lo scorso 3 aprile, come tutti sappiamo, il popolo ungherese è stato chiamato alle urne per le elezioni politiche parlamentari nazionali per il rinnovo dell’assemblea nazionale. Una tornata elettorale con vari candidati in corsa per la carica di Premier infatti, da una parte il Premier uscente Viktor Orban alla guida del partito di area politica di destra populista FIDESZ-Unione Civica Ungherese, dall’altra parte invece, oltre al principale sfidante Peter Marki – Zay alla guida della coalizione liberal-democratica Uniti per l’Ungheria, erano presenti anche altri “piccoli” schieramenti politici che in modo indipendente hanno comunque “preso parte” alle elezioni come il Movimento Patria Nostra, Partito Ungherese del Cane a due Code, Movimento Soluzione, Partito della Vita Normale e Liste di Nazionalità.
Come ovvio è stato schiacciante il trionfo del Premier uscente Viktor Orban che si conferma alla guida del Paese per il quarto mandato governativo consecutivo, quinto complessivo se si considera anche quello del 1998-2002, imponendosi con il 53,29% delle preferenze contro il 34,89% del suo principale sfidante Marki – Zay mentre, il resto delle altre coalizioni in corsa, hanno raggiunto complessivamente l’11,82% dei consensi.
Un grande successo quello ottenuto da Orban e dal suo partito politico di destra populista FIDESZ che dimostra inequivocabilmente la grande stima e fiducia che il popolo ungherese ha nei confronti di questo grande Statista che in questi 12 anni alla guida dell’Ungheria ha saputo risollevare le sorti della Nazione avviandola ad una fase di rapido sviluppo e crescita sotto tutti gli aspetti.
Viktor Orban, primogenito di tre figli nato a Szekesfehervar il 31 maggio 1963 da una famiglia della media borghesia ungherese di fede religiosa calvinista, si laurea in Giurisprudenza nel 1987 presso l’antica e prestigiosa Università Lorand Eotvos di Budapest ed inizia la carriera politica avvicinandosi inizialmente alle idee liberali tipiche del centrodestra moderato per poi passare verso posizioni di conservatorismo nazionale tipico della destra radicale nelle quali si identifica pienamente dal punto di vista ideologico anche per via della sua forte ammirazione verso gli eroici martiri della famosa Rivoluzione Ungherese del 1956.
Dopo essere già stato eletto parlamentare dell’Assemblea Nazionale per la prima volta nel 1990 e poi riconfermato anche nel 1994, Orban nel 1998 alla guida di una coalizione conservatrice di centrodestra, composta dal “suo” partito FIDESZ e di altri partiti minori come Forum Democratico Ungherese e Partito dei Piccoli Proprietari Indipendenti, venne eletto per la prima volta Premier imponendosi alle elezioni politiche nazionali 1998 con il 45,43% dei voti contro il 32,92% del candidato di centrosinistra Gyula Horn.
Durante i quattro anni del suo primo e storico mandato governativo, iniziato nel 1998 e terminato nel 2002, Orban attuo’ fin da subito una totale riforma dell’amministrazione statale, riorganizzo’ i ministeri creando un super-ministero per l’economia, nomino’ un nuovo ministro-speciale per supervisionare l’operato dell’ufficio presidenziale e centralizzo’ sotto il controllo presidenziale la direzione generale del sistema pubblico nazionale. Inoltre riuscì ad attuare una concreta ed efficace politica economica mirata al rilancio dell’Ungheria che usciva da un periodo devastante di dittatura comunista filo-sovietica durata 40 anni. Le misure economiche attuate da Orban e finalizzate all’abbattimento del tasso della disoccupazione con misure liberoscambiste attraverso l’avvio di corpose liberalizzazioni ed una maggiore integrazione nella Comunità Europea, alla riduzione di tasse e contributi delle assicurazioni sociali per 4 anni, all’abolizione delle tasse universitarie e alla reintroduzione dei benefici universali di maternità si rivelarono molto efficaci contribuendo in modo significativo al calo dell’inflazione, della disoccupazione e del deficit di bilancio con conseguente crescita economica del P.I.L (Prodotto Interno Lordo) nazionale. Inoltre Orban, nei quattro anni di mandato governativo dal 1998 al 2002, mise in atto una concreta politica estera che permise all’Ungheria di entrare a far parte della Nato nel 1999 attraverso l’esito di un referendum popolare che sanci’ definitivamente la rottura del Paese magiaro con l’area contigua dei paesi dell’Europa post-comunista.
Nello stesso periodo, il Governo-Orban, approvo’ la “Legge sullo Status” che permetteva istruzione, benefici per la salute e diritto di impiego ai circa 3 milioni di cittadini di origini ungheresi residenti in Romania, Slovacchia, Serbia, Montenegro, Croazia, Slovenia e Ucraina.
Alle successive elezioni politiche nazionali del 2002 Victor Orban ed il suo partito FIDESZ persero le elezioni per pochi voti arrivando al 41,07% dei consensi contro il 42,05% ottenuto dal socialista Peter Medgyessy vincitore delle elezioni con il partito MSZP.
Anche alle successive elezioni politiche nazionali del 2006 Orban alla guida del suo partito FIDESZ ottenne il 42,0% perdendo nuovamente per una manciata di preferenze le elezioni contro il principale sfidante, il socialista Ferenc Gyurcsany che ottenne il 43,2% con il MSZP.
Nel periodo tra il 2002 e il 2010, lo stesso Orban, pur essendo all’opposizione non si è mai arreso minimamente nella sua politica battendosi sempre in prima linea per le problematiche dell’Ungheria attuando, attraverso la sua ideologia di populista di destra, una dura ed efficace opposizione alla classe politica socialista governante nel Paese. Proprio per questo, alle Elezioni del Parlamento Europeo 2004, il partito FIDESZ di Orban ottenne un grande successo elettorale affermandosi proprio sui “rivali” socialisti con il 47,4% dei voti ed ottenendo ben 12 seggi sui 24 spettanti all’Ungheria a cui segui’ un nuovo successo politico di FIDESZ nel 2005 con l’elezione a Presidente della Repubblica dell’Ungheria di Laszlo’ Solyom. Anche alle Elezioni Amministrative del 2006 il partito FIDESZ si conferma nuovamente vincente infliggendo un’ulteriore sconfitta schiacciante al partito socialista. Un successo, quello del partito FIDESZ, ripetuto ancora una volta anche alle Elezioni del Parlamento Europeo del 2019 dove con il 56,36% dei voti ottenne 14 dei 22 seggi spettanti all’Ungheria.
La grande e concreta opposizione attuata da Orban e dal suo partito FIDESZ nel periodo 2002-2010 fu pienamente apprezzata dal popolo ungherese tant’è che alle Elezioni politiche nazionali del 2010 il successo di FIDESZ guidato da Orban fu notevole come confermato anche dal 52,73% dei voti (263 seggi sui 386 totali) che “annientarono” la concorrenza degli sfidanti Mesterhazy che si fermo’ al 19,30% e Vona che giunse al 16,67%.
Ritornato alla guida dell’Ungheria, Orban attuo’ una politica economica mirata al rafforzamento del settore pubblico rinazionalizzando i fondi pensionistici privati destinando una metà alla riduzione del debito e l’altra metà al sostegno dei cittadini beneficiari imponendo anche una tassa sui profitti privati in vari settori come quello bancario, alimentare e delle telecomunicazioni. Inoltre impose una tassa del 16% sul reddito personale, mise una stretta restrittiva sul prepensionamento delle forze dell’ordine e militari, riformo’ la Banca Centrale Ungherese con una legge speciale che dava pieno potere al Governo per la nomina del governatore della banca nazionale e una serie di altre misure economiche efficaci come il mantenimento del Fiorino ungherese come moneta nazionale.La politica interna attuata da Orban nel mandato governativo 2010-2014 fu di grande efficacia con l’emanazione di vari provvedimenti tra cui la cosiddetta “Legge sulla Naturalizzazione Semplificata” che prevedeva l’estensione della cittadinanza ungherese anche ai cittadini magiari residenti all’estero, la riforma dell’istruzione, dell’informazione e del potere giudiziario mettendo sotto il pieno controllo del Governo il Consiglio Superiore della Magistratura ungherese. Inoltre il Governo-Orban mise in atto varie Riforme Costituzionali dando il via ad una commissione parlamentare, formata dalle rappresentanze dei cinque partiti parlamentari, per la stesura di una nuova costituzione che, approvata in Parlamento il 18 Aprile 2010 con 262 voti favorevoli e 44 contrari, introduceva importanti elementi di puro conservatorismo come l’importanza di famiglia, tradizione, etica e religione cattolica oltre a mutare all’interno della Carta Fondamentale il nome del Paese da “Repubblica d’Ungheria” a “Ungheria”. Un cambiamento importante che sanci’ in modo eloquente la totale e definitiva rottura dell’Ungheria con il suo passato comunista.
