Non so quanto tempo ancora ci vorrà perché le popolazioni occidentali si rendano conto che il mito della loro potenza e invincibilità, è di fatto un bluff. Quando qualcuno come la Russia è infine andata a vedere il punto, ecco che invece della scala reale presunta c’è solo una misera doppia coppia. Oh certo, l’informazione orwelliana ha fatto di tutto per nascondere questa realtà non solo nell’ambito della normale propaganda di guerra, ma per impedire che l’avvicinarsi di un conflitto potesse destabilizzare uno status quo imposto con l’ipnosi: grazie alla certezza di prevalere il cittadino medio si lascia trascinare più facilmente verso la propria rovina. Il livello di etica è ormai così basso che spesso l’orrore per la guerra è solo un’affermazione politicamente corretta, perché sotto sotto si pensa che tali orrori riguardino gli altri e non possano in qualche modo sfiorarci davvero: siamo troppo potenti per questo.

Mi vengono in mente le miriadi di produzioni hollywoodiane in cui i personaggi confessano di essere stati toccati psicologicamente dalla partecipazione alle guerre americane: hanno ammazzato, stuprato, bombardato nella più assoluta impunità, ma sono, poverini, persone sensibili. Adesso rischiano di trovarsi dall’altra parte e di andare all’inferno invece che dallo psicologo. Che insomma non si può più essere solo forti con i deboli, ma che si rischia di essere deboli con i forti i quali nel frattempo si sono organizzati e hanno fatto tesoro degli allori sui quali l’arroganza occidentale ha dormito della grossa.

Un esempio di scuola di questo cambiamento può essere il regime sionista ormai totalmente fuori controllo: dopo un anno continua a fare strage tra le popolazioni civili, prima a Gaza e poi nel Libano, con qualunque mezzo, tuttavia quando si tratta di affrontare formazioni armate diventa improvvisamente timido e incerto. Dopo un anno – proprio il 7 ottobre del 2023 ci fu l’operazione Al-Aqsa – dopo 40 mila morti civili ufficiali e più di 200 mila reali, il governo Netanyahu non è riuscito ad avere ragione di Hamas e nemmeno a recuperare gli ostaggi. Parimenti gli orribili bombardamenti sui civili in Libano, si scontrano con una timida realtà militare nel tentativo di invasione del sud di questo Paese probabilmente per annetterselo: l’esercito israeliano è riuscito a penetrare solo di due o tre chilometri in alcune ristrette zone, ma ha perso nelle prime ore del conflitto oltre 300 uomini e addirittura ci sono reparti che si rifiutano di prendere parte agli scontri.

Poi c’è la rivelazione del fatto che le difese antiaeree di Israele sono solo frutto di millanteria: i missili iraniani sono penetrati senza difficoltà nel suo spazio e anche se per ora si sono limitati a colpire qualche base militare e a dimostrare l’efficacia del proprio apparato militare, è del tutto evidente che un attacco più diretto contro le strutture vitali potrebbe distruggere materialmente e moralmente il Paese. Se Tel Aviv ora minaccia una risposta è solo nel disperato tentativo di coinvolgere direttamente gli Usa nel conflitto con l’Iran. Ma l’impressione generale è che il governo sionista sia bravo nelle operazioni terroristiche, ma militarmente debole: i bei tempi in cui poteva maramaldeggiare sono definitivamente finiti. La deterrenza non si conquista più col terrore verso le popolazioni civili come è stato dalla Seconda guerra mondiale fino ad ora.

fonte:

Di BasNews

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