Il termine “Brics” è un acronimo, che sta per Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa. Questi cinque paesi, caratterizzati da un’economia emergente e in forte ascesa, hanno formato alcuni anni fa un’associazione internazionale denominata per l’appunto Brics.
Nel 2015 la popolazione complessiva degli stati membri del Brics superava i tre miliardi di individui, il 41% di quella globale, mentre nel 2018 il peso economico del blocco ammontava a circa il 23% del Pil mondiale. I paesi membri del Brics si propongono di costruire un sistema commerciale globale attraverso accordi bilaterali, che non siano basati esclusivamente sul petrodollaro. Uno degli obiettivi dell’organizzazione è infatti la “dedollarizzazione” del mercato finanziario globale.
Il 23 giugno scorso si è svolto a Pechino il 14° vertice Brics, al quale ha preso parte come protagonista il presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin. In piena guerra russo-ucraina non poteva esserci palcoscenico internazionale più fragoroso per la presenza diretta di Putin. Ciò che dimostra l’importanza strategica della Russia in diverse parti del mondo e la decisione di alcuni paesi chiave di non aderire al boicottaggio commerciale occidentale.
Ma ciò che probabilmente ha messo in fibrillazione le cancellerie occidentali è stato il rafforzamento dei Brics in conseguenza dell’ammissione di nuovi membri. Il 27 giugno scorso il Ministero degli Esteri russo ha riferito che l’Iran e l’Argentina hanno presentato domanda di inclusione nei Brics. Il giorno successivo il ministro degli esteri, Sergei Lavrov, ha affermato che la decisione di accettare nuovi membri sarà presa sulla base del consenso. Un consenso che appare scontato nell’ambito dell’organizzazione internazionale. E i subentranti non sono certo staterelli qualunque. L’Iran è ormai considerato dagli esperti internazionali un vero e proprio pilastro del Medio Oriente, per popolazione, risorse, sviluppo tecnologico-industriale, armamenti, etc.. L’Argentina, poi, è un paese dal territorio immenso – sul quale vive una popolazione di 40 milioni di abitanti – in costante crescita economica.
Il mondo sta cambiando. Un tempo non lontanto il G7 rappresentava i paesi con le economie più importanti del mondo: Usa, Canada, Regno Unito, Germania, Francia, Italia e Giappone. Attualmente i paesi facenti parte del G7 nel loro complesso rappresentano soltanto l’11% della popolazione mondiale (inclusa l’Australia). Quanto al peso economico, questi paesi sono minacciati dalla cosiddetta “stagflazione”, che significa recessione e inflazione insieme. Cioè a dire non c’è sviluppo economico e la valuta perde sempre di più il suo potere di acquisto. Tra qualche tempo, i paesi del G7 saranno del tutto irrilevanti nella scena mondiale, con l’inesorabile, ineludibile ascesa dei Brics.
Fonte: