Cosa sta accadendo in Vaticano? Ci sono tante cose, nuove e antiche, che non quadrano, e che sembrano tornare tutte in superficie dopo la morte di papa Ratzinger.
Innanzitutto, la comunicazione ufficiale di papa Francesco (pessima la gestione delle solenni esequie), mirata a recuperare culturalmente il papa emerito, massacrato da vivo e totalmente supportata dal mainstream liberal e radical, non ha prodotto i risultati sperati. Il mondo ha capito che Bergoglio si è liberato di un peso scomodo e che la massa dei fedeli, nonostante l’esilio o la costrizione e il silenzio assordante di Benedetto XVI, durato ben 10 anni (e meno male che era debole), ancora lo ama e ne ha apprezzato le idee e l’impostazione pastorale. Idee all’opposto di papa Bergoglio. Altro che suo preparatore. Un consenso dimostrato nei fatti: i numeri dei fedeli accorsi, prima e dopo il funerale.
Ci può essere infatti, una sintesi credibile, tra un papa che esalta le periferie e crea categorie teologiche inesistenti, come i migranti (e non i poveri), in cui c’è Cristo, oppure frasi del tipo “Dio che perdona la natura no”, “i peccati sono tutti emendabili meno la corruzione”, che in certi momenti sembra dare il cuore a Soros, al mondialismo (il cristianesimo senza Cristo)? E un papa che, al contrario, condanna la dittatura del relativismo, dice che il cattolicesimo promuove il dialogo e l’ecumenismo, ma non è una religione ecumenica, che avversa gender, ed esalta (il discorso di Ratisbona) il rapporto tra fede e ragione (la ragione senza fede diventa totalitarismo, la fede senza ragione, come avviene in certo mondo islamico, produce fondamentalismo)?
E poi, vengono i fatti. Ancora a camera ardente “calda”, papa Francesco ha velocizzato la sua riforma del Vicariato, smontando l’attuale gerarchia vaticana romana, e non solo, delegittimando e mettendo sotto tutela cariche e incarichi istituzionali, avocando a sé tutti i poteri, sempre nel nome della trasparenza, della povertà della Chiesa e della sinodalità.
Perché questa velocità? Ovviamente la scomparsa del papa emerito. Per lui un dualismo insopportabile, mascherato da abbracci e sorrisi. Papa emerito che rappresentava la componente conservatrice dentro la Chiesa. Adesso bisognerà vedere intorno a quale figura tale corrente si aggregherà. Suscitano perplessità le continue e reiterate richieste per impedire l’uscita del nuovo libro di Georg Gaenswein, segretario del papa emerito, che già dalle anticipazioni giornalistiche sembra oscillare tra la bandiera ideologica contro il corso ormai senza lacci di Bergoglio e le mere rivendicazioni personali.
I punti di attrito con papa Francesco del resto, sono tanti e datati: la supposta svolta protestante della Chiesa sui temi sensibili, etici e i princìpi non negoziabili, “l’autoritarismo peronista”, anche se nel nome di un riformismo ecclesiale, le nomine di amici a cardinali per il prossimo Conclave (113 di cui 83 elettori), il patto col diavolo con la Cina, a proposito della Chiesa nazionale locale, l’egemonia della cosiddetta “mafia progressista” di San Gallo e della Comunità di Sant’Egidio etc.
E c’è un altro libro che sta tornando in auge: “Codice Ratzinger” di Andrea Cionci. Che riprende e sistematizza una tesi dura a morire che ha trovato numerose condivisioni e dilaniato molti: papa Benedetto non ha mai rinunciato al munus (la titolarità di pontefice), ma solo al ministerium (l’esercizio di pontefice); quindi, non ci sarebbe stata sede vacante ma sede impedita, da cui si evince che il Conclave che ha eletto papa Francesco, sarebbe illegittimo, illegittime le nomine dei successivi cardinali, e che quindi sostanzialmente papa Francesco sarebbe un antipapa.
E cosa accadrebbe se tra qualche tempo si dimettesse, come ha fatto capire in qualche occasione? L’elezione di un altro antipapa, sempre bergogliano.
Per certi tradizionalisti papa Francesco starebbe distruggendo dall’interno la Chiesa sia dal punto di vista dottrinale, sia strutturale-istituzionale. Una tesi che fa il paio con la profezia di Malachia (dopo Francesco un altro papa e poi la fine della Chiesa e di Roma, la città dei sette colli).
Tesi che non uniscono nemmeno i tradizionalisti.
Di vero c’è che adesso assisteremo a una svolta importante per la Chiesa di Roma e per i fedeli. E ogni porta è aperta. Dentro e fuori la Curia. Ma un dato è certo: finalmente le carte saranno scoperte.
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