Si gioca alla cieca. Nessuno è in grado di prevedere le conseguenze a medio termine che i cambiamenti di rotta improvvisi potranno provocare e così si tira nel mucchio sperando che qualche palla vada in buca: si tratta di una strategia, se vogliamo chiamarla così, che di solito viene adottata quando si avverte che la partita è persa. Così Trump ha messo dazi a tutti e poi li ha sospesi tranne che alla Cina che forse avrebbe dovuto arrendersi, ma che invece ha risposto per le rime. Si sta ripetendo, in un diverso ambito, ma nella stessa logica ciò che è accaduto con la guerra per procura in Ucraina: gli Stati Uniti, pensavano di poter sconfiggere la Russia con mezzi economici prima che militari. Un muro di sanzioni e altre restrizioni ne avrebbero distrutto l’economia. Ma la Russia era preparata e molto più forte di quanto gli Usa avessero previsto e la sua economia ha prosperato molto meglio di quella dei suoi avversari che imponevano sanzioni.
Tutto questo è avvenuto e sta avvenendo per due motivi sinergici che hanno radici nella storia del Paese: l’arroganza di ritenersi eccezionali, unti dal Signore e la totale ignoranza sul mondo esterno che le classi dirigenti americane coltivano con diligenza, anche con se stesse. Si tratta di due aspetti strettamente collegati perché il primo richiede che non si sappia nulla o quasi sul resto del mondo. E quando è proprio impossibile non cogliere le differenze esse sono sbeffeggiate come se si trattasse di debolezze e di assurdità: mentre un buon terzo degli americani non può permettersi cure mediche e gli altri due terzi o quasi, salvo un 10 per cento, riceve cure inadeguate a meno che non si rovini pagando ciò che le assicurazioni escludono, i sistemi di sanità pubblici vengono costantemente denigrati, quando è evidente che il sistema privatistico ha fatto crescere i costi in maniera stellare da essere chiaramente fallimentare e insostenibile. Oggi gli Stati Uniti sono di gran lunga il Paese con il peggior rapporto tra spesa sanitaria complessiva, reddito medio e durata della vita.
È solo un esempio, ma se ne potrebbe fare un altro molto più diretto sulla guerra dei dazi. Uno degli uomini che sta guidando la guerra commerciale con la Cina, Scott Bessent, ora segretario del Tesoro di Trump, ma precedentemente al servizio di Soros, non conosce nulla dell’ex celeste impero, ma parte da un unico presupposto: “I paesi comunisti non possono avere successo”. In quel non possono è sottinteso un non devono, visto tra l’altro lo straordinario successo della Cina, altrimenti dovrebbe a finire il neoliberismo e il globalismo? Dove andremmo a finire noi padroni del mondo?
Potrebbe sembrare eccessivo, ma non lo è davvero. Ascoltiamo cosa ha da dire Steve Miran che presiede il Consiglio dei consulenti economici del presidente Trump perché è davvero un esempio di quella ideologia americana i cui presupposti ho esposto in precedenza e vi assicuro che non si tratta di un testo umoristico: “Oggi vorrei discutere della fornitura da parte degli Stati Uniti di ciò che gli economisti chiamano “beni pubblici globali” per il mondo intero. In primo luogo, gli Stati Uniti forniscono un ombrello di sicurezza che ha creato la più grande era di pace che l’umanità abbia mai conosciuto. In secondo luogo, gli Stati Uniti forniscono il dollaro e i titoli del Tesoro, attività di riserva che rendono possibile il sistema commerciale e finanziario globale che ha sostenuto la più grande era di prosperità che l’umanità abbia mai conosciuto.” E vabbè lasciamo correre, in fondo cosa sono una quindicina di guerre per gli awana ganassa all american boi? Ma poi aggiunge: “Per capire come funziona, immaginate due nazioni straniere, ad esempio Cina e Brasile, che commerciano tra loro. Nessuno dei due paesi ha una valuta affidabile, liquida e convertibile, il che rende gli scambi commerciali difficili. Tuttavia, poiché possono effettuare transazioni in dollari statunitensi garantiti dai titoli del Tesoro Usa, sono in grado di commerciare liberamente tra loro e prosperare. Tali scambi possono avvenire solo grazie alla potenza militare statunitense che garantisce la nostra stabilità finanziaria e la credibilità dei nostri prestiti. Il nostro predominio militare e finanziario non può essere dato per scontato; e l’amministrazione Trump è determinata a preservarli.”
Questo film horror va oltre l’immaginazione più sfrenata e irrealistica perché da tempo Cina e Brasile commerciano con le loro monete, ma poi costui sembra ignorare che i risparmi in dollari, spesso in titoli del Tesoro non sono risparmi statunitensi, ma denaro preso in prestito dagli Usa i quali campano grazie agli altri col ricatto delle armi. Un vero peccato che le batoste prese dalla Nato in Ucraina, abbiano reso meno convincente tale ricatto e dunque hanno attentato alla logica della rapina a mano armata che va avanti da decenni. Tutto questo è iniziato quando gli Usa detenevano il 50% del Pil mondiale, mentre ora la quota è intorno al 13% e per giunta formato all’80% da servizi la maggior parte dei quali non interessano al di fuori degli States. La battaglia dei dazi alla fine ci dice questo: gli Usa stanno cercando di conservare una posizione che non hanno più nei fatti e a dispetto della storia.
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