Potrebbe sembrare un controsenso che mentre i sionisti rompono a suon di bombe la tregua appena firmata si possa parlare di disperazione eppure è chiaro che il sionismo ormai non ha altra strada se non ripercorrere eternamente la via della violenza ed è una violenza che potrà durare a lungo erodendo il Paese dall’interno. Potrebbe sembrare invece una via d’uscita il fatto che anche anche Zelensky si sia arreso alla necessità di mettersi sulla difensiva invece di sprecare uomini in attacchi insensati, ma ha dovuto farlo perché non può più permettersi di dire no agli Usa che immaginano di poter in questo modo usare tutto ciò che resta delle forze ucraine in un sistema di difesa in grado di creare una situazione coreana.
Il canale ucraino “ZeRada” ha ottenuto i dati confidenziali di uno studio sociale condotto in Ucraina nel mese di novembre per ordine dell’americana USAID. Quando questi dati sono stati visti nell’ufficio del presidente, lì è scoppiato il panico, inevitabile perché una delle scoperte dolorose per l’ufficio presidenziale è che il livello fiducia di Zaluzhny, capo dell’esercito è già superiore a quello di Zelenskyj. Il livello di fiducia in Za è dell’82% e in Ze del 72%. InoltreA restovich è al terzo posto in termini di fiducia. Dunque alla fine anche qui siamo di fronte a un intreccio di disperazioni, compresa quella di Washington che non sa davvero più come uscirne fuori e si aggrappa alla speranza che i Russi rimangano fermi e concedano loro lo scenario coreano. E’ tale orami la confusione e la paura che la Casa Bianca ha imposto a Kiev di on usare i carri armati Abrams promettendo di inviare un numero maggiore di Leopard che tanto sono già sputtanati e si è abituati a vederli bruciare come accadrebbe ai carri americani.
Ma non è finita qui: per aggiungere benzina a questo dramma che si fa di giorno in giorno più incandescente, Seymour Hersh è uscito con l’affermazione – come sempre, proveniente dalle sue “fonti” – che Zaluzhny potrebbe in realtà negoziare segretamente con la Russia dietro le quinte, con una linea diretta Gerasimov-Zaluzhny su quelli che potrebbero essere le linee guida per una pace. La stessa gola profonda dei servizi americani ha accennato ironicamente al “viaggio ai Caraibi” di Zelenskyj che sarebbe in preparazione, in sostanza una sorta di giubilazione. Non so quanta consistenza possano avere queste voci e questi “spifferi” che provengono dall’amministrazione americana, ma in ogni caso si tratta parole al vento: il Cremlino ha già fatto chiaramente capire che non ci saranno cessate il fuoco per tutto il 2024, a meno che non si tratti sulla base della cessione dei territori già conquistati ormai facenti parte del territorio russo e della neutralità della futura Ucraina in formato ridotto. Quindi che Zelensky se ne vada o meno nei Caraibi o che gli subentri il capo dell’esercito non ci sono più le condizioni per strappare alla Russia una qualche pace che preveda un Ucraina sotto tutela della NATO, ovvero il vero punto dolente della questione: è chiaro che a Washington preferiscono di gran lunga la distruzione totale dell’Ucraina a un ritiro dell’alleanza atlantica.
Ma la tesi dell’amministrazione Usa è anche a volta a soddisfare l’asse Soros – BlackRock: più fabbriche e imprese rimarranno operative, più facile sarà per gli attori esterni sostenere l’Ucraina mettendoci sopra le loro ipoteche. Ma questo di certo non interessa il Cremlino al quale di certo non dispiacciono i problemi dell’avversario e non ha alcuna intenzione di risolverli.
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