Dopo Amnesty international anche Human Rights Watch decide di pronunciarsi su quanto sta accadendo a Gaza, concludendo, come da titolo del “documento“, che quanto vi si sta consumando va definito come “Sterminio e atti di genocidio”.
Il numero reale dei morti non si saprà mai
L’atto di accusa, più che documentato, dell’autorevole organismo internazionale si concentra sulle restrizioni imposte ai palestinesi della Striscia, in particolare sulla negazione di una quantità di acqua necessaria alla vita e sulla distruzione di tutte le infrastrutture, azioni che nulla hanno a che vedere con l’eliminazione di Hamas.
“A causa della devastazione del sistema sanitario di Gaza avvenuta dall’ottobre 2023, compreso il sistema di monitoraggio delle malattie – si legge in un passaggio del documento – i numeri reali di quanti hanno subito danni o sono stati uccisi dalle azioni delle autorità israeliane, che hanno privato i palestinesi delle quantità adeguate di acqua, è sconosciuta e probabilmente non sarà mai completamente nota. Tuttavia, queste politiche hanno probabilmente contribuito a produrre migliaia di morti. Medici e infermieri hanno riferito a Human Rights Watch di aver visto numerosi neonati, bambini e adulti morire a causa di una combinazione di malnutrizione, disidratazione e malattie”.
Sugli orrori di Gaza, anche un articolo di Giden Levy, pubblicato su Haaretz, che racconta di quanto gli ha detto un suo amico, professore universitario in una prestigiosa Università americana, nato in un kibbutz e “rampollo di una famiglia di combattenti nella guerra del 1948 e di aristocratici intellettuali israeliani”.
Così l’anonimo professore universitario: egli “è convinto che Israele stia commettendo un genocidio a Gaza (è esperto in materia per via della sua professione) e spiega perché: non esiste una definizione di pulizia etnica nel diritto internazionale, ma è una fase sulla strada del genocidio. Quando una popolazione viene cacciata con la forza e non verso un rifugio sicuro, ma verso un luogo dove continuano a ucciderla, si tratta di genocidio. Non c’è più alcun dubbio che Israele stia portando avanti una pulizia etnica nella Striscia di Gaza settentrionale. Israele lo sta dichiarando e i suoi atti ne sono una chiara prova. Inoltre, la distruzione sistematica dell’intera Striscia settentrionale da parte dell’IDF, che non ha lasciato altro che rovine sul suo cammino, testimonia l’intenzione di non consentire un ritorno.
La Corte dell’Aja e il corridoio di Netzarim
“Il mio visitatore è convinto che quando la Corte internazionale di giustizia deciderà se Israele ha commesso un genocidio, si concentrerà sulla Striscia di Gaza settentrionale, come fece all’epoca con Srebrenica. Lì furono massacrati ‘solo’ circa 8.000 bosniaci, la maggior parte dei quali uomini [a Gaza per lo più bambini ndr], nonostante il fatto che la città fosse stata dichiarata ‘zona sicura’. L’Aia e il mondo intero hanno stabilito per sempre che si è trattato di genocidio e i colpevoli sono stati processati e condannati”.
“Quando si bombarda senza pietà una popolazione sfollata nella sua nuova dislocazione, come sta facendo l’Israel Defense Forces, si tratta di genocidio. Se sembra un genocidio e si agisce come in un genocidio, è un genocidio. In Israele è impossibile dirlo, nemmeno ai liberali. Anche nelle prestigiose università degli Stati Uniti, i cui donatori sono ebrei, è difficile dirlo. Le orecchie israeliane ed ebraiche non sono disposte ad ascoltarlo e non importa ciò che dimostra la realtà”.
“[…] Israele si è impantanato nel suo lutto e nel suo disastro ed è diventato del tutto cieco. Nessuno presta attenzione al disastro ben più orribile di Gaza. Molto è già stato scritto sul ruolo spregevole dei media nel creare questa situazione, ma la responsabilità di questa completa ‘sbornia sobria’ ricade sulla coscienza di ogni israeliano che è tornato in sé. Potrebbe perseguitarlo ancora un giorno o l’altro”.
Sempre su Gaza, un articolo di Yaniv Kubič dal titolo: “‘Non ci sono civili. Sono tutti terroristi’: i soldati dell’IDF denunciano le uccisioni arbitrarie e l’illegalità dilagante presso il corridoio Netzarim di Gaza”. Così nel sottotitolo: “I soldati dell’IDF che hanno prestato servizio a Gaza hanno detto ad Haaretz che chiunque attraversi una linea immaginaria nel contestato corridoio di Neztarim viene ucciso a colpi di arma da fuoco e ogni vittima palestinese viene considerata un terrorista, anche quando si tratta di un bambino”.
Il corridoio di Netzarim, immaginato fin dagli anni ’70 per controllare militarmente la Striscia ma realizzato nel corso delle attuali operazioni militari, taglia in due Gaza, dividendo il Nord dal Sud.
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