Nelle tensioni Oriente e Occidente, qualche segnale distensivo. Anzitutto riguardo la più acuta crisi attuale, generata dall’ennesima ondata di migranti che spingono alle porte della Ue.
In passato Bruxelles ha assorbito tali ondate, anche a costo di porre criticità ai Paesi membri, soprattutto ai primi destinatari di tali ondate – vedi alla voce Italia -, risolvendo successivamente in qualche modo, anche se sempre in via emergenziale, la radice del problema, come avvenuto con i campi di concentramento allestiti in Libia o con l’accordo con la Turchia per gli esuli nei propri confini.
A complicare le cose, nel caso specifico, il fatto che l’ondata migratoria provenga dalla Bielorussia, Stato considerato canaglia e ormai stabilmente nell’orbita russa. Se la Ue si fosse attenuta alle sue narrazioni, avrebbe dovuto accogliere a braccia aperte i migranti che fuggono dalla repressiva Minsk.
Ma nel caso specifico non è andata così, e a complicare le cose è il fatto che il Paese interessato al flusso migratorio è la Polonia, che ha un rapporto iper-conflittuale con Mosca e con Kiev, né è incline, come altri Paesi dell’Est, all’accoglienza, anzi.
Da cui un braccio di ferro al confine polacco-bielorusso che rischia di degenerare in uno scontro armato tra i due Paesi, rischio che né la Ue né la Russia possono permettersi.
Ma la rigidità di Kiev e Varsavia rende difficile sbrogliare la matassa. Per questo la telefonata tra Putin e Angela Merkel di ieri appare una scintilla nel buio, che indica un primo passo per tentare di trovare un qualche compromesso (The Guardian).
Biden, la Russia e la Cina
Sempre sullo scontro con la Russia va annotato che ancora non si è sbloccato il North Stream 2, a lungo contrastato da Washington e dai suoi attaché in Europa, che consentirebbe un abbassamento del prezzo del gas, che sta aumentando sempre più con fosche prospettive per l’inverno.
Questioni burocratico-politiche ne impediscono ancora l’avvio, nonostante sia tutto pronto, con Mosca che ha fatto sapere di aspettare “pazientemente” il via libera dalla controparte. Rischia di arrivare quando le classi medie saranno ormai alla canna del gas, ma meglio tardi che mai.
Sul punto è stato lungimirante Biden a dare il suo placet al gasdotto, eliminando uno dei punti di attrito con Mosca, con la quale vuole ripristinare gli sfilacciati rapporti, e rappacificandosi con Berlino, che la pressioni pregresse perché recedesse dall’opera aveva allontanato.
Su tale orientamento di Biden rispetto alla Russia in altra nota avevamo dato conto della visita del direttore della Cia William Burns a Mosca, nel corso della quale ha incontrato il suo omologo russo e Nikolai Patrushev, il consigliere più fidato di Putin.
Inviato direttamente da Biden (Cnn), durante la visita Burns ha avuto anche un colloquio telefonico con Putin, come ha rivelato il Cremlino, ed è più che probabile che i due abbiano parlato di un possibile incontro tra i due presidenti, dato che per discutere delle criticità attuali sarebbero stati sufficienti gli altri interlocutori.
Non a caso, dopo la visita, sia i media russi che quelli occidentali hanno iniziato a dare notizia di un prossimo summit Biden – Putin, con data e luogo ancora da stabilire (ma i guastatori sono all’opera).
Non solo la Russia, Biden vuole rendere meno rischioso anche il rapporto con la Cina, avevamo scritto, tanto che si inizia a parlare di un vertice virtuale con Xi entro fine anno.
Il clima, offre opportunità per una convergenza
Sul punto appare di interesse un articolo del Washington Post, che spiega come la criticità climatica dovrebbe spingere le tre potenze a una convergenza, limando le attuali conflittualità.
Cina e Stati Uniti, spiega il WP, “sono stati responsabili di oltre il 40% del consumo totale mondiale di combustibili fossili lo scorso anno. L’amministrazione Biden sostiene di poter aumentare la pressione sulla Cina anche mentre collabora sulle preoccupazioni climatiche”.
“Pechino, però, ha chiarito che il clima non può essere un”oasi’ di cooperazione in un deserto di tensioni. Michael Klare, corrispondente per la difesa per la Nation, conclude che ‘se le due ‘grandi’ potenze del pianeta si rifiutano di cooperare in modo significativo nell’affrontare la minaccia climatica, siamo spacciati’”.
Così conclude il WP: “La priorità per la sicurezza degli americani – e per il resto del mondo – è che i due paesi si uniscano nel guidare il pianeta per affrontare la crescente crisi climatica” (che sta provocando più danni del confronto con Cina e Russia, spiega il media Usa).
“Il famoso ‘lungo telegramma‘ di George Kennan ha delineato la strategia di contenimento della Russia all’inizio della Guerra Fredda. L’Atlantic Council, think tank dell’establishment, in un nuova versione di quel testo – un ‘telegramma più lungo’ – ha delineato il confronto con la Cina”.
“Ciò che serve, tuttavia, è un lungo telegramma per definire la strategia per coinvolgere Cina e Russia per affrontare la minaccia climatica reale e crescente. Se non troviamo un modo per unirci nell’affrontarla, il dovere fondamentale dello stato – difendere la sicurezza dei suoi cittadini – sarà eluso”.
A tale proposito, va notato che Biden sembra abbia affiancato Obama all’inviato speciale per il clima John Kerry. Potrebbe essere questo tandem, in un lavoro sottotraccia, a favorire un ripristino dei rapporti tra le tre potenze, considerando anche che l’ex presidente ha una qualche influenza nell’amministrazione Biden, già suo vice.
Lo si intuisce anche da una recente intervista, nella quale, rispondendo a una domanda sulla sua vita da ex presidente, Obama ha spiegato: “È un po’ come capire come passare da giocatore ad allenatore” (Cbs).
Fonte: https://piccolenote.ilgiornale.it/53552/clima-usa-cina-e-russia-potrebbero-trovare-inedite-convergenze