Quando finirà la stucchevole e fuorviante narrazione, un po’ come quella relativa ai vaccini, che per arrivare alla pace si deve continuare ad armare Zelensky?
Vaccini e Leopard, infatti, stessa comunicazione: “Più” ti inietti il siero, “più” ti garantisci la vita; “più” carri armati all’Ucraina, “più” vinci la guerra ed eviti l’ingiustizia che qualsiasi aggressore possa violare il diritto internazionale occupando uno Stato sovrano.
Ma la realtà è un’altra: “Più” armi a Kiev, “più” si scatena la terza guerra mondiale, al momento, come dice da tempo papa Francesco, già scoppiata a macchia di leopardo nel mondo.
E poi, in quanto al concetto di sovranità (focus sull’Ucraina), bisognerebbe parlarne davvero: quando uno Stato non emette moneta, non è più padrone dell’economia (svenduta alle multinazionali, si legga privatizzazioni, dopo il prestito del Fmi), non è più padrone delle infrastrutture, delle fonti energetiche (si pensi agli interessi Usa proprio in questo settore), ed è totalmente assoggettato al pensiero unico laicista (il paese ospita il più alto numero di società che praticano l’utero in affitto), che razza di sovranità è?
Eppure per quella sovranità “violata” da Putin (tutti dimenticano le cause pregresse, la guerra del Donbass del 2014 e la strategia Nato di accerchiamento offensivo e non difensivo di Mosca dal crollo del muro), l’Occidente potrebbe trovarsi coinvolto in un pericoloso conflitto nucleare con la perdita di milioni di vite umane.
E se ora anche i vaccini stanno subendo una brusca frenata circa la loro legittimità (secondo dati ad hoc e reazioni avverse alla mano, non garantiscono l’immunità dal Covid, ma la sua mera protezione, anzi meglio, il contagio moderato, autentico paradosso medico), pure la narrazione atlantista filo-Kiev sta vivendo il medesimo ridimensionamento.
La premier Meloni è cosciente degli effetti di questa corsa alle armi?
Prima si parlava di difesa, ora di offesa, ora di Leopard tedeschi (insieme ai Challenger inglesi, i Leclerc francesi), capaci di distruggere a distanza interi palazzi e raggiungere Mosca, e si prefigurano eserciti da schierare sul campo (il ritorno della guerra tradizionale). E se Zelensky, atterrito per la nuova avanzata russa e per il certo attacco primaverile di Mosca, non si ferma più nelle richieste militari, lo stesso Biden, colto da improvviso e lungimirante buon senso, si è affrettato a dire che il nuovo invio di tank da parte dell’alleanza non “è un’offensiva contro la Russia”. Se l’ha capito lui, emerge invece, in tutta la sua follia ossessiva la strategia del leader ucraino.
Ma quello che sconcerta è la posizione di Palazzo Chigi.
Perché il governo italiano dice solo che “esserci è fondamentale”? Vuole imitare Mussolini, quando si alleò con Hitler per non essere tagliato fuori dalla spartizione dell’Europa? Poi, si è visto come è andata a finire: la concatenazione degli eventi che hanno portato a un conflitto nucleare dalle proporzioni devastanti.
Perché le opposizioni, al di là di una protesta mediatica e di calcolo interno, non chiedono di vedere le carte? E’ noto che i decreti attuativi relativi all’invio di nuovi armamenti all’Ucraina sono secretati: il parlamento è costretto a ratificare e a votare su una politica, su un indirizzo astratto, non sui contenuti specifici. E poi, in caso di guerra, perché smobilitiamo il nostro parco armi per una causa lontana dai nostri interessi, al di là della retorica atlantista?
Il ministro Crosetto ha chiesto di togliere questo invio di tank e di artiglieria, dal patto di stabilità. Illuminante circa gli interessi lobbistici in gioco. Per l’attuale politica tutto è lecito, anche bypassare Camera, Senato, Bruxelles. Un’operazione che sarebbe stata molto più utile per gli italiani alle prese con una grave crisi economica, energetica, se avesse riguardato fondi per la nostra ripartenza, per la sanità, la scuola etc.
A questo punto, se è chiaro in quanti vogliono la guerra, non è ancora chiaro chi veramente vuole la pace.
Fonte: