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di Massimo Spread

No, purtroppo non è un modo di dire. Secondo il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani: “L’aumento del prezzo dell’energia rischia di avere un costo totale l’anno prossimo superiore all’intero pacchetto del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. E dato che il governo non ha alcuna intenzione di calmierare il caro bollette ricorrendo a uno scostamento di bilancio (che comunque dovrebbe essere autorizzato direttamente da Bruxelles, quindi stiamo freschi), il risultato finale è che, di fatto, i grandi investimenti per far ripartire il Paese verranno pagati dai contribuenti italiani.

Purtroppo la situazione, già non buona, rischia di peggiorare ulteriormente se gli aumenti del costo dell’energia diventeranno strutturali. Non parliamo poi di quel che accadrebbe in seguito allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina; le sanzioni economiche contro il regime di Putin diventerebbero obbligatorie, e di certo Vladimir risponderebbe con la chiusura dei rubinetti del gas lasciando a secco le tubature europee. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per una crisi economica violenta quanto quella causata dal Covid-19, con l’aggravante che stavolta non potremmo contare su ulteriori aiuti europei.

L’unica soluzione concreta per uscire da questa impasse è costosa, controversa e tutt’altro che immediata; il ricorso all’energia nucleare. Cingolani ha escluso il ricorso ai reattori di terza generazione (quelli sui quali sta puntando la Francia) ma in un’intervista a Repubblica ha proposto di investire su quelli di quarta, attualmente in fase di sperimentazione negli Stati Uniti, da lui considerata fonti di energia che “tra dieci anni potrebbe dimostrarsi sostenibile. Non vedo perché l’Italia non debba fare ricerca e sviluppo su questo settore”. Il problema è che dieci anni – se mai saranno sufficienti – sono lunghi a passare, e il costo delle bollette rischia di far saltare i conti di famiglie, imprese e Stato già nei prossimi mesi. Nel frattempo l’unica soluzione percorribile sembra essere puntare sul gas, sia perché l’Unione Europea ha deciso di considerarlo “ecologico” e quindi meritevole di sovvenzioni sia perché è l’unica fonte energetica della quale non siamo del tutto sprovvisti.

Ma puntare sul gas significa combattere tutti quei gruppi di pressione, ambientalisti o semplicemente immobilisti, che non vogliono sentir parlare di alcun investimento che non riguardi le rinnovabili (che però, purtroppo, di energia ne producono davvero pochina). E l’esecutivo non sembra avere la forza per condurre questa battaglia, avendo già perso la spinta propulsiva fornita dalla rielezione di Mattarella. I partiti che compongono la maggioranza non sono infatti stati in grado di proporre alcuna soluzione se non quella – a dire la verità piuttosto facile – di battere cassa chiedendo i miliardi necessari per neutralizzare almeno parte degli aumenti delle bollette.

Tutto questo mentre ormai 700mila imprese risultano ormai a rischio insolvenza proprio a causa dell’insostenibile costo dell’energia e della fine delle moratorie sui prestiti bancari, decisa perché, a sentire il governo, ormai “siamo fuori dalla crisi”. Fuori dalla crisi Covid, forse, ma sul punto di precipitare in una crisi energetica che rischia di avere conseguenze ancora peggiori. Cingolani, se non altro, se n’è accorto e ha lanciato un grido di allarme; Draghi e Franco lo ascolteranno?

Di Massimo Spread

Fonte:

Di BasNews

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