Nella sua lunga storia nel corso dei secoli Rionero ha dato i natali a tante personalità illustri che si sono particolarmente distinte in svariati portando orgogliosamente alto il nome di questa terra.
Tra i rioneresi più illustri di sempre è doveroso ricordare personalità del calibro di Michele Granata martire della Repubblica Napoletana nel 1799, Ernesto Fortunato, il capo dei briganti Carmine Crocco, gli alti ufficiali militari Gen. Giuseppe Pennella, Gen. Nicola Russo, Gen. Aurelio Cappiello, Cap. Michele D’Angelo, il noto ingegnere, saggista e politico Giuseppe Catenacci, personalità politiche come Raffaele Ciasca, Michele Preziuso, Nino Calice, Giuseppe Brienza e Donato Lamorte e tanti altri che in svariati ambiti si sono particolarmente distinti.
Di tutte queste personalità importanti legate a Rionero non potevamo certamente non menzionare il rionerese più illustre di sempre ovvero il grande meridionalista, storico, politico, studioso e scrittore Giustino Fortunato definito anche, per il suo forte impegno profuso a favore del Mezzogiorno, come il “padre” della Questione Meridionale.
Giustino Fortunato nacque a Rionero il 4 Settembre 1848 da una famiglia borghese di ricchi possidenti terrieri.
Dopo gli anni dell’infanzia trascorsi nella sua cittadina a 14 anni si trasferì a Napoli per proseguire gli studi presso il collegio dei Gesuiti per poi laurearsi nel 1869, all’età soli 21 anni, in Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli iniziando a maturare la passione per gli studi storici oltre ad appassionarsi all’arte, all’alpinismo, e al giornalismo divenendo redattore di due giornali, Unità Nazionale e Patria, vicini al partito moderato.
Fu allievo di intellettuali importanti come Francesco De Sanctis e Luigi Settembrini e focalizzo gli studi sulla letteratura tedesca ed in particolar modo su Herder e Goethe.
Dopo aver vinto nel 1872 il concorso di Consigliere di Prefettura a Lecce, al quale poi rinunciò, nel 1875 fu tra i fondatori della Società Napoletana di Storia Patria e nel 1870 entrò in politica candidandosi alle elezioni per il collegio di Melfi venendo eletto Deputato del Regno d’Italia ed iniziando così la sua lunga carriera politica che lo vide in parlamento per ben nove legislature di fila a partire, appunto, dal 1880 al 1900.
Durante la sua attività parlamentare si distinse per la scrupolosità dei suoi programmi e, nonostante le sue idee liberal-conservatrici, si mostrò spesso in contrasto con i due schieramenti politici e nello stesso periodo strinse amicizie con molte personalità di rilievo come Nicola Mameli, Napoleone Colajanni, Sidney Sonnino e Benedetto Croce.
Successivamente, assieme a Leopoldo Franchetti, fondò l’Associazione per gli interessi del Mezzogiorno di cui fu presidente onorario dal 1918 fino alla sua morte ed al tempo stesso si batté in Parlamento, tra le tante proposte, per la realizzazione delle ferrovie ofantine che secondo il progetto dovevano passare anche per il suo paese natale, Rionero, ed il suo intento politico fu sempre quello di “cooperare alla ricostruzione civile della patria” e per questo non aderì né alla Destra e né alla Sinistra rinunciando al tempo stesso anche ad incarichi ministeriali per poi ricoprire la mansione di segretario alla Presidenza della Camera dal 1896 al 1897 e fu nominato Senatore nel 1909.
Inoltre, nel 1902, Giustino Fortunato ospitò nella sua residenza rionerese l’allora Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli in visita in Basilicata per vedere da vicino i problemi del Meridione.
Il suo pensiero toccò aspetti storici, economici e geologici meridionali esercitando una forte influenza su numerosi meridionalisti e sul contesto politico-culturale dell’epoca ma, per via del suo forte pessimismo che lo rendeva sconfortato verso le istruzioni ed isolato verso gli schieramenti politici, si guadagnò da parte dei suoi detrattori il nomignolo ingeneroso di “apostolo del nulla”.
Lo stesso Fortunato considerò il suo pessimismo una “filosofia di costume” attraverso la quale comprese però subito la minaccia del fascismo e fu tra i primi luminari firmatari del famoso Manifesto degli intellettuali antifascisti.
Inoltre approfondì il suo studio sui problemi riguardanti la crisi economica e sociale del Meridione dopo l’unità nazionale illustrando nelle sue molteplici opere una serie di interventi programmatici per fronteggiare la cosiddetta questione meridionale oltre al forte impegno, durante tutta la sua lunga attività parlamentare, per il miglioramento delle infrastrutture, dell’alfabetizzazione e della sanità nel Mezzogiorno promuovendo e sostenendo politiche di bonifica e profilassi farmacologica.
Inoltre, Giustino Fortunato, nel 1898 fondò la Società per gli studi della malaria, in un Meridione devastato da questa epidemia e con lo stesso Fortunato che si impegnò per l’approvazione della legge 505 del 23/12/1900 che garantiva il chinino venduto a basso prezzo presso monopoli e farmacie e l’apertura di laboratori statali di profilassi antimalarica.
Nel 1892 fu proprio grazie al suo impegno che venne aperto l’Istituto Tecnico di Melfi.
Nonostante il suo forte impegno profuso in favore del Meridione, della Lucania, della “sua” Rionero e della sua gente, Giustino Fortunato nell’agosto del 1917 fu vigliaccamente ferito in maniera non grave da un suo concittadino che accusava Fortunato di essere favorevole all’ingresso dell’Italia in guerra e fu proprio da quell’episodio che Giustino Fortunato abbandonò definitivamente Rionero per trasferirsi a Napoli.
Ritiratosi dalla politica nel 1919, gli ultimi anni della sua vita trascorsi a Napoli furono caratterizzati da eventi tristi come la morte del fratello Ernesto avvenuta nel 1921.
Nonostante tutto, Fortunato, continuò i suoi studi economici e sociali entrando inoltre con vari antifascisti del tempo come Gobetti, Dorso, Zanotti Bianco, Rosselli e Amendola mentre nel 1930 ricevette nella sua residenza napoletana un giovane Indro Montanelli, all’epoca giornalista di un giornale fiorentino, con il quale tenne un discorso sulla questione meridionale.
Giustino Fortunato si spense a Napoli il 23 Luglio 1932 all’età di 83 anni.
Per analizzare in maniera precisa e dettagliata la figura di Giustino Fortunato attraverso la vita, il pensiero, l’opera e l’impegno profuso abbiamo incontrato il Prof. Michele Pinto, dirigente scolastico emerito e profondo cultore della storia locale, che ci ha rilasciato l’intervista che segue:
ASCOLTA L’INTERVISTA: