Probabilmente i decenni che sono passati dal declino dell’Unione sovietica ad oggi saranno ricordati come la “Belle Epoque” americana che tuttavia è stata un inferno per molti: la dichiarazione di Fukuyama sulla fine della storia intendeva inaugurare in questo modo l’era della democrazia liberale americana come ordine utopico globale in ascesa, si è trattato invece di un trentennio durante il quale gli Usa hanno goduto dei frutti dello status di unica superpotenza e che sono stati sperperati nella ricerca sanguinosa e immorale della sottomissione di tutti. Ciò è talmente evidente che Richard Haass una delle voci più fedeli della crociata anglo-globale per governare il mondo è rimasta delusa e crede che siano gli Stati Uniti a essere ironicamente diventati “la più grande minaccia alla sicurezza globale”.
Mi piace soffermarmi su questa “conversione” perché essa è senza pentimento e dunque anche senza visione: non si fa ammenda di tutte le guerre e di tutta la violenza esercitata in questi decenni, né delle sfacciate menzogne raccontate, né dell’estrema corruzione portata laddove si intendeva estendere l’impero, ma si cerca di fare qualche paso indietro perché corruzione, menzogna e violenza generalizzata al posto della discussione adesso attanagliano gli stessi Sati Uniti. Tutto questo si potrebbe far risalire al neoliberismo globalista i cui sacerdoti sono stati e sono tutt’ora intoccabili al punto da riuscire a far eleggere un presidente con l’Alzheimer, cosa che ha anche dato il colpo di grazia al culto per qualcosa che probabilmente non c’è mai davvero stata , ossia la “democrazia americana”- Ma qualunque altra diagnosi non può che portare alle stesse conclusioni: l’America non sarà più in grado di recuperare il prestigio e la fiducia persi sulla scena mondiale e, cosa più importante, la quota di mercato persa nell’economia globale a favore di potenze in ascesa come la Cina. Per non parlare del fatto che gli irreversibili problemi demografici dell’America e la sua concezione di istruzione scolastica privatistica l’hanno condannata a cedere la sua preminenza nell’innovazione, vista che essa si è prosciugata sulla scia del declino del dollaro. Basta vedere il divario che ormai esiste tra brevetti Usa e cinesi. Ma anche il divario inatteso che la guerra ucraina ha rivelato in fatto di armamenti ” magici” che ora giacciono arrugginiti sui campi di battaglia.
La sorpresa però più amara è stata scoprire che la capacità dell’America di mobilitare il mondo è molto diminuita, in gran parte perché il rispetto per gli Stati Uniti è crollato , risultato di divisioni interne, democrazia sotto attacco e la diffusa opposizione di gran parte del alle guerre statunitensi in medio oriente, in Afghanistan e dovunque si potesse usare la forza e non la ragione, ma anche alla voracità delle sue multinazionali spalleggiate da Fmi e Banca Mondiale. Haass che è stato ato al vertice della gerarchia della elaborazione della politica estera degli Stati Uniti per 20 anni, sta annunciando alla fine del suo mandato che l’egemonia degli Stati Uniti è finita, dopo che per due decenni non ha fatto altro che promuovere e sostenere tale egemonia a partire dalla guerra in Iraq. Questo mi conferma nell’idea del ruolo centrale avuto nella guerra ucraina nell’accelerare i tempi: l’occidente complessivo, ma soprattutto Washington pensava di vincere facilmente sul piano economico e militare e scoprire invece di essere perdenti in entrambi i campi è stato un vero e proprio choc che ha strappato il velo dell’auto narrazione americana. Un vero peccato che la fine dell’egemonia Usa avvenga in contemporanea con il maggiore dei suoi delitti, ovvero il suicidio economico e politico dell’Europa che sembra l’unica parte di mondo a non aver capito in cambiamenti in atto e ad essere abbarbicata al dopoguerra e alle sue logiche, che invece di affermare finalmente la sua sovranità e soggettività nel momento in cui può farlo, si rifugia dentro un ruolo ancillare.
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