di Redazione
Si sa che in special modo al sud, ed in particolare dalle nostre parti, “il senso del bene collettivo”, risulta essere un miraggio; una “frase strana” con un significato altrettanto “incomprensibile”, relegata in second’ordine rispetto agli interessi personali, che pervadono tutte le nostre attività, non solo quelle della pubblica amministrazione. Ogni tanto, però, e l’aspetto positivo è che talune iniziative partono da giovani ragazzi, si inverte il modo di agire, e si avviano percorsi virtuosi che, probabilmente, anzi, bisogna esserne certi, saranno da esempio per altri ragazzi e per la società civile. Ed è proprio ciò che salta agli occhi leggendo la Delibera di Giunta comunale di Rionero n.155 del 23/09/2021. Nello specifico: alcuni ragazzi, titolari di una cooperativa, dopo aver aperto un Wine bar (di questi tempi, verso chi avvia un’attività, bisogna solo esprimere il massimo della considerazione) hanno chiesto al Comune di gestire, utilizzandola per svolgere manifestazioni pubbliche, concerti, convegni ed altro, con una proposta di concessione dell’area, attraverso una preliminare serie di interventi di pulizia e ripristino di manufatti e impiantistica (il tutto a proprie spese, senza esborsi comunali) l’area e lo storico monumento, non dimentichiamolo, denominato Fontana Grande, attiguo a Piazza Fortunato. Fontana (che è in realtà una serie di fontane, esattamente 25) risalente addirittura al ‘700, restaurata in modo molto discutibile, quasi due decenni fa. Restaurata, e poi lasciata all’incuria, senza alcuna manutenzione, da parte delle varie amministrazioni comunali, che, praticamente tutte, hanno dimostrato scarsissimo senso del bene collettivo, e non solo in relazione a tale monumento, in quanto sostenute, si fa per dire, da una carenza significativa di basi culturali, nonché di legami verso la propria terra. Ignorando, evidentemente, restando in tema Fontana Grande, che Rionero, il cui toponimo deriva da “nero ruscello” (il casale di Santa Maria de Rivonigro appare per la prima volta nel 1152) è un luogo ricco di acque, la nostra vera ricchezza (patrimonio naturalistico-ambientale) mai sfruttata appieno, e, quella Fontana, è uno dei monumenti più importanti della nostra storia. Una storia, spesso dimenticata, messa da parte per il raggiungimento di scopi non collettivi. Ed è proprio questa la novità di tale iniziativa (ve ne sono state altre, ma di piccola entità) che è innanzitutto una proposta di grande valore culturale, che renderà di nuovo vivo ed attraente uno dei luoghi più suggestivi e caratteristici della nostra cittadina. Se la generazione di mezzo, cioè quella succeduta ai nostri nonni e padri (dalla fine della civiltà contadina) tanto per intenderci, temporalmente identificata a partire dalla fine degli anni ’70 fino ad oggi, è stata caratterizzata dall’uso della cosa pubblica per fini personali, questione resa più grave dal sisma dell’80 e dai danni causati, essenzialmente culturali e sociali, con iniziative come questa, invece, si tenta di capovolgere il cammino. Una sorta di “ritorno al futuro”, cioè a dire sperare (intesa magari come certezza) di andare avanti, e vedersi catapultati nel passato, che è la nostra storia, la nostra memoria storica, che non deve essere mai cancellata, altrimenti non vi sarà alcuna traccia di futuro, di prospettiva.
In conclusione, rimarcando il valore di tale iniziativa, (in realtà, proposte come queste, dovrebbero essere predisposte e stimolate dalle amministrazioni comunali) si ricordi che solo con un po’ di “senso del bene comune”, come questa iniziativa dimostra, si possono avviare percorsi di cambiamento, e non certo delegando ogni cosa alla politica, ricordando che la città è di tutti noi, e, che, “uno Stato ideale (ed anche una città ideale) ha bisogno di cittadini ideali”.