Solo l’amministrazione Biden può impedire a Israele di commettere un errore disastroso. Le incertezza dell’invasione: come l’Iraq, un fiasco annunciato
“Questo è proprio il momento in cui Washington deve mantenere il sangue freddo e salvare Israele da se stesso. L’imminente invasione di Gaza sarà una catastrofe umanitaria, morale e strategica. Non solo danneggerà gravemente la sicurezza a lungo termine di Israele e imporrà costi umani insostenibili ai palestinesi, ma minaccerà anche gli interessi fondamentali degli Stati Uniti in Medio Oriente” e altrove. Così Marc Lynch su Foreign Affairs.
Una nuova Nabka
“Solo l’ amministrazione Biden […] può impedire a Israele di commettere un errore disastroso. Ora che ha dimostrato la sua simpatia per Israele, Washington deve chiedere che il suo alleato rispetti pienamente le leggi di guerra. Deve insistere affinché Israele trovi modi per combattere Hamas che non comportino lo sfollamento e l’uccisione di massa di civili palestinesi innocenti”.
Dopo aver ripercorso le fasi dell’ultradecennale scontro tra Israele e Hamas, Lynch commenta così le pressioni per evacuare Gaza: i palestinesi non vedono tale richiesta “come un gesto umanitario. Credono che l’intenzione di Israele sia quella di realizzare un’altra nakba, o ‘catastrofe’: lo sfollamento forzato dei palestinesi da Israele durante la guerra del 1948. Non credono – né potrebbero credere – che gli sarà permesso di tornare a Gaza dopo la guerra”.
“Questo è il motivo per cui la spinta dell’amministrazione Biden per un corridoio umanitario che consenta ai civili di Gaza di fuggire dai combattimenti è un’idea pessima. Nella misura in cui un corridoio umanitario può ottenere qualcosa, l’esito sarebbe quello di accelerare lo spopolamento di Gaza e la creazione di una nuova ondata di rifugiati permanenti. Inoltre offrirebbe agli estremisti di destra del governo Netanyahu una chiara tabella di marcia per fare lo stesso a Gerusalemme e in Cisgiordania”.
“[…] La risposta israeliana all’attacco di Hamas nasce dall’indignazione generalizzata e finora ha suscitato il plauso politico dei leader della nazione e di tutto il mondo. Ma ci sono scarse prove che qualcuno di tali politici abbia riflettuto seriamente sulle potenziali implicazioni di una guerra a Gaza, in Cisgiordania o nella regione. Né vi è alcun segno di una seria riflessione sull’Endgame a Gaza una volta iniziati i combattimenti. Men che meno c’è qualche segno di valutazione delle implicazioni morali e legali della punizione collettiva dei civili di Gaza e dell’inevitabile catastrofe umanitaria che ne verrà”.
Invasione di Gaza: molte le incertezze
“Anche l’invasione di Gaza è piena di incertezze. Hamas sicuramente aveva previsto una simile risposta israeliana ed è attrezzata a combattere una guerriglia urbana a lungo termine contro l’avanzata delle forze israeliane. Probabilmente spera di infliggere perdite significative a un esercito che non è impegnato in tali combattimenti da molti anni”.
“[…] Israele potrebbe ottenere una vittoria rapida, ma sembra improbabile. Le mosse che potrebbero accelerare la campagna, come il bombardamento delle città e lo spopolamento del Nord, comporterebbero gravi costi in termini di reputazione. E più a lungo la guerra si protrarrà, più il mondo sarà bombardato da immagini di israeliani e palestinesi morti e feriti, e maggiori saranno le opportunità per eventi dirompenti e inaspettati”.
Tra questi, una rivolta in Cisgiordania, che quindi rischierebbe, in reazione, una sorte analoga a quella di Gaza, e ciò “metterebbe a nudo la triste verità della realtà dello Stato unico di Israele, tanto che nemmeno gli ultimi irriducibili potrebbero negarla”. Ciò produrrà, peraltro, un’esodo di massa dei palestinesi, che secondo Lynch sarebbe incontrollabile dai governi dei Paesi confinanti.
Infine, più la guerra si prolungherà più alto è il rischio di un coinvolgimento di Hezbollah e Teheran. “Ma espandere la guerra all’Iran comporterebbe enormi rischi, non solo per le ritorsioni iraniane contro Israele, ma anche di attacchi contro il commercio del petrolio nel Golfo [persico] e la potenziale escalation in Iraq, Yemen e altri fronti dove dominano gli alleati dell’Iran”.
“La coscienza di tali rischi ha finora frenato anche i falchi anti-iraniani più sfegatati […] Ancora oggi, un flusso costante di fughe di notizie da parte di funzionari statunitensi e israeliani, che minimizzano il ruolo dell’Iran, suggerisce un interesse a evitare l’escalation. Ma nonostante questi sforzi, le dinamiche di una guerra di lunga durata sono profondamente imprevedibili. Raramente il mondo è stato così vicino al disastro”.
Un fiasco annunciato come fu l’invasione dell’Iraq
Così conclude Lynch: “Coloro che spingono Israele a invadere Gaza con obiettivi massimalisti stanno spingendo il loro alleato verso una catastrofe strategica e politica. I costi potenziali sono straordinariamente alti, sia che si considerino le morti israeliane e palestinesi, la probabilità di un pantano prolungato o lo sfollamento di massa dei palestinesi. Anche il rischio che il conflitto si estenda è allarmante, soprattutto in Cisgiordania e Libano, ma potenzialmente in un’area molto più ampia. E i potenziali benefici – al di là della soddisfazione della richiesta di vendetta – sono notevolmente bassi. Era dai tempi dell’invasione americana dell’Iraq che non si vedeva in anticipo e con tanta chiarezza un fiasco imminente”.
“Né le questioni morali sono così chiare. Non c’è dubbio che Hamas abbia commesso gravi crimini di guerra nei suoi brutali attacchi contro i cittadini israeliani, e dove essere ritenuto responsabile. Ma non c’è dubbio che la punizione collettiva di Gaza, attraverso blocchi, bombardamenti e sfollamenti forzati della sua popolazione, rappresenta un grave crimine di guerra. Anche in questo caso si dovrebbe indicare una responsabilità o, meglio ancora, chiedere il rispetto del diritto internazionale”.
“Anche se eludere queste regole potrebbe non disturbare i leader israeliani, ciò rappresenta una sfida strategica significativa per gli Stati Uniti […]. È difficile conciliare la promozione da parte degli Stati Uniti delle tegole internazionali e delle leggi di guerra in difesa dell’Ucraina dalla brutale invasione della Russia con il loro sprezzante disprezzo per le stesse regole a Gaza. Gli stati e i popoli del Sud del mondo, ben oltre il Medio Oriente, se ne accorgeranno.
“L’amministrazione Biden ha chiarito che sostiene Israele nella sua risposta all’attacco di Hamas. Ma ora è il momento di sfruttare la forza di questo rapporto per impedire a Israele di creare un disastro epocale. L’attuale approccio di Washington sta incoraggiando Israele a lanciare una guerra più che sbagliata, promettendogli protezione dalle sue conseguenze, dissuadendo altri dall’entrare in guerra e bloccando qualsiasi tentativo di essere ritenuto responsabile di fronte al diritto internazionale. Ma gli Stati Uniti lo fanno a scapito della propria posizione globale e dei propri interessi regionali. Se l’invasione israeliana di Gaza dovesse prendere il suo corso più probabile, con tutta la carneficina e le preventivate escalation, l’amministrazione Biden finirebbe per pentirsi delle sue decisioni”.
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