riceviamo e pubblichiamo…
L’esperienza di una visita a Monticchio Laghi inizia da Rionero al Km 0 della SP167. Lasciato l’abitato, con l’edificio del Campus che segna il passaggio allo spazio aperto, la strada inizia ad arrampicarsi su per il Vulture, un cartello ci avvisa che ci sono altri 8.5 Km di strada da fare. Ma non è una sofferenza, tutt’altro. Iniziano le prime curve, dolci, come sapevano disegnare un tempo i geometri, si inizia a lambire il bosco ma senza mai entrarci dentro, una sorta di presa di contatto timida, rispettosa. Ogni tanto scorci verso la Valle di Vitalba alternati ad altri verso le cime del Vulture. Man mano il bosco si fa sempre più presente e compare qua e là qualche piccola piazzola di sosta pronta ad offrire un assaggio di paradiso. Qualcuno ne approfitta stregato dall’ombra, i più proseguono. Tra una curva e l’altra si sale fino al valico di quota, 113, un po’ di respiro per l’autista e poi subito giù a infilarsi nella più bella galleria stradale della Basilicata. Una galleria le cui pareti non sono di cemento armato bensì di maestosi cerri che proteggono il viandante dai fendenti del sole. I tornanti cadono a fagiolo perché non ci si può buttare nel paradiso, come si suol dire . . . a pesce! No, occorre rallentare per godersi l’odore del bosco, il fresco naturale che ti ripaga di tutte le sudate estive. Ed ecco che finalmente si intravede uno sprazzo di luce. Siamo quasi alla fine, e nel momento in cui le pupille sono totalmente tonificate dall’ombra del bosco, ecco che arriva il lampo di luce che illumina quell’angolo di paradiso che è Monticchio Laghi.
Certo noi l’abbiamo raccontata così come ci sovviene nei ricordi di infanzia e così come oggi non è più. Il viaggio di avvicinamento a Monticchio oggi è molto più prosaico. Slalom tra le buca nell’asfalto, segnaletica a terra totalmente assente, bordo strada che non si distingue dalla natura sempre intenta a riprendersi lo spazio che un tempo era suo, guard rail parzialmente divelti, catarifrangenti non pervenuti, segnali stradali segnati dall’incuria, recinzioni a dir poco improbabili. E’ come se tutto fosse stato orchestrato per impedire al visitatore l’innocente piacere di godersi quel viaggio. Chissà forse perché è un piacere gratuito e si sa il turista … deve pagare!
A tutto ciò, quasi come se le istituzioni non fossero paghe del supplizio inferto al turista con anni ed anni di incuria, si aggiunge la mazzata finale che è cronaca dei nostri giorni.
Qualcuno ha deciso che al bivio per Sgarroni cioè all’imbocco della galleria naturale sopra descritta, non è più consentito immergersi nel viaggio esperienziale nel bosco ma si deve obbligatoriamente girare a sinistra in direzione Sgarroni. Non che il paesaggio di quelle lande non sia piacevole, intendiamoci, ma è altra cosa. Certo la vista del Vulture da qui è stupenda come pure le montagne dell’avellinese di rimpetto, ma la strada è inequivocabilmente una strada interpoderale, certamente non adatta a contenere un flusso di traffico intenso e costante. Poi finalmente l’arrivo al parcheggio: un’altra pena: lasciare il mezzo in un parcheggio polveroso arso dal sole, attesa, navetta: insomma un disastro. Un meccanismo che ha avuto subito l’effetto di disincentivare i visitatori del posto e presto avrà conseguenze negative anche sui viaggi organizzati. E il tutto, si badi bene, senza una adeguata comunicazione preventiva!
Di questo ha bisogno Monticchio? Di essere svuotato per eccesso di disincentivo ad arrivarci? Certo che no! Monticchio ha bisogno di una gestione molto più accorta ed articolata: parcheggi intelligenti integrati con indicatori elettronici per trovare sosta con facilità; personale di ausilio e vigilanza per gestire i flussi nei momenti di maggior affluenza; elasticità e versatilità del sistema di accoglienza dei automezzi; interventi infrastrutturali per amalgamare al meglio natura e costruito. E anche divieti, certo, ma solo nei momenti di maggior afflusso, quando mezza Puglia arriva qui per respirare.
Ecco, se tutte queste misure sono incompatibili con lo status di Parco, be’ allora non si perda tempo a ritagliare Monticchio Laghi fuori dal Parco, tanto è già tutto a pelle di leopardo, macchia più macchia meno non cambierà gran che.
Ma noi non vogliamo credere che ci sia bisogno di arrivare a questo! Siamo invece sicuri che si possa mettere in atto una direzione più accorta dei flussi, per valorizzare le peculiarità turistiche e naturalistiche in una sintesi certamente migliore di quella messa in atto con le misure draconiane odierne.
Questo è il convincimento della Federazione Popolare circolo di Rionero in Vulture, circa i correttivi immediati da mettere in campo per gestire questo scampolo di estate. Tra ottobre e novembre arriverà il boom delle castagne e non vorremmo che Monticchio si trovi ancora impreparata.
Sugli altri interventi parimenti importanti: attrattore e infrastrutture, ci riserviamo di intervenire a breve, quando andremo a comunicare in nostro progetto complessivo di valorizzazione del Vulture.
Federazione Popolare
Circolo di Rionero in Vulture