Antonello Di Pinto, artista affermato, insegnante di storia dell’arte, discipline pittoriche e materie plastiche, da sempre amante e intercettatore di opere d’arte, originario di Lavello, è riuscito, grazie alla sua acuta abilità e alla sua grande intuizione, a ritrovare, presso la Casa D’Aste Ansorena, a Madrid (Spagna) un eccezionale dipinto di Michelangelo da Merisi, in arte Caravaggio.
L’immagine di un Cristo flagellato, un quadro che esprime intensa sofferenza, ha trasmesso nell’ anima profonda dell’ intercettatore d’arte Antonello Di Pinto tante forti emozioni e sensazioni a tal punto da aver provocato in lui la grande voglia di approfondire.
Di Pinto racconta che il quadro esposto in Spagna era stato attribuito erroneamente alla cerchia di Josè de Ribera, un artista del diciassettesimo secolo.
Dopo aver segnalato l’opera ad alcuni galleristi internazionali, Antonello Di Pinto ha inviato una foto del dipinto per una perizia a Vittorio Sgarbi e a Nicolas Spinosa, un grande conoscitore della pittura napoletana tra il ‘600 e il ‘700.
Un bel giorno, alle 3 del mattino, Vittorio Sgarbi telefona all’amico Di Pinto dicendogli che l’opera potrebbe essere proprio di Caravaggio e sarebbe l’Ecce Homo.
Successivamente il dipinto è stato ritirato dall’asta per eccesso di interesse.
La notizia ha suscitato grande clamore in tutto il mondo dell’arte, così come nella cittadina natale di Antonello Di Pinto. Infatti, venuto a conoscenza di tale evento sensazionale, il Sindaco di Lavello, Sabino Altobello, non ha potuto non esprimere la grande soddisfazione sua e dei suoi concittadini per il ritrovamento dell’opera del noto artista nato a Milano nel 1571 e morto a Porto Ercole nel 1610, considerato unanimemente uno dei maggiori artisti del suo tempo.
Una notizia straordinaria, quella del ritrovamento del dipinto di Caravaggio da parte del lavellese Di Pinto, che è sinonimo di immenso orgoglio per tutto il mondo dell’arte e soprattutto per la nostra regione Basilicata. Un grande evento che diventa sinonimo di scrittura di una nuova pagina di storia dell’arte.
Michelangelo da Merisi, detto Caravaggio, nome d’arte derivatogli dal paese del bergamasco di cui erano originari i suoi genitori, era reduce di una vita non serena: infatti, visse un periodo della sua esistenza piuttosto travagliato e abbastanza doloroso a causa della pestilenza che allora imperversava e mieteva tante vittime. Egli all’età di appena sei anni perse il padre, il nonno e lo zio a causa di tal epidemia.
Caravaggio si formò artisticamente frequentando la bottega del bravo pittore bergamasco Simone Peterzano, allievo nientemeno del Tiziano. Iniziò a lavorare con alcuni bravi pittori, come Antiveduto Grammatica e il Cavalier d’Arpino. A Milano, per la sua perizia pittorica e l’ispirazione velatamente religiosa dei suoi dipinti, fu notato dal cardinale Del Monte, che lo ospitò nel suo palazzo e gli commissionò quadri di nature morte.
Nel 1592 l’irrequieto pittore lombardo si trasferì a Roma ospite del nobile romano Pandolfo Pucci per il quale opera con alcuni noti artisti come Antiveduto Grammatica, Ludovico Siciliano, Giuseppe Cesari noto come il Cavalier D’Arpino, autore per lo più di quadri riproducenti soggetti floreali o di soggetti religiosi.
Si ammalò di una grave malattia che, quasi povero, dovette andarsene all’ospedale della Consolazione. In questo periodo dipinge ritratti allo specchio fra cui il “Bacchino malato”.
Le condizioni esistenziali di Caravaggio trovarono una svolta quando il cardinale Francesco Maria Monti acquistò il suo famoso dipinto “I bari” e si trasferisce a Palazzo Madama residenza del cardinale (oggi sede del Senato della Repubblica), dove resta fino al 1600.
Qui Caravaggio ottiene altre commissioni di dipinti da parte del Marchese Vincenzo Giustiniani e di altre quali i Barberini, i Borghesi, i Costa, i Massimi e i Mattei.
Nel 1507 dipinge alcune tele per la cappella Contarelli in San Luigi dei Francesi, fra queste “Vocazione di San Matteo, ” Martirio di San Matteo, “San Matteo e l’angelo”. Opere che lo rendono celebre e richieste da molti committenti.
La vita di Caravaggio è continuata con una sequela di sregolatezze e di avvenimenti violenti. Non perdeva occasione per dare sfogo alla sua indole rissosa e turbolenta tanto da arrivare persino all’omicidio. Nel 1606 si scontrò in duello con un suo rivale, lo uccise ma rimase ferito. Per quest’omicidio Caravaggio a Roma rischiava la pena di morte per impiccagione per cui, aiutato e sostenuto da alcuni suoi influenti amici, in fretta e furia scappò da Roma e si rifugiò prima a Palestrina, poi a Napoli. Non sentendosi del tutto sicuro, essendo continuamente ricercato dai gendarmi pontifici, si recò a Malta e poi in Sicilia.
Nel 1608 approda a Malta ove esegue il ritratto del gran maestro Alof de Wignacourt in seguito al quale gli vengono commissionati altri importanti lavori, fra cui il celebre quadro della “Decollazione di san Giovanni Battista”.
Dopo un breve soggiorno in Sicilia, nell’ottobre del 1609 Caravaggio sbarca a Napoli, dove è aggredito e gravemente ferito ancora una volta.
Raggiunge alfine lo Stato Pontificio per tentare di avere la grazia dal Papa, ma viene arrestato e imprigionato, Dopo un paio dio giorni di carcere viene liberato. Colpito da febbre Caravaggio muore il 18 luglio 1910, in una locanda all’età di solo 38 anni.
Carmen Piccirillo
Con ammirazione e senso di apprezzamento e appartenenza ad una stirpe tanto martoriata e con fatica amor di patria e senso compiuto di libertà universale quale è il meraviglio contraddittorio e non sempre affidabile popolo Italiano congratulazioni al professor Antonello Di pinto per la sua sagacia