200 euro, una volta sola, e neanche per tutti. Potremmo riassumere così il magro bilancio dell’ennesima misura inventata dal governo per dare un po’ di sollievo alle finanze dei cittadini martoriate dall’inflazione, infilata all’ultimo momento del Decreto Aiuti. In teoria dovrebbe dare una mano a 30 milioni di italiani, uno su due. È notizia di oggi che i lavoratori autonomi e le partite Iva, che secondo le indicazioni del ministero dell’Economia sarebbero stati inclusi tra i percettori, non li riceveranno a luglio assieme ai dipendenti e i percettori del reddito di cittadinanza. Arriveranno allora ad agosto, a settembre? Non si sa; il decreto attuativo che avrebbe dovuto chiarire le regole di accesso al bonus e sbloccare i relativi fondi – pari a circa mezzo miliardo di euro – non è stato finora approvato anche se il governo si era impegnato a farlo entro il 17 giugno.
Anzi, a dire la verità non sa neanche con certezza se saranno davvero 200 euro, o meno. Sì, perché nell’articolo 33 del decreto, quello che appunto cita il fondo per le indennità spettanti ad autonomi e professionisti, non si specifica che si riceverà proprio quella somma. E dato che il fondo ammonta ad appena 500 milioni qualcuno ha già fatto due calcoli e dubita che si riuscirà a raggiungere la cifra dei lavoratori dipendenti, a meno di non restringere in qualche modo la platea degli aventi diritto, innalzando il reddito massimo dei potenziali percettori al di sopra dei 2.692 euro lordi mensili previsti per i lavoratori dipendenti.
Alle richieste di chiarimento arrivate dall’opposizione di Fratelli d’Italia i rappresentanti dell’esecutivo hanno finora risposto con delle spiegazioni da Prima repubblica insieme rassicuranti e vaghissime: lo schema di decreto “è in avanzata fase di predisposizione”, le modalità di riconoscimento delle somme “sono in via di definizione”, verrò posta la massima attenzione a “non creare disparità con la platea degli altri beneficiari dell’indennità”. Insomma, al pagamento di questi benedetti 200 euro manca poco, pochissimo, ma non ci pensano neanche a dire con esattezza quanto.
Assieme ai lavoratori autonomi cominciano a preoccuparsi però anche i dipendenti privati, perché il governo non ha fornito ancora le istruzioni operative alle aziende per permettere il riconoscimento del bonus ai suoi dipendenti. Sì, perché per ricevere i soldi non basta avere un reddito inferiore ai 2.692 euro lordi al mese; i lavoratori del privato dovranno pure riempire un modulo che però il Mef non ha ancora diffuso (lasciate perdere quelli che circolano online, sono falsi). Alla fine gli unici cittadini sicuri di ricevere i soldi a luglio sono insomma lavoratori pubblici e pensionati, oltre ai percettori del RdC. E pure in questo caso neanche tutti. I professori non di ruolo infatti, rischiano di restare a bocca asciutta; i loro incarichi cessano di solito il 30 giugno, ma dato che hanno diritto a ricevere il bonus solo i lavoratori in forza nel mese di luglio ecco che gli insegnanti precari rischiano di essere esclusi.
Insomma, sembra proprio che questo bonus sia già un pasticcio prima ancora di essere erogato, e oltre a dare un aiuto molto relativo alle famiglie rischia di creare ulteriori disparità dai cittadini; davvero l’ultima cosa di cui avremmo bisogno dopo i disastri economici provocati dal Covid e dalla guerra.
Fonte