Alla vigilia del centenario della marcia su Roma (22-10) la destra fascista torna alla guida del Governo del nostro Paese. La vittoria di “Fratelli d’Italia”, erede di quella tragica stagione politica, segna una svolta ed una rivincita sulla resistenza antifascista con l’obiettivo mai abbandonato di demolire i principi e i valori fondamentali della Carta Costituzionale, a partire da quello palesemente dichiarato in campagna elettorale, di voler trasformare il nostro Paese da Repubblica Parlamentare a Repubblica Presidenziale con l’idea dell’uomo solo al comando. La vittoria della Meloni e del suo partito segna la sconfitta delle forze democratiche, antifasciste e della sinistra, che nel corso degli ultimi decenni hanno abdicato al proprio ruolo sottovalutando quella che veniva definita, insieme alle altre organizzazioni di estrema destra, forze marginali e residuali di un passato ormai alle spalle. Rimuovendo così il complesso della storia della destra post ventennio mussoliniano con tutte le sue articolazioni “residuali”, che, purtroppo segnò, nell’Italia repubblicana ed antifascista, momenti delicati sulla tenuta democratica. Non vanno dimenticati i tentativi di colpo di Stato negli anni ’69-’70, la stagione stragista ad opera dell’eversione nera, definita “strategia della tensione”, poi la “P2”, il “Piano di Rinascita democratica”, un piano a lunga gittata elaborato da L. Gelli e da autorevoli esponenti della destra reazionaria del nostro Paese, annidati nelle stesse Istituzioni democratiche. Si trattò sostanzialmente di un Piano di fascistizzazione dello stato che potesse riportare la destra fascista alla guida del Paese con metodo “democratico”, stravolgendo gradualmente il dettato costituzionale. Basta fare la comparazione di quel Piano con la realtà dell’Italia di oggi, per comprendere quanto è stato realizzato di quel piano ad opera di tutti i governi che si sono avvicendati, soprattutto negli ultimi 30 anni, quasi a segnare una condivisione trasversale di quelle linee programmatiche, miranti alla fascistizzazione dello Stato e all’avvento della destra al Governo del Paese. Oggi, chi si appresta a governare l’Italia, non ha mai rinnegato in maniera esplicita il fascismo, Giorgia Meloni già Ministro della gioventù nel IV Governo Berlusconi giurò sulla Costituzione antifascista, salvo poi continuare il suo impegno con il retaggio politico e programmatico di quel passato che non ha mai rinnegato, strizzando l’occhio, insieme al suo alleato Matteo Salvini, a quelle formazioni più oltranziste di estrema destra. Entro la fine di ottobre, scongiurando che possa essere proprio il g. 22 la data del suo incoronamento, Giorgia Meloni potrebbe nuovamente giurare sulla Costituzione antifascista. Questa volta nelle vesti di Primo Ministro, senza aver mai preso le distanze da quel passato scomodo, che disonora quello scranno che andrà ad occupare in nome dell’Italia antifascista e di quel popolo di partigiani che diede la vita, per la democrazia e la libertà, delle quali, la stessa Giorgia, ne ha beneficiato fino a poter assolvere al ruolo di prestigio che si appresta a svolgere senza nessun pudore. Oggi più di ieri è necessario esercitare la massima vigilanza, da parte delle forze democratiche ed antifasciste, in difesa della Costituzione, nella consapevolezza che la resistenza continua, ripristinando i luoghi della partecipazione e la riorganizzazione della vita politica e sociale, promuovendo il protagonismo di massa, per sconfiggere il concetto di delega e la personalizzazione della politica che tanti guasti ha provocato negli ultimi decenni. Oggi più di ieri la parola d’ordine non potrà che essere: – UNITA’ – unità delle forze di ispirazione socialista e comunista, unità della sinistra democratica e progressista e di tutte le forze amanti della libertà e della democrazia, in difesa della Costituzione repubblicana e antifascista. Dopo la sconfitta, senza piangersi addosso, ripartire si può! attraverso un bagno di autocritica ed un progetto ancorato ai principi e ai valori della Costituzione. Necessita un “Fronte Unito” che eviti i pericoli di una deriva autoritaria e che costruisca, fin da subito, le condizioni per un Governo popolare, per un’alternativa politica, sociale ed economica che guardi prioritariamente al mondo del lavoro e alle fasce più deboli del nostro Paese.
Gennaro Giansanti
già Assessore alla Provincia di Potenza