L’elezione di Trump ha messo nei guai l’Ue e i suoi stati membri. Ma non perché il neo presidente voglia chiudere la guerra ucraina per poi dedicarsi ad altri fronti, come si dice da più parti, bensì proprio per il motivo esattamente contrario, ossia per il fatto che non può ritirarsi come se nulla fosse dal conflitto, ma intende addossare tutti gli oneri sull’Europa. L’idea del neo presidente è qualcosa che ha ben poco a che fare con la realtà: egli pensa di poter congelare la situazione al fronte per poi passare la palla alla Ue. Il fatto è però che ormai la Russia gode di una grande superiorità in termini di mezzi e di uomini mentre l’Ucraina fatica a raggranellare nuovi reparti da mandare al massacro.

Così viene meno il presupposto pragmatico di Trump che probabilmente pensa di poter giocare su due campi: da una parte intimorire la Russia minacciando di mandare ancora armi al regime di Kiev e dall’altra spingere Zelensky e i suoi ad accettare la perdita dei territori negando loro le armi. Si tratta di un tipico stratagemma, in uso nel mondo finanziario, per portare i due avversari a cercare un accordo al ribasso per entrambi e così salvare la Nato da una figuraccia. In questo caso però tutto si rivela piuttosto infantile dal momento che mancano i presupposti sui quali poggiare questa strategia: sia perché la Russia è decisa a fare dell’Ucraina un Paese neutrale, sia perché ciò che manca a Kiev più che le armi in sé sono proprio le risorse umane come si direbbe in termini aziendali. Ora è vero che nell’amministrazione Trump non ci saranno più imbecilli come Pompeo, ma è anche vero che Washington è pervasa da un pericoloso senso di irrealtà.

In ogni caso è abbastanza ovvio che dovrà essere l’Europa a sopportare i costi di una guerra che l’ha già praticamente disarmata e mandata in rovina economicamente. In un tempestoso incontro a Budapest di tre giorni fa nel qualche sono volati gli stracci, i funzionari dell’Ue “hanno discusso se il blocco sarà pronto a pagare il conto per la guerra“. Secondo fonti anonime citate da Bloomberg, la grande preoccupazione è appunto che Trump cercherà di spostare l’onere finanziario sull’Europa. Ed è questa l’unica cosa certa riguardo alle intenzioni del neo presidente: in numerose occasioni ha detto che gli alleati europei avrebbero dovuto “pagare” se volevano continuare a combattere o che comunque si sarebbero dovuti far carico di garantire il rispetto di qualsiasi futuro accordo di sicurezza post-conflitto con tutti i costi annessi e connessi.

Questa è davvero una nemesi perché occorre ricordare un fatto importante: è stata proprio la Ue a svolgere un ruolo cruciale nello scatenare il caos a Maidan nel 2013 e poi a mentire sfacciatamente alla Russia durante gli accordi di Minsk i quali, come ha affermato la Merkel, non servivano affatto ad evitare la guerra, ma solo a guadagnare tempo per poter armare l’Ucraina. Adesso arriva il momento di scontare le conseguenze perché i Paesi della Ue non hanno la capacità di aiutare realmente il regime di Kiev, al massimo possono dissipare i soldi che ancora rimangono per poter acquistare scadenti armi americane da usare nel caso di una mitologica invasione russa, una pura invenzione dei burattini al comando per salvare la faccia. A questo punto le vie d’uscita per l’Europa sono solamente due: o rassegnarsi al fallimento e alla marginalizzazione dell’intero continente o mandare a casa il milieu politico che ha sponsorizzato ogni parte del delirante piano globalista di abbattere la Russia. Rimangono ancora competenze tecnologiche e industriali che però non rimarranno a lungo e saranno risucchiate altrove. Tutti sappiamo della crisi che ha colpito il settore più importante dal punto di vista industriale del continente, ossia quello dell’auto che sconta la follia della Ue nel voler imporre in tempi brevissimi l’auto elettrica che di fatto mette in mano alla Cina un atout di prima grandezza.

In queste condizioni potrebbe anche darsi che alla fine un Paese – e in questo caso non si può pensare che alla Germania – saluti la compagnia e scelga di fare i propri interessi. Ci sono tutti i sintomi: dall’estrema probabilità che si arrivi ad elezioni anticipate a marzo con il massacro dei partiti di governo, alla nuova popolarità di un personaggio come l’ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schroeder, notoriamente amico di Putin, nonché da sempre sostenitore dell’approvvigionamento energetico a basso costo dalla Russia. Di certo è solo folle o idiota pensare che l’autonomia dell’Europa possa svilupparsi nel sostegno patologico a una guerra americana, secondo quanto ipotizza Macron, ventriloquo dei Rothschild, come del resto lo sono Draghi e la Schlein che si incontrano (ma in precedenza c’era stata anche la Meloni alla corte del banchiere) per parlare di come salvare se stessi e il sistema politico che protegge gli interessi delle grandi agglomerazioni finanziarie. Tutto questo ci permette di scindere due fattori: Trump in sé e l’effetto Trump che è tutt’altra cosa e che magari potrebbe rivelarsi un vero problema per il neo presidente.

fonte:

Di BasNews

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