Alle elezioni politiche nazionali dell’aprile 2014 Orban e il “suo” partito FIDESZ – Unione Civica Ungherese trionfarono nuovamente ottenendo il 44,87% di consensi (133 seggi su 199) contro il 25,57% del principale sfidante socialista Attila Mesterhazy alla guida della coalizione Unità e il 20,22% dell’altro candidato Gabor Vona di estrema destra. Durante questo nuovo mandato governativo 2014-2018 Viktor Orban mise in atto una “stretta” contro l’immigrazione clandestina e per contenere la famosa crisi migratoria europea del 2015 fece erigere una barriera di separazione con recinzione di rete metallica alla frontiera tra il confine ungherese e quello serbo-croato per impedire l’accesso in Ungheria agli immigrati clandestini in arrivo dai Balcani. Da autentico patriota e paladino del suo popolo Orban si oppose con fermezza e coraggio a qualsiasi quota obbligatoria a lungo termine sulla redistribuzione dei migranti “imposta” dell’Unione Europea dimostrando un senso elevato di “Amor Patrio”.
Alle elezioni politiche nazionali del 2018 Orban e il suo partito FIDESZ trionfarono nuovamente ottenendo il 49,27% dei consensi ottenendo ben 133 seggi su 199 e “sbaragliando” così la concorrenza degli sfidanti Gabor Vona che con il suo partito Jobbik si fermo’ al 19,06% e Gergely Karacsony che, alla guida di una coalizione di centrosinistra arrivò appena al 11,91% dei consensi. Oltre al grande successo di Orban, le elezioni politiche nazionali del 2018, sancirono in modo netto ed evidente una totale disfatta della sinistra ungherese come dimostrato chiaramente dallo scarno e modesto risultato di voti ottenuto da Karacsony. Tra le prime mosse del mandato governativo 2018-2022, Orban attuo’ efficaci provvedimenti come l’avvio dell’approvazione della “Legge Stop Soros” che prende appunto il nome dal noto finanziere ungherese George Soros acerrimo nemico di Orban per via di alcune dichiarazioni e posizioni pro-immigrazione esternate dello stesso Soros.
La “Legge Stop Soros”, se attuata, prevede nello specifico una tassa del 25% su tutte le donazioni straniere a organizzazioni non governative che supportano i migranti in Ungheria.Il grande lavoro svolto da Orban e dal suo partito FIDESZ, attraverso l’autentico ideale politico di populismo di destra, nei tre precedenti mandati governativi dal 2010 al 2022 che hanno consentito una crescita esponenziale dell’Ungheria sotto molteplici aspetti hanno indotto il popolo ungherese ha riconfermare la fiducia a questo saggio Statista che, come tutti sappiamo, alle Elezioni Politiche Nazionali svolte il 3 Aprile scorso ha ottenuto oltre il 53% dei consensi elettorali “sbaragliando” la concorrenza degli altri candidati sfidanti ed ottenendo così un vero e proprio exploit elettorale da record mai eguagliato prima nel Paese.
In questi dodici anni consecutivi di guida-Orban i benefici della cosiddetta “dottrina Orban” per l’Ungheria e soprattutto per il popolo ungherese sono stati innumerevoli e sotto molteplici aspetti grazie all’intraprendenza politica di questo pragmatico Premier.
Infatti sul piano economico l’Ungheria ha unito una serie di misure strategiche mirate ad aumentare il controllo pubblico sui vari settori principali come la nazionalizzazione dei fondi pensione e varie manovre efficaci mirate all’aumento della cosiddetta attrattivita’ fiscale ed economica del Paese come la flat tax mirata a importare piccole e medie imprese dal resto d’Europa con tassi pari al 15% per le persone fisiche e 9% per le società.
