È stato diffuso in data 29 giugno, Festa di San Pietro e Paolo, il nuovo Regolamento relativo al personale che lavora nella Fabbrica di San Pietro, presso lo Sato Città del Vaticano.
A comunicarlo, un bollettino della sala stampa della Santa Sede, nella quale si annunciano alcune rilevanti novità relative, tra l’altro, al codice comportamentale dei dipendenti operanti in Vaticano.
Proprio l’articolo 9 del nuovo statuto è interamente dedicato al tema del decoro, a partire dalla necessità, per il personale di ruolo, di “avere cura del proprio aspetto esteriore in conformità alle esigenze e alle consuetudini dell’ambiente di lavoro”, evitando ad esempio di avere “tatuaggi a vista della pelle ed elementi di body piercing”.
Sottolineata anche l’importanza di indossare correttamente la divisa, prevedendo sanzioni disciplinari nel caso in cui i “sampietrini” si presentino in servizio con l’uniforme lacera o macchiata.
La riforma del regolamento ribadisce la necessità di una piena adesione dei lavoratori ai principi della Dottrina della Chiesa, osservando “una esemplare condotta religiosa e morale, anche nella vita privata e familiare”.
La riforma del regolamento sul personale, già in cantiere da diverso tempo, appare in linea con i cambiamenti che Papa Francesco ha richiesto di apportare alla struttura e all’organizzazione di tutta la Curia romana, attraverso l’emanazione della Costituzione Predicate Evangelium.
In diverse occasioni il Papa ha inoltre rivolto al personale operante in Vaticano l’invito ad un atteggiamento sempre accogliente e benevolo verso i milioni di turisti e pellegrini che ogni anno si recano in visita presso la Basilica, i Musei o in occasione delle udienze tenute dal Pontefice durante l’anno.
Non appare certo casuale che questa riforma arrivi a distanza di pochi mesi dal Giubileo, per il quale sono previsti circa 35 milioni di pellegrini provenienti da tutto il mondo.
Visti i numeri attesi, è verosimile immaginare che, pur avendo percorso lunghe distanze, non tutti saranno in grado di vedere il Papa, ma grazie all’accoglienza di chi opera al servizio del Romano Pontefice, i pellegrini potranno comunque tronare a casa con un buon ricordo dell’esperienza giubilare e di Roma.
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