Crisanti contro i sieri a tecnologia mRNA. «Stimolare il sistema immunitario ogni quattro mesi con un vaccino non è una cosa buona». E ancora: «C’è sempre un costo a stimolare il sistema immunitario». «… possiamo dire che il sistema immunitario è una macchina estremamente complessa e il nostro organismo è sviluppato in modo da attivarlo il meno possibile. Attivarlo ha un costo. Quando lei sta male e ha una malattia non sta male a causa del microrganismo che le causa la febbre. In genere è il sistema immunitario che la fa star male».
Così afferma Andrea Crisanti, il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova che oggi ha consegnato la sua perizia in procura a Bergamo per ristabilire la verità su quello che è effettivamente successo agli inizi della Pandemia.
A questo proposito, Crisanti ha appena dichiarato all’Ansa che la Procura dovrà fornirgli altra documentazione sulla quale potrà fare integrazioni rispetto alla consulenza depositata oggi. Alla domanda se la pandemia potesse essere retrodatata rispetto al 21 febbraio del 2020, Crisanti ha spiegato che “questo lo posso dire perché è già stato detto dalla Procura: quando si verificò il primo caso all’ospedale di Alzano c’arano già circa cento contagiati”.
In una fondamentale intervista rilasciata al quotidiano Il Tempo, Crisanti quindi si schiera apertamente contro i continui richiami a ulteriori dosi di vaccino mRNA che, tra l’altro, non sono tarati sulle nuove varianti. Il pericolo reale è quello di indebolire il sistema immunitario e scatenare reazioni non prevedibili.
Praticamente, in altri termini, quello che da tempo scienziati “terrapiattisti novax e complottisti” spiegano benissimo come fenomeno ADE.
Ma c’è di più. Crisanti è anche contro nuovi vaccini mRNA, come quelli annunciati da Pfizer BioNTech e Moderna che in primavera dovrebbero essere immessi sul mercato per contrastare la variante omicron.
“La corsa alle varianti a cui stiamo assistendo è legata alla poca efficacia nel tempo di questi vaccini. Serve una strategia diversa”, dichiara.
L’unica strada, secondo Crisanti, fino ad oggi, a suo parere mai percorsa, è quella di studiare un “vaccino tradizionale”, che, come quello per l’epatite B, possa garantire una copertura di almeno 5 anni.
E quindi basta con le multinazionali Big Pharma…
“A questo punto penso che a livello di comunità europea debba essere lanciata una grossa iniziativa di investimento con fondi pubblici per fare un vaccino pubblico che assicuri una durata maggiore. Così risolviamo anche questo cavolo di problema dei brevetti”.
Secondo Crisanti, l’Italia ha queste potenzialità.
Se si volesse fare dietrologia, ci si potrebbe chiedere cui prodest una presa di posizione così netta, in contrasto con le decisioni del governo Draghi di imporre obbligo vaccinale e booster ad libitum…
Ma, intanto, “eppur si muove”.
Agata Iacono
Sociologa, antropologa, giornalista certificata Wrep Blockchain
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