Ecco cosa siamo diventati. E uso il noi poiché non vedo grandi distinzioni fra il sionismo israeliano e l’imperialismo americano, se non il fatto che il primo si vanta delle azioni che compie, forte di un vittimismo storico, mentre l’altro tende nasconderle sotto un velo di retorica storicamente buonista. Mi ci vorrebbero non so quanti post sull’origine del capitalismo per spiegare appieno tale distinzione e al contempo questa consanguineità del modus operandi, ma diamola per scontata visto che l’esperienza degli ultimi trent’anni e passa ne fa un elemento evidente di per sé.
Dunque si diceva, cosa siamo diventati: la stazione televisiva israeliana Channel 12 ha condotto un sondaggio: “Siete d’accordo che a un soldato sia permesso stuprare un ‘terrorista’?” E le risposte sono agghiaccianti:
47% Sì
43% No
10% Nessuna risposta
Naturalmente terrorismo è un’invenzione linguistica che deve solo richiamare il senso del terrore, ma non possiede una definizione concreta visto che concordemente i vocabolari parlano di violenza illegittima e indiscriminata, facendo spazio all’idea che vi sia una violenza legittima e che colpire un obiettivo determinato sia qualcosa di segno positivo. Non è un caso se a cominciare dagli Usa, seguiti da Gran Bretagna, Francia e Germania oggi sotto la categoria terrorismo può essere considerata qualsiasi attività, anche solo esercitata con la penna o persino con la chiusura di un conto bancario, che si opponga alle volontà di un governo o alle sue visioni: basti pensare a quanti hanno avuto la carriera stroncata o sono persino finiti in prigione per aver criticato le teorie vaccinali. E del resto di questa deriva abbiamo esempi simbolici come la persecuzione di Assange o di altri oppositori che negli Usa vengono regolarmente presi di mira dalle agenzie di governo con un qualsiasi pretesto: esempio di giornata la perquisizione della casa di Scott Ritter colpevole di essere in disaccordo sulla guerra ucraina e sulle stragi di Gaza. Non ha alcuna importanza che le accuse prefabbricate siano fasulle e possano cadere in tribunale: intanto si è sottoposti alla gogna, si perdono le fonti di sostentamento e si viene rovinati dagli avvocati. Niente altro che terrorismo legale che viene esercitato attraverso il processo che è la vera punizione.
Tutto ciò che un governo deve fare è etichettare qualcuno come terrorista e quella persona viene privata di qualsiasi diritto a un trattamento umano perché si troverà sempre una grande massa di imbecilli e di zombi disposti a ritenere che lo stupro sia una cosa legittima in questo caso: si tratta degli stessi che fanno le boccucce disgustate e magari ti querelano se dici un trans invece di una trans. Gli Stati Uniti in particolare, ancor prima di Israele, hanno palesemente perso ogni autorità morale quando hanno permesso l’abuso sessuale e l’umiliazione dei prigionieri ad Abu Ghraib, contro cui solo pochi hanno protestato. Però a un occhio attento, non distratto dai giochini che il mercato immette per anestetizzare le persone, questa totale caduta etica era evidente fin dai bombardamenti su Cambogia e Laos che fecero un milione di vittime al solo scopo di chiudere il “sentiero di Ho Chi Min”, massacrando gente che non c’entrava nulla. Ecco un bell’esempio di violenza illegittima e indiscriminata.
Ma torniamo al sondaggio: cosa si deve pensare di una popolazione che al 57 per cento approva gli stupri in carcere o non ha un parere in merito? Ha un grande futuro davanti a sé, oppure la dissoluzione? E la domanda vale anche per l’occidente collettivo che non solo fornisce le armi per il tentato genocidio di Gaza, ma in Ucraina spinge centinaia di migliaia di uomini alla morte solo nel tentativo di conservare la supremazia. L’ha già persa in realtà ed è proprio per questo che stanno saltando tutte le barriere etiche che vengono simulate sotto i tendoni circensi di evocati diritti civili, istituiti per far dimenticare i diritti costituzionali. Rimane solo l’abilità di ignorare gli eventi per non dover mettere in discussione gli ideologismi dominanti e le parole d’ordine, per non accorgersi della tirannia o per non far vedere quanto amino la condizione di sudditi. Saranno accontentati.
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