Ciò che è successo nell’ultima settimana segna una soglia terribile per la storia occidentale e del mondo: la decisione di Washington di dare il via ai missili a lungo raggio sulla Russia, ordigni che sono controllati direttamente dalla Nato e il conseguente uso da parte russa di una nuova arma ipersonica che rende l’Europa totalmente indifesa, cambiano la natura della guerra in Ucraina trasformandola in guerra globale. Che è – mi scuso per la ripetizione – l’ultima risorsa del globalismo neoliberista per sopravvivere a se stesso e alle proprie logiche di disuguaglianza. La responsabilità di questo momento abissale – al contrario di quanto strillino i politici della domenica e i giornali fotocopiati – ricade interamente sugli Stati Uniti e sui suoi complici europei in realtà poco più che burattini infarciti di deliranti ideologismi, in un disperato tentativo di salvare un’egemonia che non esiste più nella realtà fattuale, nei rapporti di forza, nell’economia e nella tecnologia. La decisione della Corte penale internazionale, un mero strumento al servizio dell’Occidente, di emettere un mandato di arresto contro Netanyahu, dimostra che non è più possibile imporre all’intero ecumene umano stragi insensate senza perdere definitivamente la faccia. Solo un inutile e pavido bauscia come Salvini, tanto per restare in Italia, non l’ha capito.

Non è possibile aspettarsi che un vecchio rimbecillito come Biden e la sua amministrazione di cazzuti coglioni, possa in qualche modo fare marcia indietro, soprattutto perché non vuole, anzi spera che proprio una guerra ribalti il risultato elettorale. Tuttavia la situazione è arrivata a un punto tale che se anche la soglia non venisse varcata nei prossimi due mesi, lo stesso Trump avrebbe difficoltà a disinnescare questo infernale meccanismo. In ogni caso per una vera ricerca della pace egli dovrebbe tenere bene a mente alcune cose fondamentali che oggi sono molto più chiare rispetto alla sua precedente presidenza. Dovrebbe insomma fare un bagno di realtà.

La cosa fondamentale da cui partire è che l’America non è più così potente come una volta e la sua debolezza è oggi assai più manifesta del “destino” che fa parte della sua auto mitologia. Tanto per dirne qualcuna: dopo vent’anni di guerra i Talebani dominano incontrastati l’Afghanistan e hanno persino acquisito gigantesche quantità di armi moderne abbandonate dagli Usa, compresa l’aviazione. In Siria non sono riusciti a cacciare Assad e sostituirlo con un loro fantoccio. In Iraq sono letteralmente odiati e in tutto il Medio Oriente c’è un graduale ridislocamento delle potenze locali, Arabia Saudita compresa. Gli Houti hanno cacciato la marina degli Stati Uniti dal Mar Rosso. Persino il Niger ha mandato via gli americani e la Nato. L’assegno in bianco concesso al sionismo ha alienato qualsiasi simpatia verso gli Usa e il dollaro sta perdendo sempre più terreno. Ora, capisco la difficoltà di comprendere da parte di un americano nato e cresciuto dentro il paradigma dell’impero (persino i britannici sono restii a rendersi conto emotivamente di vivere ormai a Lilliput): ma come si può pensare che se le portaerei non hanno intimorito gli Houti, dovrebbero spaventare i cinesi?

Il fatto è che non solo gli Usa hanno perso l’appeal che avevano, ma non fanno più tanta paura, così che la carota è avvizzita e il bastone è diventato più corto: l’Ucraina è stata, per così dire, il momento della verità e ha smascherato le debolezze nascoste dietro le continue guerre coloniali contro Paesi assai più deboli. Le armi americane che poi sono quelle della Nato si sono rivelate fragili, costosissime e prodotte in numero insufficiente. Per di più si è evidenziato un divario soprattutto nel settore missilistico che non è tale solo nei confronti della Russia, ma anche della Cina, della Corea del Nord e adesso anche dell’Iran e dell’India. Gli stessi generali del Pentagono da troppo tempo sono soltanto lobbisti dell’industria degli armamenti. Soltanto se Trump si renderà conto di queste realtà avrà la forza di cercare la pace invece dello scontro.

Oltre a questo c’è da tenere conto che dopo tutte le sanzioni comminate alla Russia essa è cresciuta economicamente molto più dei suoi avversari e odiatori tanto da essere diventata la quarta economia del pianeta in termini di Pil pro capite come dice lo stesso Fmi. Perciò la cosa più saggia sarebbe lasciar perdere l’Ucraina come piattaforma per tentare l’assalto alla Russia: queste logiche sono ormai quelle del passato e sarebbe anche bene chiedere scusa per l’inutile massacro generato. Oggi le cose stanno diversamente e se Trump vuole davvero cambiare rotta deve tenere a mente tre cose: che il potere mondiale si è spostato, che gli Usa e le sue colonie non sono nelle condizioni di cambiare questa realtà con la forza, che la multipolarità è il futuro.

Trump ha quattro anni pieni per ribaltare le logiche dell’America unipolare che alla fine hanno danneggiato la sua stessa popolazione: non potrà più essere rieletto e dunque potrebbe modificare la narrazione imperiale e il suo endemico bellicismo, oltre che le realtà di potere interne andate fuori di testa e fuori controllo. Dubito che abbia il retroterra necessario per farlo, ma come si dice l’ultima a morire è la speranza.

fonte:

Di BasNews

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