Inoltre l’Ungheria, integrata nella catena di valore tedesca, ha favorito il proprio sviluppo di crescita infrastrutturale e industriale con i fondi di coesione europei e grazie al controllo della leva monetaria il tutto gli ha consentito di giocare attivamente sul cambio monetario del Fiorino ungherese favorendo così un’ampia e libera autonomia con notevoli benefici sulle esportazioni garantendo così al Paese ampio respiro economico.
Il tutto è pienamente confermato dalla continua crescita del P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) al 18% dal 2010 ad oggi segno tangibile del grande successo della politica economica attuata da Orban nei tre mandati governativi alla guida del Paese dal 2010 al 2022.
Lo stesso Orban, oltre ad una efficiente politica economica, ha attuato anche una serie di efficaci misure programmatiche per abbattere il tasso di disoccupazione favorendo, soprattutto nel settore manufatturiero, l’impiego di lavoratori ungheresi “chiudendo le porte” ai lavoratori stranieri mentre per ciò che riguarda la crescita demografica le misure intelligentemente attuate dal governo-Orban per aumentare il tasso di natalita’ ha indotto vari emendamenti su tutti quello che prevede per le famiglie l’esenzione a vita dalle tasse a partire dal quarto figlio, il prestito statale di 32mila euro per le donne sposate ed altre agevolazioni varie sui mutui, tutte mirate a far crescere anche demograficamente la popolazione ungherese.Dopo aver analizzato dettagliatamente e statisticamente la positiva situazione di grande crescita e costante e continuo progresso in generale che sta vivendo l’Ungheria e con essa il popolo ungherese grazie alla cosiddetta “cura Orban” avviata nel 2010, si evince inequivocabilmente come il merito della crescita esponenziale del Paese magiaro sia dovuto, oltre alla grande competenza e capacità a livello governativo del Premier Orban e del suo partito FIDESZ, anche alla grande efficacia, efficienza e concretezza della politica basata sull’ideologia del Populismo di Destra portata avanti dallo stesso Orban.
Una corrente politica, quella della destra populista, che rispecchia pienamente le teorie di pensiero tipiche della destra sociale e radicale mettendo in forte risalto vari aspetti ideologici e principi cardine che dovrebbero essere sempre di fondamentale importanza alla base dell’etica esistenziale di una Nazione o Stato come conservatorismo, nazionalismo, sovranismo, identitarismo, patriottismo, tradizionalismo e molti altri valori di “autentica giustezza etico-morale” tipici della destra populista che mette al primo posto la battaglia per gli interessi del proprio popolo e il benessere collettivo rappresentando le grandi masse della popolazione ed opponendosi fortemente e fermamente, sia alle “piaghe sociali” come l’immigrazione, ma soprattutto ai mali “illogici” generati dalle dannose politiche liberali, capitalistiche e globaliste attuate dalle “finte” democrazie occidentali franco-angloamericane e dall’Unione Europea e di cui purtroppo anche l’Italia è ormai da tempo “schiava inerme” di questo negativo e controproducente sistema.
Proprio analizzando la situazione di grave instabilità politica che l’Italia vive ormai da oltre un decennio tra i vari governi tecnici dimostratisi totalmente inadeguati come i governi Monti, Letta, Gentiloni, Renzi ed in ultimo il tristemente famoso “governuccio di cartone a tinte giallo-rosse” nato dallo scellerato, incoerente e “poltronistico” accordo tra M5S-PD del settembre 2019 che, prima con Conte e poi con Draghi, si è rivelato altamente fallimentare tanto da far sprofondare l’Italia in una crisi quasi irreversibile e prossima a seguire le sorti negative della Grecia se non si interviene in modo rapido e concreto con misure adeguate e mirate a porre, almeno in parte, rimedio ad una situazione pesantemente compromessa.
Per essere ottimisti, sempre politicamente parlando, ci auspichiamo che sul positivo esempio e modello dell’Ungheria, totalmente rigenerata dalla “dottrina Orban”, si possa attuare anche in Italia una politica di autentico e originale Populismo di Destra unendo le varie forze della destra sociale e radicale nazionale come Fratelli d’Italia, Lega ed altri partiti e movimenti minori che si ispirano a questo sano ideale politico chiamato appunto Populismo di Destra.
Francesco Preziuso