Nella mattinata odierna, su ordine della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza, la Guardia di Finanza del locale Comando Provinciale ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari disposta dal G.I.P. del Tribunale di Potenza nei confronti di T. D. (di anni 58), nella sua qualità di liquidatore della CO.SE.B. — Consorzio Cooperative Servizi di Basilicata in liquidazione coatta amministrativa, nominato dal Ministero dello Sviluppo Economico, e quindi Pubblico Ufficiale, nonché della moglie, quale rappresentante legale di altra impresa operante nel settore della consulenza d’azienda e di un operatore economico milanese, C. A., che si sono interposti ed hanno agevolato la distrazione del patrimonio aziendale.

In particolare, dalle indagini svolte, risultava a livello di gravità indiziaria che il T., dopo aver ottenuto, a seguito di una transazione, il riconoscimento di un importante credito, per oltre 2 milioni di euro, vantato per prestazioni erogate dalla società di cui era liquidatore a favore della CICLAT Ausiliari Traffico Società Cooperativa, società questa che gestiva nell’area romana gli ausiliari del traffico, vendeva il relativo diritto di credito ad una cifra irrisoria – circa 10 volte meno del suo valore – alla Holding Class S.r.l. di Milano.

Quest’ultima società, il cui rappresentante era l’indagato C. A. (di anni 50) — che risultava creata ad hoc per l’operazione in questione — eseguita tale unica operazione (acquisto del credito), non appena ricevuto il denaro dalla CO.SE.B., “rivendeva” il titolo a favore della PANDORA Società Cooperativa, impresa già avente sede in Rionero in Vulture e il cui rappresentante era P. C. G. (di anni 55), moglie del T.

L’attenzione degli investigatori, concentrata sulla ricostruzione dei flussi finanziari, riscontrava evidenti anomalie. In particolare risultava, in primo luogo, che il credito vantato dalla CO.SE.B. che veniva venduto alla Holding Class e da questa alla Pandora, valeva oltre 2 milioni di euro, sicché l’importo del prezzo della cessione era assolutamente sproporzionato (la somma pattuita era di € 170.000,00 nel primo passaggio e € 200.000,00 nel secondo) e, in secondo luogo, che veniva effettuato un rapidissimo movimento bancario degli oltre 2 milioni di euro incassati a seguito dell’atto transattivo concluso dalla CO.SE.B. che vedeva come destinatario ultimo la Pandora (società della moglie del liquidatore governativo indagato) attraverso lo schermo fornito dalla società milanese.

Il grave e concordante quadro indiziario così delineato ha portato il G.I.P. ad ipotizzare, in conclusione, in capo al T. – ed ai coindagati C. e P. – il reato di peculato, rivestendo il predetto la qualità di pubblico ufficiale e per aver lo stesso, in concorso con i predetti soggetti, scientemente e volontariamente disposto del denaro della società in liquidazione, distraendolo artificiosamente dalle casse societarie. Infine, per le due società che hanno agito come “schermo”, ossia la Holding Class e la Pandora, è stata valutata, altresì, la sussistenza della responsabilità amministrativa degli Enti, prevista dal D.Lgs. n. 231/2001.

Di BasNews

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