“La politica estera degli Stati Uniti per l’Europa e l’Asia dalla seconda guerra mondiale può essere racchiusa in una frase: Tieni l’Europa lontana dalla Russia e la Russia dalla Cina”. Così Ted Snider su Antiwar sintetizza in maniera mirabile le direttrici principali della politica estera americana di questi ultimi decenni e spiega quanto è avvenuto nel mondo in tali anni.
Tali direttrici hanno impedito la nascita di un centro di potere capace di competere con gli Stati Uniti, come avrebbe potuto avvenire attraverso l’unione della tecnologia europea e delle risorse russe o dalla combinazione delle risorse di due giganti geopolitici come Russia e Cina.
Queste le due linee di fondo della politica estera americana nella metà del secolo scorso e di inizio millennio, da cui si comprende come l’Unione Sovietica sia stata funzionale a tale prospettiva (tale la segreta funzione della contrapposizione Usa- Urss), distaccando in maniera netta l’Est dall’Ovest europeo.
Una prospettiva che era stata minata dalla meteora Gorbacev e dal suo sogno di un’Europa che respirasse a due polmoni, unita dagli Urali all’Atlantico. Una meteora spazzata via dallo strano golpe avviato dalle forze conservatrici che avrebbero dovuto sostituirlo e che invece fecero il gioco dell’allora ignoto Boris Eltsin, il quale profittò della loro follia per sostituirsi al presidente russo.
Un avvenimento dai contorni strani, sui quali potrebbero far luce le recenti dichiarazioni di Putin, che in un forum riservato ha dichiarato come l’amministrazione russa negli anni di Eltsin fu affollata da agenti della Cia.
Ma al di là dei retroscena del caso, veri o falsi che siano, resta che anche l’era esltsiniana conobbe un distanziamento della Russia dal resto d’Europa, dal momento che la superpotenza fu letteralmente incenerita dal nuovo regime e i suoi pezzi pregiati venduti per due soldi ai ricchi oligarchi legati ad altri Paesi.
Sempre nell’era Gorbacev ebbe a consumarsi l’unico vero tentativo di avvicinamento della Cina alla Russia. Benché ambedue rette da governi comunisti, e benché di fatto alleate durante la guerra coreana e quella del Vietnam, Pechino aveva conservato una sua linea di indipendenza con Mao, mentre, successivamente, con la rivoluzione culturale, si era chiusa in se stessa, riaprendosi solo con Deng Xiao Ping, che aveva posto fine a quell’epoca cruenta e trovato un appeasement con gli Stati Uniti, allontanandosi di fatto da Mosca.
Fu appunto con Gorbacev che, per la prima volta, i due giganti tentarono di trovare un connubio reale sempre sfuggito, ma il tentativo si infranse sul nascere: durante la visita del presidente dell’Unione sovietica a Pechino, le piazze di diverse città cinesi si sollevarono contro il governo.
E fu Tienanmen, che richiuse di nuovo la Cina al mondo e alla Russia. Né le cose sono cambiate di seguito, con la Cina più propensa a fare affari con Washington che a giocare in tandem con Mosca.
Così le due direttrici della politica estera americana sono state rispettate per decenni. In questi ultimi anni, spiega Snider le cose son cambiate.
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