208 Anniversario della fondazione dell' arma dei Carabinieri Festa dei Carabinieri nella foto Luigi Di Maio (ROMA - 2022-06-06, Stefano Carofei) p.s. la foto e' utilizzabile nel rispetto del contesto in cui e' stata scattata, e senza intento diffamatorio del decoro delle persone rappresentate

di Giuseppe Picciano

Delle due l’una: o ci sa fare o la benedizione divina continua ad aleggiargli sul capo. Luigi Di Maio, Gigino per gli amici, già deputato, già vicepresidente del Consiglio, continuerà il suo “impegno civico” al servizio dell’Unione europea volando dal Golfo di Napoli al Golfo Persico in qualità di esperto. Esatto: esperto, lo ha detto l’Alto rappresentante dell’Ue Joseph Borrell spiegando che Di Maio ha maturato preziosi contatti con i Paesi di quella regione ai tempi del suo mandato alla Farnesina. Uno stipendio da favola e l’immunità diplomatica. Tombola. Di nuovo, dopo quella sortita al tempo delle ormai leggendarie parlamentarie digitali del Movimento 5 Stelle. La nomina era nell’aria dallo scorso autunno, ma lo scandalo Qatargate a Bruxelles ha rallentato l’operazione. Eccolo di nuovo in pista, dunque, come l’ultimo dei democristiani nonostante sia stato spazzato vie alle politiche di settembre. Ma si sa che in Italia una volta messo il piede in politica in un modo e nell’altro non si esce più. E poi le referenze erano eccellenti. Pare di Mario Draghi, del quale Gigino in un precedente incontro aveva detto: «Mi ha fatto una buona impressione…». Ecco il mondo capovolto del Di Maio narciso e autocompiaciuto.

Natali ad Avellino, “Luigiotto” cresce a Pomigliano d’Arco, paesone operaio alle porte di Napoli che ospita la storica fabbrica della Fiat, è figlio di Antonio, imprenditore, e di Paola Esposito, insegnante di Lettere e di latino. Dopo il liceo classico comincia a manifestare la sua naturale irrequietezza, in napoletano si traduce “arteteca”: fa tutto e fa niente al tempo stesso. Si iscrive a ingegneria e poi a giurisprudenza: «Mi mancano non molti esami, circa la metà. Sto valutando di chiedere il trasferimento per poter seguire i corsi on line». Si ferma con gli studi, ma prosegue facendo molto altro nel suo girovagare creativo. Viene affascinanto dalle requisitorie pubbliche di Grillo e si unisce al primo movimentismo dei 5 Stelle, nel frattempo scrive di sport per un sito di informazione locale, si diletta come tecnico informatico, fa il cameriere e l’operaio nell’azienda di famiglia. Infine, intraprende l’occupazione che lo ha reso celebre: lo steward allo stadio San Paolo, oggi “Maradona”. Anche se i più preferiscono ricordarlo come bibitaro. «Non mi vergogno di aver fatto lo steward allo stadio, in tribuna accoglievo di Vip», dirà in seguito con un pizzico di orgoglio.

Raccoglie 59 preferenze alle comunali di Pomigliano d’Arco nel 2010, fallendo ovviamente l’elezione. Diventa capo politico del movimento guardando gli avversari dall’alto in basso. E’ il tratto distintivo dei futuri padroni del Parlamento. Alle primarie dei grillini del 2013 mette insieme 189 voti. Capisce di essere stato eletto quando viene travolto da un’ondata di telefonate. Lo fanno vicepresidente della Camera. Più tardi dirà: «Non sono laureato perché sono diventato vicepresidente della Camera a 26 anni e mai avrei approfittato del mio ruolo per andare a fare gli esami». Nel curriculum c’è poco o nulla: da giornalista pubblicista a tecnico informatico: «E’ il mio mondo, dopo la politica tornerò lì».

Vicepresidente della Camera, poi vicepresidente del Consiglio nel governo gialloverde, quindi ministro degli Esteri con Draghi in quello di unità nazionale. Quando Conte molla l’esecutivo lui esce dal movimento e resta fedele all’ex presidente della Bce. Per le politiche fonda con Tabacci “Impegno civico”, un partitino da prefisso telefonico, come avrebbe detto un tempo Bossi. E infatti resta a spasso nonostante il “partito di Bibbiano” (sempre sua la definizione) se lo carichi in un collegio quasi sicuro.

Ma la foto nella quale viene sollevato di peso dai camerieri del ristorante “Nennella”, a Napoli, sulle note di “The time of my life”, in piena campagna elettorale, è in qualche modo profetica e beneaugurante. Pronto a decollare, nonostante qualcuno fosse sicuro che Gigino avesse già vissuto il tempo più bello della sua vita. E infatti decolla, perché l’Italia è un Paese delle grandi opportunità dove chiunque può diventare ministro, vicepresidente del Consiglio e delegato europeo partendo dal nulla. Chiunque. Sul serio.

Fonte:

Di BasNews

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