Mentre è in corso il Forum economico di San Pietroburgo ( Spief ), uno degli incontri annuali più importanti in tutta l’Eurasia che quest’anno tratta il tema della multipolarità, l’Occidente prosegue sulla sua strada dove la malvagità si sovrappone a quella tipica stupidità del tramonto. Sembra quasi ovvio che i suoi spargimenti di sangue e in particolare il tentativo di genocidio che sta avvenendo nella striscia di Gaza siano il modo di fermare il processo di multipolarizzazione mondiale come scrive Pepe Escobar ispirandosi e citando Andrea Zhok. In effetti sia in Ucraina, sia in Palestina, sebbene in modi diversi stiamo assistendo a un sacrificio umano che non fa parte di un piano, ma che ha qualcosa di arcaico e di spaventosamente rituale dove tutta la retorica sulla libertà e la democrazia sono soltanto l’impugnatura del coltello sacrificale.
Ce ne possiamo accorgere facilmente dal fatto che tutti e tre i pretendenti al trono di Washington, sono uno più dell’altro favorevoli al genocidio contro l’opinione e il sentire del mondo intero. Il democratico in carica, Joe Biden, fornisce a Netanyahu tutte le armi di cui ha bisogno per massacrare decine di migliaia di donne e bambini palestinesi (il numero reale è in realtà molto superiore) emettendo solo occasionali sussulti di protesta pro forma nel debole tentativo di ammorbidire la sua base. Lo sfidante repubblicano di Biden, Donald Trump, non ha affatto una posizione diversa e anzi sostiene apertamente il genocidio e invita Israele a “finire il lavoro” di massacrare i palestinesi. La cosa ancor più significativa di tutte è che pure lo sfidante indipendente Robert F. Kennedy Jr., il quale offre un’ alternativa agli approcci tradizionali su altre questioni, che ha coraggiosamente combattuto la follia vaccinale, sostiene la posizione più pro-genocidio delle tre. La posizione di Kennedy è sconcertante per molte ragioni: in quanto candidato “alternativo”, ci si potrebbe aspettare che assuma una posizione diversa sulla Palestina, soprattutto perché ciò aumenterebbe le sue scarse possibilità di diventare presidente. I giovani americani si oppongono al genocidio e si schierano con la Palestina, come dimostrano le proteste in corso nei campus. Se RFK Jr. sfruttasse quell’energia giovanile invertendo la rotta e annunciando il suo sostegno alla Palestina, guadagnerebbe immediatamente decine o addirittura centinaia di migliaia di giovani volontari entusiasti che inizierebbero a suonare i campanelli e a promuovere la sua candidatura, proprio come gli studenti contro la guerra del Vietnam. fecero per suo padre nel 1968.
Dal momento che i sondaggi mostrano che la maggior parte degli elettori democratici si oppone alla posizione filo-israeliana di Biden e che l’opinione pubblica americana nel complesso sta seguendo quella mondiale nella direzione di un sostegno sempre più forte alla Palestina, Kennedy potrebbe plausibilmente ottenere la presidenza, guidando questo cambiamento. Invece ha scelto di condannare la sua candidatura facendo eco ai deliri ultra-genocidi del suo referente, il rabbino Schmuley Boteach.
Ora una parte di tutto questo può essere spiegata con la forza della lobby sionista di Washington che è cresciuta a dismisura assieme alla finanziarizzazione dell’economia americana, ma non basta a rendere conto di questa orribile realtà: che di fronte alla prospettiva di perdere la primazia mondiale, la capacità di comando e di sfruttamento anche il genocidio non fa più paura. Dopotutto gli Usa sono nati dal tentato e quasi riuscito genocidio degli abitanti autoctoni. Si può essere contro qualcosa di orribile mettendo in moto la neocorteccia, ma alla fine la voce che viene dal cervello rettile prevale: probabilmente i candidati pensano che una posizione eticamente e moralmente corretta non basterebbe a mettere a tacere i vecchi istinti in agguato nella sfera subliminale. Del resto anche il fatto che si prefiguri apertamente un olocausto nucleare pur di rimanere al comando mostra che qui giocano oscure pulsioni.
Non credo che la psiche americana ed europea vengano corrose da questa legittimazione se non complicità con tutto ciò che avviene nella striscia di Gaza, per non parlare dell’Ucraina, ma sono devastate invece dalla constatazione di poter perdere la primazia planetaria in atto da almeno tre secoli. Le verità dell’Occidente consistono esclusivamente nel suo potere e non da una superiorità intrinseca di tali verità: il cannone dimostra Cartesio e non viceversa per dirla con un paradosso. Dunque il fondamento etico di questo Occidente al tramonto è di per sé immorale. Ora questo dopo tanti stermini sta diventando chiaro.
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