L’Ucraina ha annunciato un cambiamento radicale della sua strategia. Lo ha annunciato ieri Il segretario del Consiglio per la sicurezza e la difesa nazionale Oleksiy Danilov, il quale ha detto che da ieri la priorità delle forze ucraine non è più la riconquista del territorio perduto, quanto degradare le forze russe, sia in termini di uomini che di mezzi. Una “guerra di distruzione equivale a una guerra per conquistare chilometri”, ha detto Danilov.
Lo riporta, tra gli altri, anche l’Institute of Study of War, che, a commento di questa svolta, riferisce le parole del presidente del comitato militare della NATO, l’ammiraglio Rob Bauer, secondo il quale le forze ucraine “non dovrebbero subire critiche o pressioni per la lentezza delle operazioni”.
La controffensiva sfinita
Lo stesso Bauer ha anche escluso che i sospirati F-16 possano arrivare a Kiev nel corso della controffensiva, che quindi dovrà continuare senza copertura aerea (anche se i velivoli promessi non sarebbero comunque sufficienti per assolvere tale compito).
L’annuncio di Danilov, apparentemente anodino, è clamoroso. Di fatto, ha detto che la controffensiva è fallita. Tutti i proclami sulla riconquista dei territori perduti fatti da ucraini e alleati in un anno e mezzo di guerra si sono rivelati per quel che erano: vuota sicumera.
D’altronde, i russi non cedono e gli ucraini non sfondano come invece avevano assicurato quasi tutti i politici, gli analisti, i cronisti d’Occidente. E per non dover ammettere la sconfitta, Kiev ha annunciato un cambio di programma: ora si tratta solo di uccidere i russi – in obbedienza ai diktat neocon dichiarati esplicitamente dal senatore Lindsey Graham – e di distruggere più armamenti possibile del nemico.
Il punto è che tale strategia non tiene conto che a morire come mosche sono gli ucraini, come sempre accade nel corso di un attacco, e di un attacco peraltro nel quale i difensori hanno più armi, possono colpire più lontano e soprattutto hanno il controllo completo dei cieli.
The Show Must Go On
Una scelta suicida quella di continuare la guerra. Ma a decidere non sono gli ucraini, quanto la loro leadership e soprattutto gli sponsor internazionali, i quali non vogliono mollare la presa e rinunciare alla loro guerra infinita fino all’ultimo ucraino.
The Show Must Go On è forse la più bella canzone dei Queen, scritta per raccontare l’ultimo tratto di vita di Freddy Mercury. Ci sembra una degna colonna sonora di quanto si sta consumando a Kiev e dintorni.
A meno di incidenti di percorso – vedi alla voce Zaporizhzhia – si andrà avanti così fino al vertice di Vilnius dell’11 luglio, nel quale si deciderà il da farsi. Le pressioni per continuare l’ingaggio contro la Russia non recedono, ma la disfatta dei falchi che urgono in tal senso è talmente palese che si potrebbero aprire spazi per le trattative.
Da ultimo, si può notare che gli analisti, i cronisti, i politici di cui sopra, che hanno sbagliato tutto, con errori la cui portata è di tragica evidenza, continuano imperterriti a pontificare e a dettare la linea. Tale il meccanismo perverso delle guerre infinite, tale la tragedia in cui versa l’Occidente.
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