta che stenta a ricordare un Di Maio autore delle disfatte alle Amministrative quando il M5S era ancora in salute di consensi. Non avendo compreso bene i sistemi elettorali non fece alleanze nemmeno con il civismo, fenomeno in forte ascesa.
Le batoste alle Amministrative si sono inevitabilmente riverberate sul consenso nazionale e Di Maio si dimise da capo politico non per meriti, questo almeno possiamo dirlo.
Sulla coerenza sorvoliamo. Basterebbe ricordare il suo europeismo convinto quando visitò i gilet gialli in Francia o la sua moderazione quando voleva l’impeachment di Mattarella o il suo operare alla luce del sole, si fa per dire, sulla vicenda della contestata elezione a capo politico di Giuseppe Conte e, ancor peggio, la vicenda quirinalizia.
Forse Di Maio non ha mai digerito la popolarità di Conte e immaginava di continuare a gestire il M5S anche dalla poltrona del ministero degli Esteri.
Il suo intento è fallito. La sua uscita dal M5S è un segno di debolezza, non di forza, e non verrà misurata con il numero di parlamentari che lo seguiranno ma dal consenso che non avrà nel Paese.
L’ errore di Giuseppe Conte è stato quello di impantanarsi in un Movimento di prime donne invece di creare un nuovo soggetto politico. Vi è sempre l’incognita Beppe Grillo che ha consentito la nascita di questo governo con i grillini Draghi e Cingolani, tali solo nella sua confusa mente.
Il primo risponde solo alle oligarchie economiche e finanziarie, il secondo si è scoperto che è forse più renziano di Renzi.
L’ elevato si è talmente elevato ed estraniato che ha perso il contatto con la realtà e credo che non farà nulla per aiutare Conte, anzi.
A questo punto a Giuseppe Conte gli rimane solo una mossa, ma sarà sempre tardiva.
Consultare gli iscritti per confermare o revocare la partecipazione del M5S a questo governo. Esiste sempre l’appoggio esterno che in molti casi ha un potere contrattuale maggiore di quello che si può avere restando isolati al governo.
di Amedeo Giustini
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